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7 gennaio 2020 - giovedì dopo l'Epifania

Gv 1, 43-51 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.

Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».

Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».

Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo».

Parola del Signore.

«Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi»

La liturgia d’inizio anno, continua a farci riflettere sul grande mistero del Natale. Il fatto che Dio si è fatto uomo, non si esaurisce con la nascita di Gesù a Betlemme, bensì continua in tutta la vita e la missione di Gesù.

Gesù si fa piccolo e limitato, si presenta debole e bisognoso. Può fare ben poco da sé: ha bisogno dell’aiuto degli altri, di noi, di te che stai leggendo. Ecco, infatti, che la sua prima parola, quando inizia a predicare, è “convertitevi”.

Dio si fa incontro agli uomini, ma se gli uomini non si fanno incontro (non vengono verso di Lui), non si può fare molto.

Abbiamo tante possibilità per rispondere alla chiamata del Signore e assumere la nostra parte d’impegno: all’interno e a servizio della comunità, nella vita quotidiana, negli ambienti del lavoro. Anche una persona anziana, sola o ammalata può donare tanto, può pregare, e unire la sua sofferenza a quella vissuta da Gesù.

L’importante è essere consapevoli che non si può pensare di essere cristiani compiendo soltanto qualche pratica religiosa, o recitare frettolosamente qualche preghiera e sentirsi a posto.

Siamo tutti in servizio con la nostra vita, tutti chiamati a custodire la bellezza e la purezza dei nostri fratelli.

Buona giornata

Sr M. Barbara

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