Memoria della deposizione di san Bonaventura, vescovo di Albano e dottore della Chiesa, che rifulse per dottrina, santità di vita e insigni opere al servizio della Chiesa. Resse con saggezza nello spirito di san Francesco l’Ordine dei Minori, di cui fu
ministro generale. Nei suoi molti scritti unì una somma erudizione a una ardente pietà. Mentre si adoperava egregiamente per il II Concilio Ecumenico di Lione, meritò di giungere alla visione beata di Dio.
Chi si rivolge a questo propiziatorio con dedizione assoluta, e fissa lo sguardo sul crocifisso Signore mediante la fede, la speranza, la carità, la devozione, l’ammirazione, l’esultanza, la stima, la lode e il giubilo del cuore, fa con lui la Pasqua, cioè il passaggio; attraversa con la verga della croce il Mare Rosso.
Dall’opuscolo «Itinerario della mente a Dio» di san Bonaventura, vescovo
Mt 10, 34 -11, 1
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Parola del Signore.

Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Gesù vuole dirci che esiste un legame profondo fra il discepolo e il Maestro, tanto che chi accoglie il discepolo, accoglie Gesù e, nell’accoglierlo, accoglie anche il Padre, che ha inviato il Figlio quale Signore e Maestro in mezzo a noi, perché come dice Gesù: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30). Nel discepolo vive lo spirito del suo Maestro. Dunque chi accoglie il discepolo di Gesù, con tutto il rispetto e la venerazione che gli è dovuta, perché riconosce in lui Uno più grande di lui, avrà la gioia di scoprire che attraverso di lui è veramente il Signore a parlargli e potrà ripetere con stupore le parole di Giacobbe: Il Signore è qui e io non lo sapevo (cfr Gen 28,16).
Ma l’amore per il Signore Gesù deve avere il primo posto nel cuore di chi è chiamato e decide di seguirlo: “Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via…” (Dt 6,5-7). Se il credente segue e vive per Gesù, le sue scelte, piccole o grandi, e il suo agire diranno la sua fede, senza che lui se ne accorga; egli trasmetterà ciò in cui crede: la sua vita, le sue parole, i suoi passi tracceranno il cammino (cfr Sl 85,14) e lasceranno un’impronta anche nella vita dei suoi figli, di coloro che verranno dopo di lui.
Gesù, Principe della pace, ci dona una spada per strappare, per togliere ciò che potrebbe arrestare la crescita della vita nuova in noi, vita che Egli continuamente ci dona. Se desideriamo con tutto il cuore la vita nuova, essa, giorno dopo giorno, crescerà in noi e darà frutti di pace, giustizia, carità...
Chiediamo a Bonaventura, di cui oggi la liturgia fa memoria, a lui che, insieme a Francesco, è stato discepolo del Signore Gesù, di aiutarci nel nostro cammino di discepoli.
Sr. Chiara
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