Lc 18, 9-14 Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore.
Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri.
Questa intima presunzione, e aggiungiamo intima menzogna, non può forse serpeggiare anche nel nostro cuore quando giudichiamo il nostro prossimo e giustifichiamo noi stessi non riconoscendo la nostra miseria e i nostri peccati?
“Chi ha orecchi per intendere intenda” (Lc 14,35b) “si avvicinavano a Lui (Gesù) tutti i PUBBLICANI e i PECCATORI PER ASCOLTARLO. I farisei e gli scribi mormoravano” (Lc 15,1-2).
Perdonaci, Signore, perché molte volte abbiamo bocca per mormorare contro il nostro prossimo e non abbiamo orecchi per ASCOLTARE la tua Misericordia, la tua Bontà, la tua Giustizia, il tuo Amore: Pietà di noi! Fa’ che abbiamo l’intima certezza della nostra povertà, della nostra miseria, del nostro peccato per non rendere inutile il sangue che tu hai sparso per la nostra REDENZIONE. Fa’ che sull’esempio dei nostri santi, apriamo i nostri occhi per vedere il bene e le necessità dei nostri fratelli, rendi attenti i nostri orecchi al loro grido di aiuto. Liberaci da ogni intima presunzione e da ogni male e portaci in salvo nei cieli, presso di Te, giudice giusto e Pastore Buono e Misericordioso.
Il S. Curato d’Ars diceva: «Quando al mio nulla, alla mia miseria, tremo talmente che non posso scrivere nemmeno il mio nome» e l’Abate Gavazzi (1976) sottolineava: «Grida più quello che sei che quello che dici: se sei santo, fai luce al mondo, se sei incallito peccatore lo inquini».
Sr M. di Gesù Bambino
Da lontano, con gli occhi bassi il pubblicano si batteva il petto: “ O Dio, pietà di me peccatore”.
La parabola del fariseo e del pubblicano dimostra che il digiuno, l’elemosina e la preghiera non sono sufficienti per ottenere la salvezza se manca l’umiltà.
Il pubblicano infatti è perdonato in quanto umile, egli si è accusato col suo atteggiamento battendosi il petto, non chiedendo altro, se non che gli fosse propizio. Mentre il fariseo è condannato a causa della sua presunzione (Giovanni Crisostomo).
La strada dei giusti è come la luce dall’alba aumenta lo splendore fino al meriggio. La via degli empi è come oscurità, non sanno dove saranno spinti a cadere (Pr 4,18).
Sta in guardia, dunque e guardati dall’esempio di una grave punizione a causa dell’arroganza. Colui che si era insuperbito oltre misura ha subito la perdita della ricompensa, perché aveva confidato in sé più del giusto. Non ti mettere contro nessuno, neppure contro coloro che sono grandi peccatori. L’umiltà spesso salva un peccatore che ha commesso molte terribili trasgressioni (Basilio il Grande).
Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato a differenza dell’altro perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato.
Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio (Mic 6,8).
Non rovinare dunque le fatiche, non mandare a vuoto gli sforzi, non correre invano (Gal 2,2), vanificando ogni fatica dopo aver tanto corso. Il Signore conosce più di te le tue opere buone (Giovanni Crisostomo).
Sr M. Margherita
Comments