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  • 6 aprile 2024 - sabato dell'ottava di Pasqua

    Mc 16, 9-15 Dal Vangelo secondo Marco Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Parola del Signore Lode a Te o Cristo. Siamo nell’Ottava di Pasqua, in questi otto giorni celebriamo la risurrezione del Signore come fosse un unico giorno. Il Signore ha vinto la morte e ci ha aperto davanti un futuro di vita insieme a Lui. La svolta della nostra vita avviene quando cominciamo a credere veramente nella sua risurrezione. La nostra vita terrena termina con la nostra morte, ma la vita non finisce. Infatti“in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”. Viene spontaneo chiedersi: perché i discepoli non hanno creduto a chi diceva di avere visto il Signore risorto? Non ho risposte. Gesù li rimprovera per la loro incredulità; questo rimprovero salutare provoca un risveglio, una rinascita interiore, e così Egli può inviarli al mondo ad annunciare la Buona Notizia. Oggi non sappiamo più accogliere i rimproveri e farne tesoro. La nostra sensibilità è allergica alle correzioni. Siamo figli del nostro tempo in cui, molto spesso, vince la trappola del narcisismo e l’illusione del non aver bisogno di maestri per crescere, mentre è nella relazione e nel confronto con le altre generazioni che possiamo maturare e divenire adulti. Papa Francesco ce lo ricorda spesso quando ci suggerisce: “Ascoltate, parlate con i nonni..”. Cosa può aiutare ed educare la nostra fede? “La fede viene dall’ascolto” ci ricorda l’apostolo Paolo e aggiunge: “e l’ascolto riguarda la parola di Cristo”(Rm 10,17). L’ascolto necessita di un cuore e di un orecchio attenti che ogni giorno si aprono a ricevere la Parola di vita che fa crescere. La fede ha bisogno di essere coltivata e custodita, è come un seme che mette radici, radici profonde e germoglia nel terreno del nostro quotidiano. Poi la nostra pianticella potrà, per bontà del Signore, ospitare gli altri e sostenerli nei loro passi di fede e così, la nostra stessa fede, si rafforzerà. Signore, ogni giorno fa’ attento il mio orecchio, l’orecchio del mio cuore, perché anch’io come Maria Maddalena possa udirti pronunciare il mio nome e riconoscerti risorto nella mia vita e, là dove vivo, sostenere nel loro cammino coloro che mi doni come fratelli e sorelle. Amen. Sr. Chiara

  • 5 aprile 2024 - venerdì dell'ottava di Pasqua

    Gv 21 1-14 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. "E' il Signore!" Perchè soltanto Giovanni, il discepolo che Gesù amava, ha riconosciuto il Signore? Forse che anche gli altri discepoli non avevano fatto esperienza dell'amore e della Bontà del loro Maestro? Dag Hammarskjold si rivolgeva così al Signore: "Donami Signore un cuore puro - che io possa vederti, e un cuore umile - che io possa sentirti e un cuore amante - che io possa servirti; e un cuore di fede - che io possa dimorare con te". Solo l'amore, solo gli occhi del cuore sanno vedere e non si lasciano condizionare dalle tenebre, dalla paura, dalle prove e dagli imprevisti dolorosi che a volte ci colgono all'improvviso e ci impediscono di guardare oltre con speranza e fiducia. Quando Gesù dormiva sulla barca e si scatenò la tempesta i discepoli, nonostante la Presenza del loro Maestro che avevano visto più volte operare prodigi, dubitarono di Lui. Non t'importa - Gli dissero - che siamo perduti? (Mc 4,38). Ma anche quando tutto è tranquillo e Gesù li aspetta sulla riva del mare, diffidano di Lui, eppure Lui era lì ad attenderli e a preparare loro da mangiare... "Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Ma anche noi a volte non ci lasciamo sorprendere dal Suo Amore e Lui ci attende sulle nostre "rive" per nutrire la nostra speranza e la nostra fede e non per castigarci, ma per manifestarci la Sua grande tenerezza. Ricordiamo le parole di Papa Francesco nel momento doloroso dell'esplosione della pandemia rivolse a tutti: "Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e speranza, avendo cura di non seminare panico, ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnati mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera". Alziamo gli sguardi, apriamo gli occhi del cuore "perchè siamo figli di un buon Padre e di una buona Madre, i quali desiderano la nostra salute assai più di quanto la possiamo desiderare noi medesimi" (S.G.B. Cottolengo). Un inno che sovente cantiamo durante la Quaresima sveglia il nostro cuore: Volgiti a noi, Signore, siamo ciechi sulla Tua strada, aprici gli occhi, donaci la luce: noi vedremo i tuoi prodigi. Donaci un cuore aperto ad accogliere il grido dell'uomo e nel sopriro d'ogni creatura scopriremo la preghiera. Guarda a chi è provato e vien meno nel lungo cammino, quando la notte tutto ricopre: svela il volto che cerchiamo. sr M. di Gesù Bambino

  • 4 aprile 2024 - giovedì dell'ottava di Pasqua

    Lc 24, 35-48 Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. Il Risorto ci invita oggi ad andare oltre la nostra incredulità. Noi viviamo nel tempo della Chiesa: un tempo in cui Cristo non è assente; egli è presente in modo diverso. Ora noi siamo chiamati a vivere la fede nel Cristo senza vederlo. Ma la nostra fede ha un fondamento: la testimonianza dei primi discepoli. Questo dovrebbe bastarci per vivere in pienezza il nostro tempo. Gesù si avvicina a noi, agli uomini di ogni parte del mondo e sta in nostra compagnia: è in mezzo a noi e a loro. E' presente nella vita di tutti i giorni, sceglie la strada che stiamo percorrendo per camminare accanto a noi, sempre. E' bello immaginare che per un po' Gesù ascolti che cosa i due discepoli si stiano raccontandosi, gli basta stare con loro lungo la strada, seguire il loro passo. Egli accoglie tutto ciò che appartiene della nostra vita, ma può farlo solo se noi glielo offriamo. La Parola di oggi è l'occasione a lasciare che Dio ci accompagni. Come i discepoli di Emmaus che hanno scoperto e trovato in Gesù il senso del loro cammino, è possibile che al credente di oggi sia dato, nella preghiera e nell'ascolto di saper comprendere pienamente il senso del proprio lavoro, del proprio impegno sociale... Sicuramente si apriranno i nostri occhi e scopriremo che Gesù cammina sulle nostre strade. sr M. Margherita

  • 3 aprile 2024 - mercoledì dell'ottava di Pasqua

    Lc 24, 13-35 Dal Vangelo secondo Luca Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. Oggi vediamo i due discepoli di Emmaus conversare tra loro, ragionare, parlarsi addosso cercando di interpretare i fatti appena avvenuti a Gerusalemme, cercando soprattutto di farsi una ragione della perdita del Maestro che li ha lasciati nella tristezza e nella costernazione di fronte alla grave perdita. Quante volte può accadere anche a noi di cercare a tutti i costi di spiegare razionalmente fatti dolorosi ed inspiegabili avvenuti nella nostra vita: morti, malattie, difficoltà economiche, difficoltà relazionali di fronte alle quali ci sentiamo impotenti, impossibilitati a risolvere certi problemi. Ragionare sui fatti dolorosi avvenuti a volte è comportarsi come quegli insetti che sbattono contro un vetro, attirati dalla luce non si accorgono dell'ostacolo invisibile e si ostinano a sbattere le ali contro la parete trasparente. Senza un intervento esterno(qualcuno che apra la finestra), è impossibile che riescano a superare l'ostacolo. Don Fabio Rosini afferma : "a monte dell’infelicità non c’è l’oggettività dei fatti concreti, quanto  la lettura di quei fatti. Rifiutando i “no” la tristezza genera automaticamente un rapporto distorto con il tempo. Si rimpiange il passato- vagheggiando sulle cose e sulle persone perse, sugli obiettivi non raggiunti- oppure ci si proietta sul futuro idealizzando le ipotesi; così la felicità è sempre situata in un luogo passato ormai irraggiungibile, oppure in un altrove di utopia. Infatti a monte dell’infelicità non c’è l’oggettività dei fatti concreti, quanto una certa lettura di quei fatti. I fatti sono comunque nelle mani della Provvidenza; ma le interpretazioni possono patire l’influsso del maligno. Dio è Onnipotente , Creatore del cielo e della terra, le cose vengono da Lui; quando interpretiamo le cose può agire in noi lo Spirito santo, ma può agire anche il maligno." I due discepoli che incontriamo oggi nel vangelo di Luca sono aiutati da Gesù stesso, tramite le parole della scrittura a dare un'interpretazione del dolorosissimo avvenimento della sua Passione che non li faccia più restare fermi, bloccati e con il volto triste. dopo avere incontrato Gesù ascoltato la sua parola, dopo essersi cibati del suo pane, tutto cambia, si alzano e li immaginiamo correre nella notte, tornando in fretta a Gerusalemme per portare il più gioioso degli annunci: LUI è RISORTO! BUONA PASQUA A TUTTI! Gesù stesso parlando al nostro cuore ci risusciti dalle tristezze, dai blocchi, dalle paure facendoci passare alla vita nuova, alla pace, alla gioia! Suor Maria Bruna

  • 2 aprile 2024 - martedì dell'ottava di Pasqua

    Gv 20, 11-18 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20,15). Come Chi cerchi? È evidente. Maria di Magdala cerca la persona che è mancata al suo affetto, il suo Maestro. O forse, lo cercava, dal momento che è scomparso: non può più cercarne nemmeno i resti mortali, perché il sepolcro è vuoto. Chi cerchi?, però, non è una questione così scontata se a porla è Risorto, il Dio che conosce ogni angolo del nostro cuore. È una vera e propria provocazione, non solo per Maria, ma anche per noi. Più ci si lascia interpellare da questa domanda, e più si capisce che dalla risposta che diamo dipende la nostra vita: Chi cerchi? è la chiave per interpretare non solo i nostri lutti e tutte le nostre sofferenze, ma anche le gioie, i successi e le nostre scelte quotidiane più insignificanti. A dire il vero, è più facile rispondere a: che cosa cerchi? Infatti, normalmente cerchiamo sicurezza, salute, riconoscimento, affetto, gratificazioni, vantaggi, serenità, incoraggiamento,  giustizia… Ma chi cerchiamo veramente in tutto questo? Sr Maria Chiara Amata

  • 31 marzo 2024 - domenica di Pasqua della Risurrezione

    Gv 20, 1-9 Dal Vangelo secondo Giovanni Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore. In questo mattino di Pasqua è avvenuto qualcosa tra Gesù e suo Padre, qualcosa di più importante del sepolcro trovato vuoto e delle apparizioni che ora si succedono fuori di esso. Qualcosa nell'intimo di Gesù e nell'intimo del Padre e che non riguarda soltanto Gesù, ma ognuno di noi e l'umanità intera. Qualcosa di totalmente nuovo. Per tutta la sua vita sulla terra, e in particolare durante la passione, il contatto tra Gesù e il Padre è stato continuo e inteso. Gesù gli parlava per intere notti, nella sua preghiera. Di giorno faceva solo quello che vedeva fare dal Padre e pronunciava soltanto le parole che riceveva da lui. Allora era talmente unito a lui che Gesù era l'unico che potesse essere visto, come se si cancellasse incessantemente davanti all'altro: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv 14,9). Eppure l'intensità di questo legame con il Padre, senza il quale Gesù non potrebbe vivere, lo porterà ad attraversare una crisi decisiva. Colui che è principio della sua vita lo spingerà alla morte. All'inizio questo avviene tra Gesù e il Padre. Ecco la morte umana accolta dall'amore e, nello stesso istante, presa in trappola, distrutta e abolita. Infatti, come dice il salmo, era impensabile che il Padre "abbandonasse Gesù nel sepolcro tra i morti e che lasciasse vedere al suo prediletto la corruzione". L'amore del Padre doveva salvarlo. Accogliendo il proprio Figlio nella morte, il Padre lo ha reso alla vita. Gioia immensa per Gesù, senza dubbio. Ma gioia forse ancora maggiore per il Padre. Infatti quest'ultimo non se l'aspettava. E' stato il primo ad alzarsi nell'incontro con Gesù. Gli è corso incontro come il padre del figlio prodigo, ha aperto le braccia e ha stretto questo Figlio sul suo cuore. sr M. Barbara

  • 29 marzo 2024 - venerdì Santo

    Gv 18, 1 -19, 42 Dal Vangelo secondo Giovanni Passione di Gesù In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c'era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest'uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l'usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: "Il re dei Giudei", ma: "Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei"». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti - una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. (Qui si genuflette e di fa una breve pausa) Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. Parola del Signore. Le letture di questo giorno santo, ci parlano della profonda sofferenza del ‘Servo di Dio’,  vogliono farci riflettere sul mistero di Gesù, ‘il Servo sofferente’, e nello stesso tempo, sono una fonte di luce che illumina il nostro cuore e la nostra vita per aprirli alla grazia che Gesù ci offre nel Dono di Sé, della sua vita offerta al Padre per la nostra salvezza e redenzione, perché ci vuole purificare dal peccato e salvare, con il dono della Sua Vita divina, e farci nuovi nell’amore. Isaia ci parla in modo forte e reale della sofferenza e della morte del ‘Servo sofferente’, la ‘lettera agli Ebrei’ ne ricalca le intense espressioni, il ‘Vangelo’ ci presenta la sofferenza e la morte di Gesù con parole che ci toccano profondamente, per farci comprendere l’amore immenso, smisurato di Dio che “Ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede  non vada perduto, ma abbia la vita eterna. … chi crede in lui non è condannato.” (Gv  3,16.18). Guardiamo a Gesù, il Crocifisso, innalzato sulla croce, lasciamoci ‘guardare’ da Lui che tanto ci ama da donare Sé stesso per la nostra salvezza, lasciamoci trafiggere il cuore dal suo Amore che perdona e ci fa rivivere nella sua grazia e nella Vita divina. Guardiamo a Maria, Lei che Lo ha seguito fino alla croce e alla morte, ci insegni e ci aiuti a tenere gli occhi e il cuore su di Lui, il Crocifisso-Vivente, perché la nostra vita venga illuminata dallo splendore della Croce, che apre alla luce della sua Pasqua di risurrezione. Rileggiamo con amore le letture della Liturgia di questo ‘giorno santo’, e Andiamo con fiducia a Lui, il Crocifisso-Risorto. Ancora un piccolo tratto di strada, e sarà: la Santa Pasqua! Auguri! E buona Pasqua con Gesù Risorto! Deo gratias! Sr Maria Antonietta

  • 28 marzo 2024 - giovedì Santo

    Gv 13, 1-15 Dal Vangelo secondo Giovanni Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola del Signore. La liturgia di questo giorno ci guida verso la profondità del mistero. La prima lettura parla del segno del sangue come segno di liberazione per il popolo ebreo dalla schiavitù. Per noi figli della nuova alleanza, il Sangue del vero Agnello pasquale che è Gesù, è segno di una liberazione non esteriore, ma dell'anima e di tutta la vita: non ci può essere esultanza senza liberazione. La seconda lettura racconta l'istituzione dell'Eucarestia come l'anticipo dell'evento della morte e risurrezione di Gesù. Egli ha vissuto la propria eliminazione violenta come il reale compimento della sua missione di salvezza e di annuncio della verità e ha anticipato la propria reale e permanente presenza nel mondo, come risorto, attraverso il gesto di donare il suo Corpo e il suo Sangue: la libertà del suo donarsi trasforma la crudeltà delle sue sofferenze e della sua morte in presenza misteriosa e attuale per ogni uomo che lo accoglie;  da esperienza di perdita la rende grazia per noi e alleanza tra noi e Dio per sempre. Egli offre a noi suoi discepoli la chiave per interpretare la sua vittoria: egli vince morendo. Così nel vangelo dice a Pietro: "se non ti laverò non avrai parte con me": se la mia donazione non ti raggiunge fino a purificarti  dal tuo egoismo, non potrai entrare in comunione con la mia vita. A volte noi accostiamo il Corpo e il Sangue del Signore con una logica di vita diversa dalla sua, abbiamo bisogno di purificazione perché siamo ancora intenti a difendere noi stessi, invece di essere disposti a dare la vita. Gesù può essere compreso solo come Colui che dona pienamente se stesso. Diceva von Balthasar: "La debolezza di Dio è più forte degli uomini anche e soprattutto nell'Eucarestia: Cristo incorpora qui attivamente i partecipanti al suo corpo mistico" "Ciò che io faccio tu non lo capisci ancora, lo capirai più tardi" dice Gesù sempre a Pietro. Ho preso queste parole per me: "Ciò che tu hai fatto Signore Gesù io non l'ho ancora completamente capito, ma ti prego perché questa Pasqua sia quella in cui giunge anche per me il momento di accettare e vivere ogni cosa con amore e così diventare aperta al tuo mistero di amore". sr Maria Daniela

  • 27 marzo 2024 - mercoledì della Settimana Santa

    Mt 26, 14-25 Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: "Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli"». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Parola del Signore. Il Maestro va incontro alla sua Passione, come vero Signore di tutto, di tutti gli avvenimenti, di tutte le cose che gli accadranno. E questo perché anche noi possiamo vivere da signori, senza subire ciò che ci accade, ma coltivando nel cuore lo spirito della figliolanza, che è lo Spirito di Gesù. Per questo, anche un tale viene incontro non a caso: a lui i discepoli portano un meraviglioso annuncio. "Farò la Pasqua da te". E' una parola che oggi possiamo lasciar risuonare nel cuore: da me, nel mio cuore, il Signore desidera fare Pasqua, desidera portarmi nel passaggio dal male al bene, dalle tenebre alla luce, dalla malizia alla bontà, dalla durezza di cuore al perdono. Apriamogli le porte del cuore e lasciamolo entrare! Non ci capiti di stare dalla parte di Giuda, ma anche nel nostro tradimento ricorriamo a Gesù. Lui, pieno di misericordia, anche di fronte al rinnegamento di Pietro, è pronto a perdonare. Infatti, dopo la Risurrezione, non chiederà a Pietro "Sei pentito?", ma gli chiederà "Pietro, mi ami?" Così grande è il nostro Signore! Contempliamolo in questi giorni Santi! Sr. Anna Maria

  • 26 marzo 2024 - martedì della Settimana Santa

    Gv 13, 21-33. 36-38 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore. Gesù viene tradito da Giuda. Gesù annuncia che uno dei suoi discepoli lo tradirà. Giovanni gliene fa svelare l'identità. Gesù taglia corto: dice a Giuda "quello che vuoi fare, fallo presto". E' notte nel cuore del traditore, è notte anche nel cuore degli altri discepoli, che sono sicuri di sè, come Pietro, che si sente dire da Gesù che l'avrebbe presto rinnegato. Gesù deve avviarsi verso la Passione solo. Soltanto le donne gli saranno fedeli. Gesù, aiutaci a comprendere il mistero profondo del cuore umano, pronto a fuggire di fronte alla sofferenza propria ed altrui; e guarisci questo nostro cuore, perchè ti ami e ti segua. sr M. Angela

  • 25 marzo 2024 - lunedì della Settimana Santa

    Gv 12, 1-11 Dal Vangelo secondo Giovanni Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania (Gv 12,1), la casa dei suoi amici. E colpisce che il protagonista di questo episodio non è Marta, Maria, o Lazzaro, e neppure uno dei commensali. Non è neanche Gesù. Ma a dominare la scena è il profumo: Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo (Gv 12,3). Intenso, impalpabile il profumo non lo vedi, non lo tocchi, eppure c’è, concreto, reale, e trasforma quel normale banchetto in qualcosa di prezioso, di assolutamente unico: In verità io vi dico: dovunque sarà annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche ciò che ella ha fatto (Mt 26,13). Tutta la Bibbia è attraversata da una vera e propria cascata di profumi: nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo, con ogni specie di alberi d’incenso, mirra, aloe e cassia con tutti gli aromi migliori (Ct 4,14). Stando ai tuoi piedi, o Salvatore, la donna versa l’unguento profumato sul tuo corpo, riempiendo tutto di profumo e riempiendo se stessa di profumo, il profumo del perdono, il profumo della Vita: il tuo nome infatti è unguento effuso (cfr. Ct 1,3b). E anticipa così, in certo qual modo, l’unzione del tuo corpo con aloe e mirra da parte di Nicodemo. Anche noi, all'inizio della Grande Settimana, come un vaso pieno di prezioso profumo, vogliamo versare ai tuoi piedi, o Signore, il nostro amore, la nostra gratitudine, il nostro pentimento. E come nardo prezioso, salga a te il nostro ringraziamento, o Salvatore che doni la vita per ciascuno di noi! sr Marialuisa

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