Mt 18, 15-20
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
"Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro".
Parola del Signore.
Pagano e pubblicano?
Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano (Mt 18,17).
La pagina di Vangelo di oggi propone due temi: la correzione fraterna e, in coda, la preghiera comunitaria. Il primo argomento occupa un posto di rilievo, anche se eviteremmo volentieri di affrontarlo. Infatti, quando qualcuno commette una colpa nei nostri confronti, è più facile optare per altre soluzioni che per la correzione. Alcuni pensano alla vendetta: chi la fa l’aspetti. Qualcuno mi calunnia? Perché non dovrei pagare con la stessa moneta? Perché se mi vendico l’esperienza mi dice non solo che non sono cristiano, dal momento che Cristo non ha agito così nemmeno sulla croce, ma anche che, se al male aggiungo altro male, la catena del male non si spezza mai. E se non si interrompe personalmente questa catena, non ha senso lamentarsi perché il mondo procede male. Un’altra possibilità, perciò, potrebbe essere: perdono, ma faccio finta che vada tutto bene. Il perdono è ottima cosa, anzi, la più auspicabile. Tuttavia, l’accoppiata misericordia-buonismo non regge. Infatti, se voglio bene a un fratello o a una sorella, come posso sopportare che perseveri nel fare il male? Come posso fare finta che vada tutto bene? Prima o poi il male che compie gli si ritorcerà contro. Non posso perdonare per il mio quieto vivere e lasciare che lui o lei cada nella fossa che si sta scavando.
Ecco, allora, che entra in gioco la pratica un po’ indigesta della correzione fraterna. Qualcuno sparla di me? Invece di fare altrettanto nei suoi riguardi o, al contrario, di lasciar cadere, vado dal tale e, a tu per tu, chiedo spiegazioni. Anche Gesù l’ha fatto quando ha ricevuto uno schiaffo davanti al sinedrio che lo condannava a morte (cfr. Gv 18,22-23). E se non si ravvede? Chiamo qualche testimone che conosce la situazione. E se si ostina nel suo male? Secondo il Vangelo di oggi, il cerchio dei testimoni si allarga alla comunità. In parole povere, tentiamole tutte, ma fraternamente, con l’aiuto di fratelli e sorelle, non di tribunali. E se ancora non ne vuole sapere di pentirsi? Sia per te come il pagano e il pubblicano. Potrebbe sorgere una perplessità. Che significa? Devo escludere questa persona dalla mia vita? 2000 anni fa sarebbe stata l’interpretazione corretta. Pagani e pubblicani erano la feccia della società in cui viveva Gesù. Però, Lui come li ha trattati? Ne ha avuto disprezzo? Non pare, dal momento che condivideva la mensa anche con loro (cfr. Mt 9,10), li chiamava al suo seguito (cfr. Lc 5,27), e a volte li proponeva come modello di umiltà e fede (cfr. Mt 15,21-28; Lc 18,9-14). Per Dio non ci sono pagani e pubblicani, ma al massimo pecorelle smarrite e figli prodighi (cfr. Lc 15), perciò considerare chi ci danneggia e non si pente come un pubblicano e un pagano non signifca escluderlo, ma amarlo, attenderlo e pregare insieme alla comunità per la sua conversione.
Sr. Maria Chiara Amata
pubblicato sulla Gazzetta d'Asti
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