Memoria di san Francesco, che, dopo una spensierata gioventù, ad Assisi in Umbria si convertì ad una vita evangelica, per servire Gesù Cristo che aveva incontrato in particolare nei poveri e nei diseredati, facendosi egli stesso povero. Unì a sé in comunità i Frati Minori. A tutti, itinerando, predicò l’amore di Dio, fino anche in Terra Santa, cercando nelle sue parole come nelle azioni la perfetta sequela di Cristo, e volle morire sulla nuda terra.
O come sono beati e benedetti coloro che amano il Signore e ubbidiscono al suo Vangelo! È detto infatti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutta la tua anima, e il prossimo tuo come te stesso» (Lc 10, 27). Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e pura mente, perché egli stesso questo ricerca sopra ogni cosa quando dice «I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4, 23). Dunque tutti quelli che l’adorano devono adorarlo in spirito e verità. Rivolgiamo a lui giorno e notte lodi e preghiere, perché dobbiamo sempre pregare e non stancarci mai (cfr. Lc 18, 1), e diciamogli: «Padre nostro, che sei nei cieli» (Mt 6, 9).
Dalla «Lettera a tutti i fedeli» di san Francesco d’Assisi
Mt 21, 33-43 Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
"La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi"?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Parola del Signore.
Nella parabola dei vignaioli ascoltiamo Gesù che rinfaccia ai farisei ciò che essi fanno: nell'ora decisiva rifiutano Dio e il suo inviato. Il popolo è la vigna. I fittavoli sono gli incaricati di Dio. Il Figlio è lui. Gli faranno come dice la parabola. Tuttavia Cristo destinato ad essere la chiave di volta del mondo redento, non fallisce la sua missione: diviene il fondamento del mondo nuovo attraverso la sua morte e risurrezione.
Ci troviamo di fronte al mistero del nostro Dio che non si impone con la sua onnipotenza, ma va incontro alla nostra libertà per non ottenere niente con la forza, ma desidera amore, amore incondizionato. L'uomo però quasi sempre dice di no. Di fronte al rifiuto dell'uomo Dio non rimane indifferente e nella morte del suo Figlio ci ha mostrato quanto egli soffra per il nostro rifiuto e come continui a colmarci della sua misericordia, a vincere il nostro rifiuto con il suo amore.
Nella nostra vita personale attraverso incontri, avvenimenti, letture o ispirazioni interiori Dio cerca di attirarci a Sé, di edificarci sulla pietra che è Cristo. Accogliamo la sua misericordia. Quando anche la nostra vita è toccata dall'esperienza di un fallimento o di un rifiuto non pensiamo che tutto sia finito, ma guardiamo a Cristo Gesù: se perseveriamo nell'amore e nel nostro cuore prevalgono i sentimenti di Gesù, anche per noi c'è la risurrezione.
Diceva san Giovanni Paolo II: "Non rifiutate Cristo voi che costruite il mondo umano". Ricordiamolo a noi stessi, preghiamo e operiamo perché senza di Lui non c'è salvezza, nè felicità, nè realizzazione umana.
sr Maria Daniela
C'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna...
Voglio cantare per il mio diletto il cantico d'amore per la sua vigna.
Dio degli eserciti, volgiti e guarda, dal cielo visita questa vigna.
I contadini non hanno consegnato il raccolto perchè volevano impadronirsi della vigna facendo fuori l'erede... ma la vite piantata dal Padre non può essere "scartata". E' la pietra d'angolo... (la radice) della nuova vigna che il Padre affiderà ai discepoli dell'erede.
Anch'io sono una piccola vigna del Signore. Tutti abbiamo ricevuto da Dio e dobbiamo rispondere a Lui col far fruttificare la nostra piccola vigna.
Solo restando unita - uniti - alla vera vite produrrà i miei frutti.
Dice Gesù: Io sono la vite e voi i tralci. Chi rimane in me e io in Lui, questi porta molto frutto, perchè senza di me non potete fare nulla ( Gv 15,5).
Questa vite piantata dal Padre, che è Gesù, ha dato il suo frutto: si fa cibo e bevanda di salvezzza per tutti coloro che vogliono nutrirsi del suo frutto.
Venite mangiate il mio Pane e bevete il vino che ho preparato per voi (Pro 9,5).
Questo è il vino vendemmiato dalla vite che dice: Io sono la vera vite.
Mangiate, amici, bevete e inebriatevi o cari (Ct 5.15).
Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la santa vite di Davide... che a noi rivelasti per mezzo di Gesù tuo Figlio (Didachè).
sr M. Emanuela
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