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  • 22 marzo 2024 - venerdì della V settimana del Tempo di Quaresima

    Gv 10, 31-42 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: "Io ho detto: voi siete dèi"? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: "Tu bestemmi", perché ho detto: "Sono Figlio di Dio"? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore. Quelle pietre... Non le hanno scagliate contro la povera donna colta in flagrante adulterio, ma le hanno serbate per Te, Signore Gesù. "Portarono pietre per lapidarti": per scagliarti addosso i loro cuori di pietra. Volevano scagliare su di te la loro rabbia, la loro ostilità perchè la Tua Parola, spada a doppio taglio, aveva colto in flagrante la loro malvagità. "Perchè Tu che sei uomo Ti fai Dio!". "Rifiutano di capire e di compiere il bene" rifiutano Te uomo e Dio. Sì, rifiutano, non accettano nè le Tue parole, nè le opere che tu compi perchè queste rivelano le loro menzogne, la loro ipocrisia. Le Tue opere sono fatte nel Padre e con il Padre, ma poichè loro hanno un altro padre, le loro opere sono fatte nelle tenebre con il padre della menzogna. Inciampano sulle loro pietre, sulle loro opere tenebrose, sulla loro ipocrita "giustizia" e "non potranno più rialzarsi". Tu non Ti accascerai sotto il cumulo delle loro pietre, ma sarai innalzato sul legno della Croce perchè tutti, attirati dalla Tua misericordiosa Bontà vedano spalancarsi la PORTA DEL TUO CUORE TRAFITTO e odano il Tuo grido: "Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno". E se qualcuno vuole restare a distanza a osservare lo spettacolo, la pietra del sepolcro sarà la loro sorte per sempre, sepolti nelle tenebre, mentre i figli della luce canteranno per sempre: "Tu sei veramente il Figlio di Dio". sr M. di Gesù Bambino

  • 21 marzo 2024 - giovedì della V settimana del Tempo di Quaresima

    Gv 8,51-59 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno''. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: ''È nostro Dio!'', e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio Parola del Signore. "Prima che Abramo fosse, io sono", afferma Gesù alla fine di questa lunga discussione con i giudei che hanno creduto "in lui" o, meglio, "a lui". Credere "a lui" è dar credito alle sue parole, credere "in lui" è aderire alla sua persona. Si può dar credito al suo messaggio, senza accettare la sua persona. Ma la verità è sempre "carne"; per questo, quando si rivela in Gesù, è rifiutata dall'ideologia religiosa. Non si può accettare il suo messaggio su Dio e sull'uomo, se non si accetta che lui stesso è il suo messaggio: è la carne della Parola, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio. Tu sei il volto stesso di Dio, tu sei il sorriso del Dio di Israele, tu sei il Figlio venuto a svelarci la profonda identità del Padre. Noi crediamo che prima che Abramo fosse tu sei, sì o Signore, nostro Dio, tu sei il Dio dei nostri padri, a te gloria nei secoli. sr M. Margherita

  • 20 marzo 2024 - mercoledì della V settimana del Tempo di Quaresima

    Gv 8, 31-42 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: "Diventerete liberi"?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato». Parola del Signore. Gesù oggi nel vangelo ci fa riflettere sul senso della parola libertà. Che cos' è la libertà? Non è l' atteggiamento di un singolo che decide da sé ciò che vuole fare e lo mette in pratica. Gesù stesso non ha mai agito da solo, ha vissuto ogni sua parola, ogni sua opera in comunione con il  Padre. Gesù, liberamente, ha sempre compiuto la volontà del Padre suo. Noi ci illudiamo di essere liberi quando facciamo ciò che vogliamo, ciò che abbiamo deciso, in realtà se il nostro cuore non è libero dal peccato, siamo schiavi perché il peccato è una forza che ci costringe a fare il male. San Paolo stesso dice nella lettera ai Romani di non compiere il bene che vuole, ma il male che non vuole. " Io sono carnale, venduto come schiavo al peccato. Non riesco a capire ciò che faccio, infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto"(Rm 7, 14-15). Se siamo schiavi non abitiamo una casa, ma una prigione, solo il Figlio si sente libero in casa sua. Il nostro Santo Cottolengo ha voluto fondare una "Casa", la Piccola Casa della Divina Provvidenza, nella quale i suoi figli liberi abitassero per sempre. Signore Gesù, libera i nostri cuori e le nostre menti da tutto ciò che ci schiavizza, perché possiamo vivere nella tua casa la vita nuova dei figli amati. Sr. Maria Bruna

  • 19 marzo 2024 - martedì - San Giuseppe, sposo della Vergine Maria - solennità

    Solennità di san Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia. Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate a una creatura ragionevole è che quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno per una grazia singolare o per uno stato sublime, concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall’eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Dai «Discorsi» di san Bernardino da Siena, sacerdote Mt 1, 16.18-21.24 Dal Vangelo secondo Matteo Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore. Parola del Signore. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20). Oggi celebriamo la Solennità di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria. Dalle poche informazioni trasmesse dai vangeli su di lui emergono i tratti di una persona fedele ai propri principi, ma non risparmiata dalla croce dei dubbi e della solitudine. Infatti, Giuseppe si ritrova senza appoggi di fronte a un amaro imprevisto: la sua fidanzata è incinta, e non di lui. Sa che, se rispetta la Legge, la espone alla lapidazione. D’altro canto, come potrebbe tenerla con sé? Decide, perciò, di ricorrere al compromesso del ripudio in segreto. Inaspettata, però, accade una svolta: gli appare in sogno un angelo che gli fornisce la chiave di lettura di tutta la vicenda, proclamando l’innocenza di Maria e sottolineando che lei è sua sposa. Giuseppe non avrebbe mai potuto, da solo, risolvere l’intricata evidenza di un figlio illegittimo. Ora, invece, fidandosi di Dio che gli parla, guarda alla realtà con occhi nuovi, scoprendo una verità che supera oltremodo le sue aspettative. Tutti, prima o poi, sperimentiamo l’assurdità, la sofferenza, la solitudine. Tuttavia, c’è una differenza fra chi smette di credere nei sogni, e chi, al contrario, come Giuseppe, non spegne la speranza, ma tende l’orecchio. C’è chi ha saputo fidarsi della voce degli angeli (una parola amica? Un raggio di sole inaspettato? Uno sguardo incoraggiante? Una lettura? Un fiore che perfora il terreno arido?...) e si è sentito ricordare la propria dignità, non già di figlio di Davide, ma, ancor più, di figlio amato da Dio. C’è chi ha trovato il coraggio di non temere le avversità e che le ha attraversate con fede invece di scansarle o negarle. Vivere come Giuseppe è possibile. Certo, potremmo obiettare che lui era speciale perché aveva ricevuto la missione senza pari di portare al mondo il Figlio di Dio e di custodirlo. L’obiezione, però, non sussiste: anche a noi è conferito questo mandato, se liberamente lo accogliamo, perché come cristiani siamo chiamati non solo ad essere custodi di Cristo, ma addirittura ad essere abitati da Lui che vive in noi (cfr. Gal 2,20). San Giuseppe, ti preghiamo: sii tu il nostro angelo quando, di fronte alle contrarietà, siamo impediti a guardare oltre. Aiutaci a tendere l’orecchio per cogliere la voce di Dio in ogni cosa e a sentire che Lui stesso ci prende in braccio quando si tratta di attraversare le nostre valli oscure (cfr. Sal 130; Sal 22). Deo gratias! Sr. Maria Chiara Amata

  • 18 marzo 2024 - lunedì della V settimana del Tempo di Quaresima

    Gv 8, 1-12 (anno A-B) Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». C: Parola del Signore. A: Lode a Te o Cristo. Il Vangelo di oggi ci presenta una pecora smarrita, una pubblica peccatrice, una adultera. Donne come questa erano in grave peccato secondo la legge. Ma pensandoci bene se scorriamo la Sacra Scrittura, Israele stesso viene considerato "adultero" davanti a Dio. Soprattutto in Osea ci sono diversi brani che parlano del continuo prostituirsi di Israele ad altri dei: "Il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore" (Os 1,2). Se questa donna rappresenta tutto Israele, il Signore, ancora una volta farà provare un nuovo dono di amore e perdono al suo popolo amato, alla sua primogenitura. Possiamo sentire Gesù dire all'adultera: "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell'amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. " (Os 3,1). E' come se con questo racconto il Signore volesse dirci che cosa ha fatto Dio in antico per Israele, Gesù lo continua a fare con ciascuno di noi: non ci abbandona nonostante il nostro peccato, Gesù ci salva. Gesù ancora una volta si commuove davanti alla donna peccatrice: "Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione" (Os 11,8b). La donna adultera, come Israele e l'uomo di tutti i tempi, caricato del suo peccato è paralizzato: può fare poco o niente per cambiare e avvicinarsi a Dio. E' il Signore che si fa' vicino e dice: "Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò profondamente, poichè la mia ira si è allontanata da loro" (Os 14,5). "Sarò come rugiada per Israele... fiorirà come un giglio e metterà radici" (Os 14,6). Il Signore è come rugiada per ciascuno di noi... e dice anche a me: "Neanch'io ti condanno". Buona giornata sr M. Chiara

  • 17 marzo 2024 - V domenica del Tempo di Quaresima

    Gv 12, 20-33 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Parola del Signore. Dopo aver parlato del chicco di grano che deve morire per non rimanere solo, Gesù aggiunge: "Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo". Come per Gesù, al vero servo non sarà risparmiato alcun turbamento, alcuna tentazione. Per questo un giorno il servitore si è lasciato conquistare da Gesù, per questo egli ha deciso di seguirlo. Questa scelta fondamentale, condivisa da tutti i cristiani, testimonia quanto siano scarse le differenze reali tra i veri servi di Gesù. Nessun servo di Gesù sarà mai dispensato dal seguire il Maestro fino alla strettoia pasquale, a queste gole della tentazione e della morte in cui noi entreremo a nostra volta quando sarà giunta la nostra ora. E attraverso di esse - d'ora in poi non possiamo più avere alcun dubbio - Gesù ci salverà. Infatti è per questa ora di turbamento, e allo stesso tempo di immensa fiducia, che anche noi esistiamo: Padre, glorifica il tuo nome! sr M. Barbara

  • 16 marzo 2024 - sabato della IV settimana del Tempo di Quaresima

    Gv 7, 40-53 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: "Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo"?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola del Signore. Potremmo riassumere il Vangelo odierno in una parola: notte. La gente è in dissenso, vaga nella notte sull’identità di Gesù. Infatti, dicono di Lui che è un profeta, il Cristo, il figlio di Davide, ma non sanno veramente chi è. Le guardie vagano nella notte: vogliono arrestare Gesù ma sentandolo parlare, confusi, ritornano dai capi dei sacerdoti a mani vuote. I farisei vagano nella notte: sono in grave errore, la loro durezza di cuore gli impedisce di leggere i segni dei tempi e vedere il compimento della legge in Gesù. Nicodemo, il cercatore notturno, è l’unico che spezza questa catena notturna, dicendo: “E se Gesù forse veramente il Cristo?La nostra legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?”. Ecco uno spiraglio di luce, che viene da una piccola domanda che mette in discussione le  proprie convinzioni. Basta un piccolo e umile spiraglio. Come possiamo varcare la soglia della notte verso la luce? Siamo nella novena di S. Giuseppe, il quale è “l’uomo giusto, che ha saputo camminare nella notte”. S. Giuseppe ci insegna fondamentalmente quattro atteggiamenti: silenzio, discrezione, modestia e abbandono. Silenzio, per ascoltare nell’intimo del cuore la Parola di Dio che ci è data proprio di notte, e chiederci: “Che cosa vuoi dirmi, Tu, Signore, a me, attraverso questa notte?”. Discrezione: discernere e giudicare in modo giusto ed equilibrato ciò che si muove dentro di noi nella notte (il Vangelo dell’infanzia ci lascia intuire qualcosa di ciò che si agita dentro il cuore di Giuseppe, attraverso le parole dell’angelo, che gli appare in sogno). Modestia è la virtù di chi non ama vantarsi e ha un comportamento schivo (che rifugge da lodi o riconoscimenti), Giuseppe non ama vantarsi e pretendere garanzie per la propria azione, oppure farsi compiangere per ciò che vive, è solo davanti a Dio, l’Unico che può tirarlo fuori dalla notte. Abbandono è lasciare per sempre persone, cose o luoghi per rifugiarsi in Dio, il quale diventa il Tutto. S. Giuseppe sceglie di abitare i problemi, le incertezze, le domande che gli si pongono, e di attraversare il dramma di cercare ciò che è giusto su una questione non ben definita, e infine decide di abbandonarsi a Dio e di prendersi cura di quel bambino “non suo”, risparmiandolo dalla morte insieme alla Madre. S. Giuseppe ci aiuti ad attraversare tutte le nostre notti, tenendo fermo il ricordo del giorno. sr M. Benedetta

  • 15 marzo 2024 - venerdì della IV settimana del Tempo di Quaresima

    Gv 7, 1-2. 10. 25-30 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore. La vita del Giusto è un continuo rimprovero per i malvagi, per chi non vuole accogliere la verità. Anche Gesù è minacciato di essere messo a tacere, infatti i capi tentano di metterlo a morte, perché la sua parola, la sua vita, la sua dottrina, chiara, disturba chi non vuole essere illuminato. Il cuore di chi non accoglie il messaggio di Gesù non è aperto, ma chiuso nel buio del proprio pensiero, perché non accoglie la vera luce.  Gesù non si impone, ma offre la luce vera perché l’uomo possa comprendere il ‘dono’ del Padre che offre la salvezza a tutti gli uomini e tutte le donne che si aprono al Suo dono.   Impariamo da Gesù ad agire sempre con rettitudine e a perseverare nel fare il bene, anche se male interpretato. Andiamo verso la Pasqua, apriamo il nostro cuore, al dono immenso del Padre, lo Spirito Santo dilati il nostro cuore nell’amore a Gesù, nostro Salvatore. Maria, la Madre Addolorata, che ha seguito Gesù fino alla fine, ci doni saggezza e coraggio per  proseguire, in questo cammino verso la Croce,  nella fedeltà, con cuore aperto, amore e impegno, per riconoscere sempre più l’amore immenso di Dio e la luce che promana dalla Croce. Andiamo con impegno e gioia verso il Signore che tanto ci ama. Deo gratias! Sr Maria Antonietta

  • 14 marzo 2024 - giovedì della IV settimana del Tempo di Quaresima

    Gv 5, 31-47 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore. Il Vangelo di questa giornata è molto ricco e propone un  dialogo tra Gesù e i farisei, che non cessano di procurargli ostacoli e difficoltà, mentre Gesù cerca di illuminare la loro coscienza oscurata dalla durezza di cuore. Mi colpisce sempre quest'affermazione: "Come potete credere voi che ricevete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio?" (v. 44). Non mi è difficile immaginare qualche situazione in cui sono stata spettatrice di questo modo di operare, in cui si "fa quadrato" attorno a certe idee o persone, ma non si cerca la verità con cuore libero. Gesù invita i farisei a chiedersi se stanno confondendo la loro gloria con quella di Dio. Ma cosa so veramente della gloria di Dio? Gesù, venuto dal Padre la conosceva, ma anche  Mosè  di cui parla la prima lettura mi aiuta a comprenderla. A Mosè Dio stesso offre la possibilità di divenire il capostipite di un nuovo popolo fedele, gli offre un'occasione di "gloria", in un certo senso lo mette alla prova, ma Mosè rifiuta dimostrando così di conoscere la vera gloria che sgorga dal cuore stesso di Dio: quella della misericordia, della salvezza offerta ai peccatori. E' la stessa "gloria" che Gesù offre a noi: ci ama così tanto da non volere nulla senza di noi, Egli vede la sua gloria nella nostra glorificazione, Egli ha fatto veramente di noi i suoi fratelli e sorelle con cui vuole condividere la sua figliolanza divina. II nostro Divino Fratello Gesù ci invita a fare come Lui, a cercare la nostra gloria nel bene che possiamo donare agli altri e a non smettere di amare di fronte agli ostacoli o al rifiuto che possiamo incontrare, perché la gloria che viene da Dio diventa anche per noi protezione, sostegno e ricompensa. sr Maria Daniela

  • 13 marzo 2024 - mercoledì della IV settimana del Tempo di Quaresima

    Gv 5, 17-30 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore. Chi ascolta le mie parole e crede, è passato dalla morte alla vita. Sono meravigliose queste parole di Gesù che abbiamo la gioia di ascoltare oggi. Ci infondono tanto coraggio, a questo punto del nostro cammino quaresimale. Possiamo aver vissuto momenti "di stanca" magari, possiamo essere scoraggiati, oppressi dal male che continuamente ci pare di sperimentare, dal quale vorremmo essere liberati come vogliamo noi ... Invece, la proposta del Signore è ancora più vincente: Lui ci chiede di ascoltare e di credere, perché passiamo dalla morte alla vita. e l'Apostolo Giovanni ci invita ancora: Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. (1Gv 3,14). Quindi, oggi in modo particolare, cerchiamo di ascoltare la parola del Signore, di credere e di amare i fratelli, e sarà donato anche a noi di passare dalla morte alla vita. Buona corsa verso la Pasqua di Gesù! sr Anna Maria

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