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1 ottobre 2023 - XXVI domenica del T.O.

Memoria di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa: entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia, divenne per purezza e semplicità di vita maestra di santità in Cristo, insegnando la via dell’infanzia spirituale

per giungere alla perfezione cristiana e ponendo ogni mistica sollecitudine al servizio della salvezza delle anime e della crescita della Chiesa. Concluse la sua vita il 30 settembre, all’età di venticinque anni.


Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore.

Dall’«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine



Mt 21, 28-32 Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Risposero: "Il primo".

E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli".


Parola del Signore.


... va' a lavorare nella vigna ...

Figlio …

Il nostro Dio agisce verso di noi come un Padre. Infatti, nel raccontare la parabola dei due figli invitati a lavorare nella vigna dal loro padre, Gesù esplicita che egli si rivolge loro così: Figlio! Questo è il grande desiderio di Gesù: di rivelarci che siamo figli di un Padre buono, teneramente buono, che come diceva il Santo Cottolengo “pensa più egli a noi di quanto noi pensiamo a lui”. Gesù esordisce con un “Che ve ne pare?”. Ci racconta questa parabola chiedendoci in qualche modo di prendere posizione di fronte ad essa, di lasciarci provocare da essa. Tanto che poi chiede ai suoi interlocutori, cioè ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, di rispondere al quesito importante: Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? E questi sono pronti a rispondere correttamente.

Anche noi oggi lasciamoci interpellare profondamente da questa parola, senza scandalizzarci sulle prime dal fatto che pubblicani e prostitute ci passeranno avanti nel regno dei cieli. Ezechiele, nella prima lettura, ci offre la chiave per comprendere questa parola di Gesù: “Se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà”. Questo è il nostro Dio: un Padre che ci offre sempre una nuova opportunità, un grembo di misericordia che ci invita ogni giorno a convertirci dalle nostre opere malvagie per abbracciare quelle buone, quelle luminose, quelle aperte all’amore.

In fondo, il primo figlio non ha risposto subito con obbedienza e docilità al padre: anzi, ha detto di non aver voglia di andare a lavorare. Ma poi si pente e ci va. Meglio questo, che non l’atteggiamento del secondo che, in maniera ipocrita, dice di sì ma poi di fatto non compie quello che dice. “Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia” dice Gesù. (Lc 12,1).

Papa Francesco, nell’udienza del 25 agosto 2021, ha definito così l’ipocrisia: "Si può dire che è paura per la verità. L'ipocrita ha paura della verità. Si preferisce fingere piuttosto che essere sé stessi. E' come giocarsi l'anima. La finzione impedisce il coraggio di dire apertamente la verità e così ci si sottrae facilmente all’obbligo di dirla sempre, dovunque e nonostante tutto. … Ci sono molte situazioni in cui si può verificare l’ipocrisia. Spesso si nasconde nel luogo di lavoro, dove si cerca di apparire amici con i colleghi mentre la competizione porta a colpirli alle spalle. Nella politica non è inusuale trovare ipocriti che vivono uno sdoppiamento tra il pubblico e il privato. È particolarmente detestabile l’ipocrisia nella Chiesa. Purtroppo esiste e ci sono tanti cristiani e ministri ipocriti. … Non abbiamo paura di dire la verità, così potremo amare, un ipocrita non sa amare”.

Ci viene donata, alla luce di questo Vangelo, la possibilità di fare verità dentro di noi, di vedere la nostra “ipocrisia quotidiana” e, convertendoci, la possibilità di amare!

Sr Anna Maria

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