Festa della Trasfigurazione del Signore, nella quale Gesù Cristo, il Figlio Unigenito, l’amato dell’Eterno Padre, davanti ai santi Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, avendo come testimoni la legge ed i profeti, manifestò la sua gloria, per rivelare che la nostra umile condizione di servi da lui stesso assunta era stata per opera della grazia gloriosamente redenta e per proclamare fino ai confini della terra che l’immagine di Dio, secondo la quale l’uomo fu creato, sebbene corrotta in Adamo, era stata ricreata in Cristo.
Come Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra e trasportare fuori del mondo. Abbandoniamo la carne, abbandoniamo il mondo creato e rivolgiamoci al Creatore, al quale Pietro in estasi e fuori di sé disse: «Signore, è bello per noi restare qui» (Mt 17, 4).
Dal «Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore» da Anastasio sinaita, vescovo
Lc 9,28-36 (ANNO C)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa". Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!".
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Parola del Signore.
Il senso più profondo della Trasfigurazione non è il glorioso cambiamento d’aspetto di Gesù. Non è nemmeno l’apparizione di Mosè ed Elia. Non è neanche l’assurda proposta di Pietro di fare tre tende per trattenere il Maestro e i due profeti sul monte. Tutto questo, di per sé, è un contorno. Il cuore dell’evento, piuttosto, sta nell’affermazione di Dio Padre: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo» (Lc 9,35).
Dio Padre, nel Vangelo, è di poche parole: Gesù è la Sua Parola più efficace e, per questo motivo, ce lo indica come il Figlio eletto, amato. Pensiamo alla scena del Battesimo nel Giordano: E subito, uscendo dall’acqua, [Gesù] vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,10-11; cfr. Mt 3,16-17 e Lc 3,21-22); Allo stesso modo, Il Padre si riferisce a Lui nella Trasfigurazione: Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» (Mc 9,7, cfr. anche Mt 17,5).
Il Padre non vuole creare una distanza fra noi e Gesù chiamandolo Figlio amato, al contrario! Infatti, ci chiede di ascoltarlo, ossia di imparare da Lui come i fratellini imparano dal primogenito, perché, come scrive Giovanni del Cristo, Parola di Dio (il Verbo), nel prologo del suo Vangelo: Venne fra i suoi, /e i suoi non lo hanno accolto. // A quanti però lo hanno accolto / ha dato potere di diventare figli di Dio: / a quelli che credono nel suo nome, // i quali, non da sangue / né da volere di carne / né da volere di uomo, / ma da Dio sono stati generati (Gv 1,11-13).
Al Padre non importa se brilliamo nella vita o se siamo nascosti, non gli importa se siamo servi utili o inutili, e nemmeno se siamo peccatori. Gli interessa che ci lasciamo amare e ci abbandoniamo a Lui con fiducia come ha fatto Gesù, il nostro Fratello maggiore. Nel giorno del tuo concepimento, Dio ti ha detto: “Tu sei il figlio mio, l’amato, tu sei la figlia mia, l’amata”. Te lo ha ripetuto nel giorno della tua nascita e l’ha confermato inequivocabilmente con il battesimo. Non perdiamo l’occasione di ascoltare Gesù, di seguirlo, per potere scoprire in noi di essere amati come è amato Lui. In forza di questo Amore ha potuto affrontare la croce (è questo l’argomento di cui parla con Mosè ed Elia) e, nonostante provasse la distanza da Dio, su quella croce, prima di spirare, ha gridato: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (Lc 23,46). La nostra fede si basa proprio sul fatto che questo grido, con la Risurrezione, non è caduto nel vuoto.
Maria, tu per prima hai accolto la Parola di Dio e le hai permesso di prendere vita nella tua vita. Aiutaci a guardare a noi stessi e ad ogni essere umano come figli amati da Dio, proprio come hai fatto tu sull’esempio del tuo figlio Gesù.
Maria Chiara
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