Memoria di santa Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa: entrata ad Ávila in Spagna nell’Ordine Carmelitano e divenuta madre e maestra di una assai stretta osservanza, dispose nel suo cuore un percorso di perfezionamento spirituale sotto l’aspetto di una ascesa per gradi dell’anima a Dio; per la riforma del suo Ordine sostenne molte tribolazioni, che superò sempre con invitto animo; scrisse anche libri pervasi di alta dottrina e carichi della sua profonda esperienza.
Che cosa possiamo desiderare di più, quando abbiamo al fianco un così buon amico che
non ci abbandona mai nelle tribolazioni e nelle sventure, come fanno gli amici del mondo? Beato colui che lo ama per davvero e lo ha sempre con sé!
Dalle «Opere» di santa Teresa di Gesù, vergine
Mt 22, 1-14
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
"Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".
Parola del Signore.

Venite alle nozze!
Chissà quante volte ci sarà capitato di ricevere un invito alle nozze di qualche parente, magari anche di qualche amico che ci ha chiesto di essere suo testimone, e come vi abbiamo risposto? Certamente con gioia, mettendoci in gioco, andandoci a comprare un abito bello, preparando tutto il necessario perché la festa riesca bene e il giorno resti indimenticabile … Ma di fronte all’invito alle nozze che Dio, in Gesù, continuamente ci rinnova perché desidera averci suoi commensali al banchetto della vita eterna, come rispondiamo? E’ indubbio che ciò che ci aspetta sia un banchetto di nozze: Dio vuole celebrare queste nozze con il suo popolo, e lo fa in maniera esplicita fin dall’Antico Testamento. Perché è un Dio amante, fino ad essere geloso, perché vuole salvarci, vuole essere nostro Padre, vuole farci entrare nella “terra promessa” della vita eterna. Una volta udii presentare questa immagine, a proposito dell’escatologia, delle cose ultime che ci attendono: è come fra due che si amano. Lui dice a lei: adesso vado a preparare un posto per noi due, dove non dovrai più invitarmi ogni giorno a prendere un caffè, ma dove avremo tutta l’eternità per stare sempre insieme. Gesù ci ha preparato un posto con la sua morte e risurrezione, con la consegna della sua vita al Padre per salvarci dai nostri peccati. In fondo, si tratta di pensare secondo quanto proposto da un grande teologo contemporaneo, come Moltmann: che nella fine ci sia l’inizio. Pensare che nella fine ci sia un nuovo inizio, ci orienta a vivere partendo dalla fine, da ciò che ci sta davanti. Pensare partendo dal futuro ci offre la possibilità di vedere quello che naturalmente non vedremmo; mentre pensare partendo dal presente, ci fa correre il rischio di ripiombare su una visione moralistica anche a riguardo delle stesse questioni escatologiche, appiattendole. Uno dei rischi più grandi è dimenticare che ciò che rimarrà per sempre, alla fine dei tempi, è proprio la carne di Cristo Risorto!
In qualche modo, il Vangelo di oggi ci invita alla speranza cristiana, quella vera: una speranza di vita oltre la morte, perché è compimento di questa vita, e non di un’altra verso la quale fuggire. La speranza oltre la morte non produce disprezzo nei confronti dei beni presenti; ma è speranza che consente apprezzamento, gratitudine, dedizione alla promozione dei beni presenti, pure nella lucida e sobria consapevolezza del limite, della morte. “Le ragioni che giustificano l’attesa della vita eterna, da vivere nel nuovo mondo di Dio, stanno nella fedeltà che Dio ci ha mostrato nella storia, stanno nel Cristo che è risorto dai morti e nell’esperienza di una vita vissuta nello Spirito di Dio. Camminare verso la vita eterna altro non vuol dire se non trarne le dovute conseguenze e ridefinire gli orizzonti alimentati dalla speranza che queste motivazioni ci infondono” (Moltmann J., Nella fine l’inizio – Una piccola teologia della speranza, p. 247).
Sr Anna Maria
pubblicato sulla Gazzetta d'Asti
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