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3 dicembre 2023 - 1a domenica di Avvento

Mc 13, 33-37

Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

 Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.

 Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».


Parola del Signore.


Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!

[«]Vegliate!» (Mc 13,33.35.37).

Oggi, I Domenica di Avvento, inizia un nuovo anno liturgico, ma, invece di sentirci augurare: Buon anno!, ci è ripetuto più volte: Vegliate!.

Ripercorrendo il Nuovo Testamento, si scopre che questa esortazione ricorre di frequente: pensiamo a Gesù nel Getsemani, per esempio, quando supplica Pietro, Giacomo e Giovanni di vegliare con Lui (cfr. Mt 26, 37-38.40-41; Mc 14,34.37-38). Già prima della Passione, in realtà, l’invito a vegliare si faceva pressante, incorniciato da parabole come quella delle vergini sagge e delle vergini stolte, o come nel caso di oggi, dei servi che aspettano il ritorno del padrone (cfr. Mt 24 e 25). Anche Pietro, nella sua Prima Lettera, scriverà: Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze sono imposte ai vostri fratelli sparsi per il mondo (1Pt 5,8-9). Paolo non sarà da meno, incoraggiando i propri discepoli: In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi (Ef 6,18).Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie (Col 4,2).

In che senso, dunque, bisogna vegliare? Non certo rinunciando al riposo, facendo le notti in bianco. Come deduciamo dai riferimenti scritturistici appena citati, la veglia ha qualcosa a che fare con la preghiera e la sobrietà. Vegliare è stare con Gesù non solo nei momenti esaltanti come durante i discorsi alle folle, i miracoli, ma anche (e soprattutto) quando le circostanze che si vivono appesantiscono le palpebre del cuore, quando si soffre e si vorrebbe dimenticare tutto nel sonno. E perché bisognerebbe preferire la veglia al sonno, la preghiera alla chiusura, la sobrietà alla sbornia (di qualsiasi genere) per dimenticare la sofferenza? Semplicemente perché fuggire da un problema non lo risolve. Far finta che non esista non lo cancella. Prendersene carico da soli schiaccia. Vegliare con Chi per primo ha attraversato tutte le sofferenze e le ha vinte, sconfiggendo persino la morte dal suo interno, non elimina il problema, ma cambia i nostri occhi per guardarlo e per vedere che proprio lì dentro entra il Signore della Vita per incontrarci.

Vegliare, tra l’altro, non è un atteggiamento che riguarda solo noi stessi. È sinonimo di custodire, di prendersi cura. Ci stiamo preparando al Tempo di Natale e fra poche settimane ascolteremo dal Vangelo della nascita di Gesù: C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge (Lc 2,8). È vegliando, cioè custodendo le pecore a loro affidate, che nella notte i pastori incontrano il Salvatore.

Signore, insegnaci a vegliare, cioè ad essere sobri per vivere l’attesa di Te in qualsiasi circostanza con lucidità, e a pregare sempre, per saperci prendere cura di chi ha bisogno, per incontrarti anche nelle notti della vita. Amen.

Sr. Maria Chiara Amata


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