14 settembre 2025 - 24a Domenica del T.O. anno C
- Comunità Monastero Adoratrici

- 13 set
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Festa della esaltazione della Santa Croce, che, il giorno dopo la dedicazione della basilica della Risurrezione eretta sul sepolcro di Cristo, viene esaltata e onorata come trofeo della sua vittoria pasquale e segno che apparirà in cielo ad annunciare a tutti la seconda venuta del Signore.
Noi celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi.
Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo
Gv 3, 13-17 Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Parola del Signore.

Il brano di questa festa, l’Esaltazione della Santa Croce, che in questo anno cade di domenica e a cui la liturgia domenicale fa spazio, è preso dal dialogo di Gesù con Nicodemo, maestro d’Israele. Nicodemo va da Gesù di notte con i suoi interrogativi. Questa non è, forse, una immagine anche di tanti nostri incontri con Gesù? Anche noi, donne e uomini del 2000, spesso ci rivolgiamo a Gesù di notte, nel cuore delle nostre prove e gli portiamo i nostri interrogativi, le nostre inquietudini. «Il cammino della fede» diceva Papa Francesco «inizia quando, con la grazia di Dio, facciamo spazio all’inquietudine che ci tiene desti; quando ci lasciamo interrogare, quando non ci accontentiamo della tranquillità delle nostre abitudini, ma ci mettiamo in gioco nelle sfide di ogni giorno» (Francesco, Omelia 6 gennaio 2023).
Gesù risponde a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna». Con queste parole Egli spiega il senso della sua venuta nel mondo. Il Figlio è venuto nel mondo per volontà del Padre, per offrire la sua vita per noi, perché nessuno vada perduto, tutti siano salvati.
La croce, innalzata sul Calvario, segno della nostra salvezza, diventa riferimento unico nella storia dell’umanità: il Signore Gesù ha donato la sua vita per noi – «ci amo fino alla fine» – non conosciamo Amore più grande di questo. È da questo Amore, che ci ha salvati, che possiamo imparare ad amare sul serio, volgendo il nostro sguardo a Lui, Crocifisso e Risorto per amore. L’Amore che Lui ha vissuto, l’Amore che Egli ci dona non potrà che condurci nella fedeltà e nella fiducia, colmando di speranza i nostri giorni anche nei momenti più bui.
Oggi è il compleanno di Papa Leone XIV e allora, in questa festa, lo affidiamo al Signore Gesù perché, con il suo aiuto, egli possa guidare i credenti e l’intera umanità verso la pace sotto il segno benedetto della Croce. Interceda la Beata Vergine Maria, madre del Signore Crocifisso e Risorto e di tutti gli uomini.


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