Memoria di San Domenico, sacerdote, che, canonico di Osma, umile ministro della predicazione nelle regioni sconvolte dall’eresia albigese, visse per sua scelta nella più misera povertà, parlando continuamente con Dio o di Dio. Desideroso di trovare un nuovo modo di propagare la fede, fondò l’Ordine dei Predicatori, al fine di ripristinare nella Chiesa la forma di vita degli Apostoli, e raccomandò ai suoi confratelli di servire il prossimo con la preghiera, lo studio e il ministero della parola. La sua morte avvenne a Bologna il 6 agosto.
Gv 6, 41-51
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo". E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?".
Gesù rispose loro: "Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
Parola del Signore.
«Alzati e mangia!»
Queste sono le parole che, nella prima lettura, l’angelo del Signore rivolge al profeta Elia, perseguitato per la sua fede. È rimasto il solo profeta fedele al Dio Vivente in tutto Israele, mentre il popolo ha tradito il Signore per servire gli idoli. Al fine di dimostrare chi è il vero Dio, Elia ha sfidato i numerosi falsi profeti al servizio della perfida regina Gezabele e, vinta la sfida, li ha estirpati dal paese. Condannato a morte, scappa nel deserto. È scoraggiato, non ce la fa più: vorrebbe che il Signore prendesse la sua vita. Ma il Signore non prende la sua vita, anzi: gliela restituisce. Gli offre un pane che lo rafforza e gli permette di camminare per quaranta giorni e per quaranta notti verso il monte Oreb.
Nel pane donato a Elia noi possiamo scorgere un’anticipazione del Pane di Vita di cui Gesù parla nel Vangelo di oggi, quando dichiara: « […] Io sono il pane della vita. […]Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». (Gv 6,48-51). L’evangelista Giovanni non risparmia energie per ribadire questa verità, cioè che, nutrendosi del Pane di Vita, ossia del Corpo e del Sangue di Cristo, (presenti sia nella Parola che nell’Ostia consacrata, per San Girolamo) si vive: Gesù disse loro: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». (Gv 6, 56.58).
Proprio sulla scorta di queste parole, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, definito apostolo della comunione frequente e quotidiana, così ribatteva alle resistenze del Teologo Borel: “Senta, mio caro Teologo, conosco io bene che gli autori non sono d’accordo sulla frequenza alla Comunione; ma noi andiamo più in su. Gesù Cristo nel suo Vangelo ci dice: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, sta in me, ed io in lui. Or dunque, le sembra che sia cosa buona rimanere noi nel Signore, ed il Signore con noi? Rispose il Teologo: Altro che buona, è ottima. - Ebbene, ripigliò allora il Santo, andiamo avanti. Questo semplice ragionamento bastò perché il pio sacerdote [Borel] non solo permettesse, ma inculcasse per l’avvenire la Comunione frequente”[1].
Noi abbiamo la grazia di poter ricevere il vero Pane della Vita, che ci conferisce la forza necessaria per camminare sulle strade accidentate del giorno dopo giorno. Dunque, andiamo avanti, sentiamoci anche noi esortati dalle parole rivolte ad Elia, «Alzati e mangia!», perché è in Cristo è la nostra forza, non nei nostri sforzi.
Maria Chiara
[1] P.P. Gastaldi, I prodigi della carità cristiana descritti nella vita di San Giuseppe Benedetto Cottolengo Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza sotto gli auspici di S. Vincenzo De’ Paoli, Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo, Torino 1959 (1882), p. 554.
Pubblicato sulla Gazzetta d'Asti
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