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3 settembre 2019 - martedì XXII settimana TO

Aggiornamento: 16 feb 2020

Memoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo avere intrapreso la vita monastica, svolse l’incarico di legato apostolico a Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistemò le questioni terrene e come servo dei servi

si prese cura di quelle sacre. Si mostrò vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere in ogni modo i bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare

e propagare ovunque la fede, scrivendo a tal fine celebri libri di morale e di pastorale. Morì il 12 marzo. (dal Martirologio Romano)


Che razza di sentinella sono dunque io, che invece di stare sulla montagna a lavorare, giaccio ancora nella valle della debolezza? Però il creatore e redentore del genere umano ha la capacità di donare a me indegno l'elevatezza della vita e l'efficienza della lingua, perché, per suo amore, non risparmio me stesso nel parlare di lui.

Dalle «Omelie su Ezechiele» di san Gregorio Magno, papa


 

Lc 4, 31-37 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c'era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Parola del Signore.


Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.

Gesù, al sabato, ammaestrava la gente. Il sabato, il riposo era osservato da tutti gli ebrei, che, liberi dal lavoro, si recavano in sinagoga e si mettevano in ascolto. Quel sabato il “predicatore” è diverso, le sue sono parole forse già udite, già conosciute, parole della Scrittura che però pronunziate da Lui, perforano il cuore, mettono a nudo la coscienza, consolano o trafiggono, mai lasciano indifferenti, sono PAROLE autorevoli perché VIVE.

La reazione del mondo del male non si fa attendere. Un grido squarcia il silenzio: «Basta! Sei venuto a rovinarci?».

La presenza di Gesù provoca il grido.

Quando Maria incontra Elisabetta, questa grida, esclama a gran voce: «Benedetto il frutto del tuo grembo», mossa dallo Spirito di Dio.

Quest’uomo, in sinagoga grida mosso dallo spirito del male.

Quando la parola di Gesù ci raggiunge, osserviamo quale reazione suscita nel nostro cuore, può accendere il Magnificat come può essere “rovina” per il nostro orgoglio.

Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. Egli parla con autorità, la sua parola è spada che trafigge l’anima. (Cfr Lc 2,34-35)

Non lasciamoci dominare dalla paura, esponiamoci fino in fondo alle Sue che sono sempre Parole di Vita Eterna, anche e soprattutto quando intimano al male che è in ciascuno: TACI ESCI!.

«L’uomo non è libero, è invece abitato dal male. Ne ascolta la voce, lo esegue, vi si avviluppa dentro come un baco da seta nel suo bozzolo. Ha bisogno quindi di esserne liberato per diventare farfalla e volare nella luce.». (Silvano Fausti, Una comunità legge il Vangelo di Luca)

sr M. Bruna

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