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Immagine del redattoreComunità Monastero Adoratrici

18 settembre 2021 - sabato della XXIV settimana del T.O.

Nacque nel 1863 a Pogliano Milanese nel nord Italia. Frequentò il Seminario della Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino, fondata da san Giuseppe Benedetto Cottolengo. Ordinato sacerdote il 18 settembre 1886, fu accolto nella comunità dei sacerdoti del Cottolengo. Si dedicò intensamente alla predicazione, al ministero della confessione, all’insegnamento e alla direzione spirituale nella Piccola Casa e nei seminari dell’archidiocesi torinese. Fu altresì provicario generale e vicario per la vita consacrata. Morì a Torino il 7 maggio 1939 lasciando un mirabile esempio di dedizione e di carità apostolica.


Riceviamo tutto con riconoscenza e se le nostre forze non sono sufficienti preghiamo il buon Dio a darci i suoi soccorsi: anche Lui volle avere il buon Cireneo come aiuto nel portare la sua croce.

Se talvolta a noi sembra di ricevere dal cielo il rovescio di quanto si medita e si prega, noi che dobbiamo vivere di fede dobbiamo ricordare che le tribolazioni, le malattie, le avversità di fortuna sono in realtà vere grazie e strumenti che l’amorosa Provvidenza adopera per la purificazione e la santificazione delle anime nostre, per il nostro bene spirituale ed eterno.

Dalle lettere del Beato Francesco Paleari a suor Orsola Mocchetti

Dal Vangelo secondo Giovanni15, 9-17


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Parola del Signore.

Rimanete nel mio amore.

Rimanete nel mio amore: colpisce in questo brano di Vangelo, l’insistenza di Gesù sul verbo “rimanere”. E vien subito in mente quello stare di Maria ai piedi della Croce, nonostante tutto e tutti, ferma nell’amore e nella speranza…. O ancora la supplica dei due discepoli di Emmaus: Signore, rimani con noi. Egli allora entrò per rimanere con loro (Lc 24,29). Io sono l’Emmanuele, il Dio-con voi, ci dice Gesù. Rimanete con me, nel mio amore, accoglietelo nel più profondo di voi stessi, perché chi rimane nell’amore rimane in me e io rimango in lui (cfr. 1Gv 4,16b). Lasciatelo germogliare dentro di voi e al momento giusto, quel piccolo seme d’amore porterà molto frutto, un frutto destinato a rimanere per sempre.

Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore (1Cor 15,58).

E questa è l’opera del Signore, il suo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato (Gv 15, 12). Perciò, se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore (Gv 15,10), perché Dio è amore e chi li osserva rimane in Dio e Dio in lui (1Gv 3,24). E da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in Dio, deve comportarsi come lui si è comportato (1Gv 2,6).

Lo hanno capito molto bene i Santi, tra cui don Francesco Paleari, di cui oggi celebriamo la memoria, che hanno saputo rimanere nel Suo Amore, Lo hanno custodito e per questo hanno portato un frutto che dura per la vita eterna.

Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11). Allora: avanti in Domino non per forza, ma per amore, anzi per forza d’amore (don Francesco Paleari).


sr Marialuisa

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