Mt 22, 34-40
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Parola del Signore.
Per metterlo alla prova …
Nel Vangelo di questa domenica, siamo chiamati a porre lo sguardo su come Gesù si relaziona con quelli che lo mettono alla prova. Anche noi possiamo imparare molto dal cuore, dai sentimenti, dagli atteggiamenti del Maestro. I farisei sono venuti a sapere che Gesù ha chiuso la bocca ai sadducei: tra farisei e sadducei non c’era una grande amicizia, si trovavano discordi su alcuni temi della tradizione giudaica, primo fra tutti quello della risurrezione dei corpi. Sembra quasi che i farisei vogliano portare Gesù dalla loro parte, visto che lo mettono alla prova quando sanno che con i sadducei la partita era in qualche modo chiusa.
I farisei sono scrupolosi osservanti della Legge e della tradizione di Mosè, e interrogano il Maestro proprio a riguardo della Legge, della quale si sentono custodi e fedeli garanti. Chiedono a Gesù di esprimere quale sia, secondo Lui, il più grande comandamento della Torah. Sappiamo bene che con il termine Torah, che traduciamo con Legge, non intendiamo affatto qualcosa di legalistico, di formale, di giuridico, ma l’istruzione che viene dal Signore per il suo popolo, affinché cammini nelle sue vie. La Torah è l’insegnamento di Dio, un insegnamento di amore, che viene da un padre, e non da un padrone legalista, pronto a controllare con scrupolosità l’osservanza o meno dei precetti. I farisei sono lontani anni-luce da questa visione di Dio come Padre, proprio ciò che Gesù è venuto a rivelarci: con tanta sapienza, Gesù richiama le parole del Decalogo, ma fa un’aggiunta preziosa. Non basta, infatti, amare Dio con tutto il cuore se poi non cerchiamo di vivere anche il secondo comandamento, ossia amare i fratelli come noi stessi. All’Angelus del 4 novembre 2018, commentando questo brano di Vangelo, Papa Francesco ci ha detto: “Scegliendo queste due Parole rivolte da Dio al suo popolo e mettendole insieme, Gesù ha insegnato una volta per sempre che l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono inseparabili, anzi, di più, si sostengono l’un l’altro. Pur se posti in sequenza, essi sono le due facce di un’unica medaglia: vissuti insieme sono la vera forza del credente! Amare Dio è vivere di Lui e per Lui, per quello che Lui è e per quello che Lui fa. … Dio, che è amore, ci ha creati per amore e perché possiamo amare gli altri restando uniti a Lui. Sarebbe illusorio pretendere di amare il prossimo senza amare Dio; e sarebbe altrettanto illusorio pretendere di amare Dio senza amare il prossimo. Le due dimensioni dell’amore, per Dio e per il prossimo, nella loro unità caratterizzano il discepolo di Cristo”.
Gesù insegna ai farisei che da queste due parole dipendono tutta la Torah e tutti i Profeti, cioè la maggior parte della Bibbia ebraica. Quasi a dire loro: se volete intendere …! Sia donato anche a noi di camminare nelle vie del Signore, per accogliere e testimoniare questo luminoso insegnamento di Gesù nella vita di ogni giorno.
Sr Anna Maria
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