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3 gennaio 2021 - II domenica dopo Natale

Santissimo Nome di Gesù, il solo in cui, nei cieli, sulla terra e sotto terra, si pieghi ogni ginocchio a gloria della maestà divina.


Lc 1, 26-38 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore.

... Rallegrati, piena di grazia ...

Carissimi amici, in questa 2° domenica di Natale, siamo invitati, come nel giorno di Natale, a contemplare la luce vera che splende nelle tenebre, il Verbo di Dio fatto carne e che venne ad abitare in mezzo a noi.

Sul mondo sembrano essere scese le tenebre, per il dolore che viviamo a tutti i livelli e ci sembra che non ci sia una via d’uscita. Il Natale non ha portato via l’epidemia, il dolore del mondo, “apparentemente” è tutto come prima, oppure peggio. Sembrerebbe che questo nuovo anno non ci prospetti grandi e belle cose.

Prima chiediamoci: Che cos’è la tenebra? Letteralmente, è la totale mancanza di luce: notte fonda. Viviamo la notte nel nostro tempo e sotto diverse sfumature, nei nostri cuori.

La notte è luogo abitato dalla seduzione: pensiamo ai tanti divertimenti notturni, ai tanti pensieri, desideri e sogni che ci accattivano. La notte è luogo abitato dal turbamento per le tante cose che ci capitano e di cui non capiamo il senso. La notte è luogo abitato dalla sofferenza: pensiamo alle volte in cui dobbiamo mandare giù bocconi amari per ciò che la vita ci presenta, pensiamo alle lacrime che versiamo per le preoccupazioni, per le sofferenze fisiche, psichiche e morali, per la perdita dei nostri cari, per i nostri tormenti e ferite interiori. La notte è luogo abitato dalla tentazione, dove siamo soli con ciò che ci abita dentro, senza nessun appoggio umano. La notte è anche luogo abitato dallo stupore per le meraviglie della vita: pensiamo alla nascita di un bambino. Infine, la notte è un mistero abitato dalla divinità di Dio.

Il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare e rischiarare le nostre notti, ma Lui rispetta immensamente la nostra libertà. Ci vuole il nostro piccolo-grande consenso perché Lui possa entrare nelle nostre notti.

Lui bussa alla porta del nostro cuore. “Eccolo, egli sta dietro il muro, guarda dalla finestra, spia attraverso i cancelli”(Ct 2,9). S. Bernardo commenta: “Egli si accostò alle pareti quando aderì alla carne. La carne è la parete, e l’accostarsi ad essa dello Sposo è l’incarnazione del Verbo. I cancelli e le finestre per le quali si dice che egli guarda, penso che siano i sensi corporei e i sentimenti umani attraverso i quali fece esperienza di tutte le umane necessità”. Egli ha preso su di sé le nostre debolezze, le nostre notti e si è caricato dei nostri dolori, ci capisce come nessun’altro può farlo. Noi siamo opera delle Sue mani, Lui ha plasmato il nostro cuore e ci ha tessuto nelle viscere di nostra madre. Lui vuole fare di noi “un’umanità aggiunta”.

Possiamo sentire rivolte a noi queste parole all’inizio di questo nuovo anno:

“Alzati, amica mia/amico mio e aprimi, presto, voglio abitare nella “tua casa”!” .

“Aprimi, vieni a me, donami la tua vita, ed io ti mostrerò quanto sei importante per il mio cuore.

Io vengo con il desiderio ardente di consolarti e di darti forza, di risollevarti e di fasciare tutte le tue ferite. Ti porto la mia luce per dissolvere le tue tenebre e tutti i tuoi dubbi.

Ti porto la mia pace, pur in mezzo a tutte le tue prove.

Desidero benedirti e vivere in te la mia vita.

Abbi fiducia in me.

Permettimi di entrare nella tua vita e di prendermene cura”. (Tratto dalla “Meditazione basata sugli insegnamenti spirituali di Santa Madre Teresa di Calcutta).


Con Lui, che fa di noi un corpo solo, attraverseremo il deserto della vita di giorno in giorno fino all’ultimo giorno, quando vedremo il Suo Volto e porteremo il suo nome sulla fronte. Allora non vi sarà più notte e non avremo più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio ci illuminerà e vivremo per sempre con Lui. Dobbiamo solo credere che a Dio tutto è possibile, e “spalancarGli le porte” della nostra “casa”!

Buona domenica a tutti voi!

Sr. M. Benedetta



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