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  • 28 ottobre 2019 - lunedì XXX settimana TO

    Festa dei santi Simone e Giuda, Apostoli: il primo era soprannominato Cananeo o “Zelota”, e l’altro, chiamato anche Taddeo, figlio di Giacomo, nell’ultima Cena interrogò il Signore sulla sua manifestazione ed egli gli rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». I suoi apostoli furono le colonne e il fondamento della verità. Cristo afferma di aver dato loro la stessa missione che ebbe dal Padre. Mostrò così la grandezza dell’apostolato e la gloria incomparabile del loro ufficio, ma con ciò fece comprendere anche qual è la funzione del ministero apostolico. Egli dunque pensava di dover mandare i suoi apostoli allo stesso modo con cui il Padre aveva mandato lui. Perciò era necessario che lo imitassero perfettamente e per questo conoscessero esattamente il mandato affidato al Figlio dal Padre. Dal «Commento sul vangelo di Giovanni» di san Cirillo d’Alessandria, vescovo Lc 6, 12-16 Dal Vangelo secondo Luca In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Parola del Signore. In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare, e passò la notte in preghiera. Perché, tutto il mondo prega: gli alberi della foresta e i gigli del campo, i monti e le colline, i fiumi e le sorgenti e l’infinita pazienza della luce. Ogni creatura prega cantando l’inno della sua esistenza, canta il Salmo della sua vita. Perché in un cuore orante resta sempre la lode. Poi l’evangelo dice: quando fu giorno Gesù chiamò a se i suoi discepoli e ne scelse dodici. Tra questi Simone soprannominato Zelota, e Giuda di Giacomo. Ecco, la Chiamata è l’Eterno. Sempre nella mente di Dio chi ara si incontra con chi miete. Il salmo 61 dice: Il Signore ha parlato una sola volta, perché parla sempre. Poi Giuda, non il traditore, domandò al Signore: Gesù com’è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo? Gesù gli rispose: se uno mi ama osserva la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14,23). Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituito perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga (Lc 6,12.14). Ecco, questo frutto rimanga, silenziosamente nella profondità del nostro essere e ossia nell’Eterno del suo cuore, nell’armonia del suo essere infinito. Sr M. del Buon Consiglio

  • 27 ottobre 2019 - domenica XXX settimana TO

    Lc 18, 9-14 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore. Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri. Questa intima presunzione, e aggiungiamo intima menzogna, non può forse serpeggiare anche nel nostro cuore quando giudichiamo il nostro prossimo e giustifichiamo noi stessi non riconoscendo la nostra miseria e i nostri peccati? “Chi ha orecchi per intendere intenda” (Lc 14,35b) “si avvicinavano a Lui (Gesù) tutti i PUBBLICANI e i PECCATORI PER ASCOLTARLO. I farisei e gli scribi mormoravano” (Lc 15,1-2). Perdonaci, Signore, perché molte volte abbiamo bocca per mormorare contro il nostro prossimo e non abbiamo orecchi per ASCOLTARE la tua Misericordia, la tua Bontà, la tua Giustizia, il tuo Amore: Pietà di noi! Fa’ che abbiamo l’intima certezza della nostra povertà, della nostra miseria, del nostro peccato per non rendere inutile il sangue che tu hai sparso per la nostra REDENZIONE. Fa’ che sull’esempio dei nostri santi, apriamo i nostri occhi per vedere il bene e le necessità dei nostri fratelli, rendi attenti i nostri orecchi al loro grido di aiuto. Liberaci da ogni intima presunzione e da ogni male e portaci in salvo nei cieli, presso di Te, giudice giusto e Pastore Buono e Misericordioso. Il S. Curato d’Ars diceva: «Quando al mio nulla, alla mia miseria, tremo talmente che non posso scrivere nemmeno il mio nome» e l’Abate Gavazzi (1976) sottolineava: «Grida più quello che sei che quello che dici: se sei santo, fai luce al mondo, se sei incallito peccatore lo inquini». Sr M. di Gesù Bambino Da lontano, con gli occhi bassi il pubblicano si batteva il petto: “ O Dio, pietà di me peccatore”. La parabola del fariseo e del pubblicano dimostra che il digiuno, l’elemosina e la preghiera non sono sufficienti per ottenere la salvezza se manca l’umiltà. Il pubblicano infatti è perdonato in quanto umile, egli si è accusato col suo atteggiamento battendosi il petto, non chiedendo altro, se non che gli fosse propizio. Mentre il fariseo è condannato a causa della sua presunzione (Giovanni Crisostomo). La strada dei giusti è come la luce dall’alba aumenta lo splendore fino al meriggio. La via degli empi è come oscurità, non sanno dove saranno spinti a cadere (Pr 4,18). Sta in guardia, dunque e guardati dall’esempio di una grave punizione a causa dell’arroganza. Colui che si era insuperbito oltre misura ha subito la perdita della ricompensa, perché aveva confidato in sé più del giusto. Non ti mettere contro nessuno, neppure contro coloro che sono grandi peccatori. L’umiltà spesso salva un peccatore che ha commesso molte terribili trasgressioni (Basilio il Grande). Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato a differenza dell’altro perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio (Mic 6,8). Non rovinare dunque le fatiche, non mandare a vuoto gli sforzi, non correre invano (Gal 2,2), vanificando ogni fatica dopo aver tanto corso. Il Signore conosce più di te le tue opere buone (Giovanni Crisostomo). Sr M. Margherita

  • 26 ottobre 2019 - sabato XXIX settimana TO

    Lc 13, 1-9 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"». Parola del Signore. Tre fatti concreti scandiscono il vangelo di oggi. Un gruppo di galilei si reca al tempio,offre in sacrificio alcun i animali versandone il sangue. pilato li fa uccidere  a loro volta ed il loro sangue si mescola a quello delle loro vittime. Il secondo fatto riguarda un incidente: crolla una torre ed uccide 18 persone. Il terzo fatto . un fico non porta frutti, ma solo foglie, Gesù invita a pazientare ancora per un anno. Gesù invita anche a leggere in profondità questi eventi. proviamo anche noi a leggere i fatti di cronaca o le cose che ci accadono come rivelazioni di qualche cosa di più profondo. la cronaca parla di violenza, di incidenti, di sterilità. Gesù parla di PECCATO e di CONVERSIONE, oltre che di MORTE che arriva improvvisa. Lui stesso, galileo, per mano di Pilato, verserà il Suo Sangue, unico Sangue innocente, mescolandolo al tanto sangue innocente versato a causa del peccato dell'uomo. Lui ci supplica, ci invita a convertirci, a smettere di costruire Torri di Babele che rischiano di rovinare e travolgerci. Lui non condanna il nostro peccato, il  ostro non portare frutto. il fico sterile è oggetto della amorevole attenzione del padre e del Figlio che fanno di tutto per metterlo in condizione di portare finalmente frutto. sr M. Bruna Sembra che oggi Gesù ci insegni come reagire a tutte quelle notizie che ascoltiamo nei telegiornali, che leggiamo nei giornali, di tragedie, fatti violenti in tante parti del mondo. Alcuni vanno a riferire a Gesù che dei Galilei sono morti, fatti uccidere da Pilato. Lui non grida allo scandalo, né rimane indifferente alla vicenda, ma sembra leggere nei nostri cuori la domanda che spesso si presenta: perché a loro è successo questo? Cosa hanno fatto di male perché succedesse questa tragedia? E Gesù ci insegna: loro non sono più peccatori di noi, ma noi siamo chiamati a conversione, se no rischiamo di fare la stessa fine, di perire, visto che il peccato ci condurrà a morte se non ci convertiremo. Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice che Lui è la vite e il Padre è il vignaiolo. Oggi, questo vignaiolo, immagine del Padre, lascia vivere un fico, nonostante siano tre anni che non dà nessun frutto. Propone di concimarlo, di zapparlo, nella speranza che dia frutto per il futuro: abbiamo sempre una possibilità di salvezza! Che il Signore ci doni di coglierla, di non farcela scappare! sr Anna Maria

  • 25 ottobre 2019 - venerdì XXIX settimana TO

    Lc 12, 54-59 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia", e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo». Parola del Signore. Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo: come mai questo tempo non sapete valutarlo? Gesù ci invita al discernimento, ad avere uno sguardo penetrante, capace di sapere intravvedere negli eventi quotidiani il manifestarsi del mistero. La vita spesso ci presenta degli eventi imprevisti, oppure incontriamo persone che ci stravolgono la vita. Cosa il Signore vuole dirmi attraverso quell’evento, attraverso quella persona? Quanto ci è dato di entrare nel mistero? Noi sappiamo che tutto concorre al bene nostro, ma quanto siamo disposti a metterci in gioco, affrontare anche quell’imprevisto che magari ci porta sofferenza? Sappiamo vederlo come voluto da Dio? Gesù ha affrontato di petto, con coraggio e fiducia, la sua passione. Sapeva già ciò che lo aspettava? Forse sì come Dio, ma come uomo, come noi, l’avrà forse solo intuita, motivo per cui ha sudato sangue. La messa in gioco ti prende anima e corpo, ti fa sudare sangue. Gesù ha detto: sia fatta la tua volontà, così anche noi, sul suo esempio, dobbiamo vivere giorno per giorno quella che è la sua volontà. L’attimo presente è l’unica cosa che ci insegna come vivere l’imprevisto. In questo cammino abbiamo un alleato che è lo Spirito Santo e un avversario che è il diavolo. Per non rischiare di essere buttati oppure di buttarci noi stessi in una gabbia, abbiamo bisogno di affidarci a dei compagni più forti di noi o che semplicemente sono più avanti di noi nel cammino della vita per saper cogliere il significato di ciò che viviamo, per valutare il tempo, discernere ciò che la vita vuole dirci. Abbiamo bisogno degli altri, per leggere “l’oltre”, perché Dio è oltre, se capiamo tutto di Dio, Lui non è più Dio e la vita non è più un mistero. Dobbiamo vivere con gusto dell’avventura, perché il mistero della vita è come un’avventura, devi buttarti per scoprirla, e più la percorri più è nuova e non si esaurisce, più la scopri e meno ti accorgi di conoscerla. I segni dei tempi si scoprono vivendoli con attenzione, discernimento e accompagnamento. Che il buon dio ci conceda uno spirito di discernimento per scoprire a quale bellezza e pienezza ci chiama in ogni momento, anche doloroso. Sr M. Benedetta

  • 24 ottobre 2019 - giovedì XXIX settimana TO

    Lc 12, 49-53 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore. Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. Gesù sottolinea di non confondere la “sua pace” con la pace della quale si parla nel mondo. Nel linguaggio comune, pace vuol dire assenza di guerra. Ma anche al tempo di pace molta gente non vive nella pace. Non sono le armi che disturbano, ma le discordie in famiglia, al lavoro, nella società. Talvolta sono così velenose che la gente fugge di casa, si toglie la vita, odia. Possiamo evitare questi conflitti? Quando Gesù parla delle divisioni in famiglia, suppone che ci saranno sempre alcuni irritati dal solo fatto che uno vuol vivere cristianamente. Ma c’è ancora un altro combattimento, un’altra pace. Quella che è dentro l’uomo, nei suoi pensieri. Sant’Antonio abate fuggì nel deserto per non incontrare nessuno, eppure in un ambiente così tranquillo si lamentava: “Signore vorrei pregare, ma i miei pensieri non me lo permettono”. Allora non troviamo la pace nel mondo, nell’ambiente che ci circonda, e neanche dentro di noi? Tutto ciò non è consolante. La pace è un dono e per averla bisogna combattere. La prima arma è la preghiera che ci permette di conciliarci con la volontà di Dio e rigettare i pensieri che le sono contrari. Se uno è pacificato interiormente, riesce a superare molti conflitti con gli altri, e se gli vengono imposti non lo disturbano. Questa è la pace che non dà il mondo, ma Cristo. Sr M. Barbara

  • 23 ottobre 2019 - mercoledì XXIX settimana TO

    Lc 12, 39-48 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». Parola del Signore. Tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate viene il Figlio dell’uomo (Lc 12,4). Il Signore è vicino (Sof 1,7b). Il giorno del Signore verrà come un ladro di notte... ma vigiliamo e siamo sobri (Gv 5,1b.6b). Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà (Ap 1,7a). Cerchiamo di servire Dio con cuore puro e saremo giusti. Colui che ha promesso è fedele e renderà a ciascuno in misura delle sue opere. Se compiremo opere di giustizia davanti a Dio, entreremo nel suo regno e riceveremo in premio ciò che orecchio non udì, né occhio vide, né mai entrò in cuore d’uomo (cfr. 1 Cor 2,9). Attendiamo di ora in ora il regno di Dio nella carità e nella giustizia, poiché non conosciamo il giorno della venuta del Signore (Da Omelia di un autore del secondo secolo). Sr M. Liliana

  • 22 ottobre 2019 - martedì XXIX settimana TO

    San Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) Papa (Papa dal 22/10/1978 al 02/04/2005 ). Nato a Wadovice, in Polonia, è il primo papa slavo e il primo Papa non italiano dai tempi di Adriano VI. Nel suo discorso di apertura del pontificato ha ribadito di voler portare avanti l'eredità del Concilio Vaticano II. Il 13 maggio 1981, in Piazza San Pietro, anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima, fu ferito gravemente con un colpo di pistola dal turco Alì Agca. Al centro del suo annuncio il Vangelo, senza sconti. Molto importanti sono le sue encicliche, tra le quali sono da ricordare la "Redemptor hominis", la "Dives in misericordia", la "Laborem exercens", la "Veritatis splendor" e l'"Evangelium vitae". Dialogo interreligioso ed ecumenico, difesa della pace, e della dignità dell'uomo sono impegni quotidiani del suo ministero apostolico e pastorale. Dai suoi numerosi viaggi nei cinque continenti emerge la sua passione per il Vangelo e per la libertà dei popoli. Ovunque messaggi, liturgie imponenti, gesti indimenticabili: dall'incontro di Assisi con i leader religiosi di tutto il mondo alla preghiere al Muro del pianto di Gerusalemme. Così Karol Wojtyla traghetta l'umanità nel terzo millennio. La sua beatificazione ha luogo a Roma il 1° maggio 2011. Il 27 aprile 2014, insieme a papa Giovanni XXIII, è stato proclamato santo da papa Francesco. Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo! Pietro è venuto a Roma! Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe, cuore dell’Impero Romano, se non l’obbedienza all’ispirazione ricevuta dal Signore? Forse questo pescatore di Galilea non avrebbe voluto venire fin qui. Forse avrebbe preferito restare là, sulle rive del lago di Genesareth, con la sua barca, con le sue reti. Ma, guidato dal Signore, obbediente alla sua ispirazione, è giunto qui! Dall’Omelia per l’inizio del pontificato di San Giovanni Paolo II, papa Lc 12, 35-38 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!». Parola del Signore. “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese” ci dice oggi il Vangelo. Questo è l’atteggiamento richiesto al Popolo di Dio che stava per uscire dall’Egitto (Es 12,11): «Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! ». Il Popolo, secondo quanto richiesto al Faraone, doveva uscire per servire il Signore nel deserto (Es 7,16; 8,16; 9,1; 9,13). Nel libro dei Numeri 3,5 ss, leggiamo che Israele è stato scelto dal Signore, tra tutti i popoli, come prediletto. Israele deve servire il Signore e in mezzo a Israele «Ecco, io ho scelto i leviti ... al posto di ogni primogenito... i leviti saranno miei... essi mi appartengono. Io sono il Signore» (Nm 3,13). Da questo breve tuffo nell’antico testamento, possiamo pensare che se Pasqua significa “passaggio”, anche il Padrone della parabola passa e beati quei servi che troverà ancora svegli... in servizio. Il servizio a cui fa riferimento la parabola non è tanto un lavoro di casa, quanto il rapporto di predilezione a cui Dio chiama il Popolo di Dio, prima, e poi tutti noi. Dio si compiace del suo popolo, Dio si compiace di noi. Gesù lo dice: «Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi ». Noi conosciamo il cuore di Dio, in Gesù che ce lo ha rivelato, quindi non dobbiamo cedere al sonno. Che cos’è questo sonno di cui parla il Vangelo? Mi viene in mente la scena della Trasfigurazione secondo Luca (Lc 9,32), dove Pietro, Giacomo e Giovanni erano oppressi dal sonno; oppure l’agonia di Gesù nel Getsemani, sempre secondo Luca (Lc 22,45), dove i discepoli dormivano per la tristezza. Anche Giona fa questa esperienza, quando si allontana dalla volontà del Signore, in mezzo alla tempesta, sceso nel luogo più in basso della nave, si era coricato e dormiva profondamente (Gio 1,5). Forse questa tristezza, questo sonno di morte lo proviamo quando i nostri pensieri si allontanano da quelli del Signore, quando ci disarmiamo e ci arrendiamo al nemico. Proviamo a vestirci come ci consiglia San Paolo e forse, con l’aiuto di Dio, non cederemo al sonno della tristezza, diventeremo buoni servitori e amici di Dio: «Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio» (Ef 6, 13-17). sr M. Chiara

  • 21 ottobre 2019 - lunedì XXIX settimana TO

    A Roma, san Gaspare del Bufalo, sacerdote, che lottò strenuamente per la libertà della chiesa e, anche in carcere, non smise mai la sua opera di conversione dei peccatori alla retta via, in particolare attraverso la devozione al Preziosissimo Sangue di Cristo, in cui onore intitolò le Congregazioni dei Missionari e delle Suore da lui fondate. Lc 12, 13-21 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». Parola del Signore. “Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che possiede”. Gesù parla del possesso egoista che chiude il cuore sulle cose e ai fratelli e non fa vedere la ricchezza che è nel ‘possedere’ Dio, nel lasciarsi possedere da Lui, dal Suo amore. Il Santo Cottolengo ci suggerisce e ci ricorda ogni giorno: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. Cristo è il nostro tesoro, e questo lo si possiede nella cella del cuore, lo si custodisce e lo si accresce nella comunione con Dio, perché, come dice S. Ambrogio: “Cristo è tutto per noi”, nella comunione con Dio e poi nella comunione con i fratelli, con le sorelle, nella quotidianità della vita. Maria che custodiva ogni cosa nel suo cuore, ci insegni e ci aiuti a custodire questo tesoro nel nostro cuore. Deo gratias! sr M. Antonietta

  • 20 ottobre 2019 - domenica XIX settimana TO

    Treviso, santa Maria Bertilla (Anna Francesca) Boscardin, vergine della Congregazione delle Suore di Santa Dorotea dei Sacri Cuori, che si adoperò in ospedale per la salute dei malati nel corpo e nello spirito. Lc 18, 1-8 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario". Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore. La domanda fondamentale per un discepolo del Signore Gesù è forse questa: come attraversare le prove della vita senza venir meno alla fiducia nell'amore di Dio? La risposta che troviamo nella parabola della povera vedova è: bisogna perseverare nella preghiera senza stancarsi. Dio infatti farà giustizia "prontamente" ai suoi eletti che gridano verso di lui. Se non potrà liberarli dalla prova darà loro "prontamente" quella forza spirituale e quella consolazione interiore che farà loro assaporare la sua vicinanza di Padre e di amico. "Il Padre darà lo Spirito Santo a coloro che lo chiedono" (Lc 11,13). "Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza" (Sl 137, 3). Quando l'animo è amareggiato sorride davanti all'avverbio "prontamente", ma non ci è chiesto di resistere con le nostre forze, bensì di chiedere e di continuare a fidarci del nostro Dio senza cedere alla delusione. La libertà del nostro cuore non può essere vinta se facciamo nostre le parole di Paolo: "quando sono debole sono forte". Dio non si manifesta come noi vorremmo e il suo regno sarà visibile solo nell'eternità. Saremo preparati? Sapremo riconoscere il Figlio dell'uomo, cioè egli ci troverà nella fede? sr Maria Daniela Pregare sempre senza stancarsi. Questo desidera Gesù da noi. Non è un controsenso in questa Giornata Missionaria Mondiale, perché la penetrazione del Vangelo è una grazia e la grazia si ottiene con la preghiera. Dio non è come il giudice disonesto: gli importa di noi, della nostra salvezza e felicità. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. Il Signore è buono e grande nell’amore. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? Sr M. Angela Pregare sempre, senza stancarsi mai. Così hai fatto tu, Gesù, in tutta la tua vita, perfino sulla Croce, un attimo prima di comunicare lo Spirito. Il pregare sempre ci rende figli, perché ci rimette continuamente in dialogo con il Padre, da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna. Senza stancarci, neanche delle tentazioni che vorrebbero distrarci, facendoci sentire l’inutilità della preghiera. “Un fratello interrogò il padre Poemen sugli assalti dei pensieri. E l’anziano gli disse: Questa cosa è come un uomo che ha alla sinistra il fuoco e alla destra un vaso d’acqua. Se il fuoco divampa, prende l’acqua dal vaso e lo spegne. Il fuoco è la semina del nemico, l’acqua è il gettarsi dinanzi a Dio” (da Vita e detti dei Padri del Deserto). Oggi è la Giornata Missionaria Mondiale, quindi che bello sarebbe pregare, senza stancarci, (!) per le missioni, per i missionari che vivono in prima linea tanti drammi dell’umanità, e per tanti popoli che ancora non hanno conosciuto Gesù! Vuoi provarci anche tu? Così uniamo le forze! sr Anna Maria

  • 19 ottobre 2019 - sabato XXVIII settimana TO

    San Paolo della Croce, sacerdote, che fin dalla giovinezza rifulse per spirito di penitenza e zelo e, mosso da singolare carità verso Cristo crocifisso contemplato nel volto dei poveri e dei malati, istituì la Congregazione dei Chierici regolari della Croce e della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Il suo anniversario di morte, avvenuta a Roma, ricorre il giorno precedente a questo. È cosa nobile e santa meditare sulla passione di Cristo; questo è il modo di arrivare alla santa unione con Dio. In questa santissima scuola s’impara la vera sapienza: qui l’hanno imparata i santi. Dalle «Lettere» di san Paolo della Croce, sacerdote Lc 12, 8-12 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire». Parola del Signore. Chi mi riconoscerà …., anch’io lo riconoscerò. Chi mi rinnegherà, sarà rinnegato …. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato…. (Lc 12,9-10). Sono espressioni severe, sconcertanti, che forse ci fanno anche un po’ di paura o quantomeno ci mettono a disagio. Ci viene da chiedere: ma Dio non è un Padre buono e misericordioso? E allora perché dice che non gli sarà perdonato? Ma Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? (Eb, 12, 7). Perciò, figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio (Eb 12,5-6). Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? (Ez 18,23). Si tratta allora di un pressante invito a convertirsi, a formarsi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perciò, ecco, io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme (Ez 36, 25-27). Affidiamoci, allora, con semplicità e piena fiducia al Signore: Egli, che si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni (Sl 105,8), ci donerà il suo Spirito, lo Spirito della verità, che ci insegnerà tutto ciò che bisogna dire (Lc 12,11-12) e farà di noi uomini e donne nuove a lode della sua gloria. sr Marialuisa

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