Memoria della passione di san Giosafat (Giovanni) Kuncewicz, vescovo di Polotzk e martire, che spinse con costante zelo il suo gregge all’unità cattolica, coltivò con amorevole devozione il rito bizantino-slavo e, a Vitebsk in Bielorussia, a quel tempo sotto la giurisdizione polacca, crudelmente assalito in un tumulto dalla folla a lui avversa, morì per l’unità della Chiesa e per la verità cattolica.
Un onore così grande è toccato appunto a san Giosafat, arcivescovo di Polock, di rito slavo orientale, che a buon diritto va riconosciuto come gloria e sostegno degli Slavi orientali.
Dall’enciclica «Ecclesiam Dei» di Pio XI, papa
Mt 25, 1-13
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora".
Parola del Signore.
Sulla soglia dell'eternità
“La nostra vita è un tempo di fidanzamento in attesa delle nozze in cui entreremo al momento della nostra morte” diceva san Giovanni Paolo II, riferendosi alla parabola delle dieci vergini che leggiamo nel Vangelo di questa domenica. Abbiamo tutti l'esperienza della morte di qualche persona cara, dell'intensità e della solennità di quel momento, che è il culmine della nostra vita. La morte può coglierci anche improvvisamente, ma quanto portiamo nel "piccolo vaso" del nostro cuore rimane a nostra disposizione per incontrare lo Sposo. San Simeone il Nuovo Teologo vede nell'olio il dono dello Spirito Santo. In ogni giorno della nostra vita abbiamo la possibilità di riempire sempre di più la nostra anima del dono dello Spirito attraverso la preghiera, i Sacramenti e soprattutto attraverso quella scelta continua che siamo chiamati a compiere tra Dio e noi stessi, tra il suo amore e il nostro egoismo, tra l'amore e il servizio del prossimo e la ricerca di quanto ci è più conveniente. Questo lavorio costante a volte ci costa fatica e forse ci sembra di non fare grandi cose, ma il coltivare uno sguardo nuovo, uno sguardo contemplativo sulla vita e sugli altri ci trasforma. "L'amore autentico è sempre contemplativo, ci permette di servire l'altro non per necessità o vanità, ma perché è bello, al di là delle apparenze" ci ricorda Papa Francesco (EG 199). Coltivare questo sguardo ci permette di riempire il "piccolo vaso" della nostra anima accumulando un tesoro che nessuno ci potrà mai togliere. Dio non cerca lo straordinario, non fa della Sua presenza uno spettacolo, ma ama il quotidiano e ci accompagna nel cammino del tempo.
E' un po' inquietante infatti, ascoltare la risposta delle vergini sagge a quelle stolte che chiedono loro dell'olio: "No, che non abbia a mancare per noi e per voi". La vita presente è il tempo della solidarietà, ma nell'incontro finale con Dio, per quanto possiamo ancora desiderare di donare qualcosa agli altri, non sarà più possibile: sarà il tempo dell'intimità con lo Sposo, con Dio che ha creato ogni anima umana per stringere con essa un'alleanza di amore e darle la possibilità di amare per sempre Lui e le altre creature, nella sua casa.
Incominciamo allora ogni nostra giornata, ogni nostro impegno di lavoro e di famiglia pensando che la nostra esperienza non finirà nel nulla, ma che la mano di Dio la raccoglie e la custodisce fino all'eternità, che quanto realizziamo con Dio e doniamo agli altri resterà per sempre. Possiamo vivere la terra nella prospettiva del cielo e il cielo nell'impegno della terra. Così, senza rimpicciolirci nel momento presente, potremo essere intensamente partecipi delle vicende della nostra storia ascoltando Dio nella risonanza della nostra anima. Per quanto possa essere lungo il tempo a nostra disposizione siamo già sulla soglia dell'eternità.
Sr Maria Daniela del Monastero cottolenghino”Adoratrici del Preziosissimo Sangue di Gesù” - Pralormo
pubblicato sulla Gazzetta d'Asti
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