San Giuseppe lavoratore, che, falegname di Nazareth, provvide con il suo lavoro alle necessità di Maria e Gesù e iniziò il Figlio di Dio al lavoro tra gli uomini. Perciò, nel giorno in cui in molte parti della terra si celebra la festa del lavoro, i lavoratori cristiani lo venerano come esempio e patrono.
L’uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di sottomettere a sé la terra con tutto ciò che è contenuto in essa, di governare il mondo nella giustizia e nella santità, di riconoscere Dio come creatore di tutto e, conseguentemente, di riferire a lui se stesso e tutto l’universo, di modo che, assoggettate all’uomo tutte le cose, il nome di
Dio sia glorificato su tutta la terra.
Dalla Costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
Mt 13, 54-58
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?". Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Parola del Signore.

Gesù entra nella sinagoga del suo paese, Nazareth.
Il guaio è che lo conoscono troppo. Sanno che è figlio di Giuseppe.
Può il figlio di un falegname insengare come insegna lui e operare i prodigi che opera lui?
Così egli diventa per loro motivo di scandalo.
Non sia così per noi. Anzi, il fatto che il suo padre putativo era Giuseppe, ci faccia credere ancor di più in lui, uomo Dio che parla delle cose di Dio e compie le opere di Dio.
sr M. Angela
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