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29 settembre 2019 - domenica XXVI settimana TO

Aggiornamento: 16 feb 2020

Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente.


Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.

Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa

 

Lc 16, 19-31 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma". Ma Abramo rispose: "Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».

Parola del Signore.

Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco

Figlio, ricordati che nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali... ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti (Lc 16,25).

Dio concede a chi gli è gradito, sapienza e gioia, mentre al peccatore dà la pena di raccogliere e di ammassare per colui che è gradito a Dio (Qo 2,26).

Chi opprime il povero disonora il suo creatore, lo glorifica chi ha pietà dell’umile (Pro 14,31).

Chi ha l’occhio generoso sarà benedetto perché egli dona del suo pane al povero (Pro 22,9).

Figlio, va a vedere se incontri qualche povero, qualcuno che con tutto il cuore si ricordi del Signore e conducilo perché pranzi insieme con noi (Tob 2,2).

Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi e ciechi; sarai beato perché non hanno la possibilità di ricambiarti (Lc 14,13).

Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore che gli ripagherà la buona azione (Pro 1,17).

Venite benedetti dal Padre mio, ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere (Mt 25,34)

Il ricco non ha fatto nessuna di queste buone azioni... Era pieno di possibilità per aiutare chi aveva bisogno ma non usò bene la sua ricchezza.

Ha chiuso l’orecchio al grido del povero, invocherà a sua volta e non otterrà risposta (Pro 21,13).

Non temere se qualcuno s’arricchisce, se aumenta lo sfarzo della sua casa, poiché alla sua morte non porterà via nulla... (Sl 49,17) neppure una goccia d’acqua!

A Lazzaro, il povero, che giaceva alla porta del ricco... bramoso di sfamarsi delle briciole che cadevano dalla sua mensa, Dio ha preparato una mensa e un calice che trabocca. All’abbondanza di sofferenza una abbondanza di gioia (cfr. Sl 22).

Dio vuole che tutti gli uomini si salvino (1 Tm 2,41).

Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché quando essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne (Lc 16,9).

Chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli... non perderà la sua ricompensa (Mt 10,42).

Non accumulate tesori sulla terra... accumulate invece tesori nel cielo... perché la dov’è il tuo cuore, sarà anche il tuo tesoro (Mt 5,19).

Dov’è il mio cuore?

Se uno possiede ricchezze del mondo e, vedendo il proprio fratello che si trova nel bisogno, gli chiude il cuore, come l’amore di Dio può essere in lui? Figli non amiamo con le parole e con la lingua, ma con le opere e nella verità (1Gv 3,17).

Signore, concedici la vera ricchezza: l’amore vero per te e per tutti i fratelli.

Sr M. Emanuela



Questa parabola contrappone, come spesso avviene nel vangelo di Luca, due personaggi che manifestano atteggiamenti opposti. Il ricco senza nome, chiuso nel suo egoismo, attento ai suoi bei vestiti ed al suo cibo, non si accorge, non vede la presenza del povero Lazzaro (il povero ha un nome), che giace alla sua porta affamato e coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco.

Come sappiamo anche dalla narrazione della guarigione della figlia della cananea, era consuetudine dei ricchi usare piccoli pezzi di pane per pulirsi le mani durante il pasto, questi frammenti erano gettati a terra e costituivano cibo per i cagnolini…

La donna cananea, stupisce Gesù con la sua umiltà e fede, paragonando se stessa proprio ad un cagnolino che chiede di cibarsi con le briciole che cadono dalla tavola dei figli. (Mt 15, 21-28; mc 7,24-30).

Il ricco è cieco e duro di cuore, gli stessi animali manifestano più compassione di lui, leccando le piaghe del povero Lazzaro.

Gesù, da ricco si fece povero e, coperto di piaghe, bussa alla porta delle nostre false ricchezze, delle nostre sicurezze, dei nostri perfezionismi…

La morte coglierà ricchi e poveri e rovescerà le sorti , facendo giustizia.

Chiediamo al Signore, finché siamo in tempo, di aprirci il cuore alla presenza dell’altro, affinché smettiamo di pensare solo al soddisfacimento dei nostri bisogni. Gesù, nella persona dei poveri bussa anche oggi alla porta del nostro cuore, se gli apriamo, il giorno del giudizio ci dirà: ero affamato e mi avete dato da mangiare, nudo e mi avete vestito, malato ed in carcere e mi avete visitato.

Se non lo riconosciamo oggi dopo sarà troppo tardi, Abramo ci risponderà: figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro i suoi mali: ora lui è nella gioia e tu nei tormenti.

Il Vangelo è parola esigente, lasciamoci scuotere e convertire, aprendoci con fiducia alla Parola ed alla presenza del Maestro.

Sr M. Bruna


Gesù considerato un mangione e un beone da alcuni (Mt 11,19; Lc 7,34), nel Vangelo di Luca ci insegna come far festa. Nel capitolo 14 abbiamo ascoltato come bisogna scegliere i posti a tavola. Gesù dice vai a metterti all’ultimo posto e così colui che ti ha invitato ti inviterà ad andare più avanti.

Poi ci dice di non invitare i ricchi che possono dare il contraccambio, ma i poveri. Ci spiega perché far festa e al capitolo 15 ci dice che bisogna far festa e rallegrarsi quando un fratello morto ritorna in vita.

Nel Vangelo di oggi ci spiega che da soli non si può fare festa. La donna che ha ritrovato la moneta perduta va’ dalle amiche e dalle vicine e dice: rallegratevi con me; e il Padre misericordioso vuole far partecipare alla festa entrambi i figli. Anche l’uomo del capitolo 14, che dà una cena, vuole che la sala sia piena di invitati e dato che questi non vogliono partecipare, fa’ venire storpi, ciechi e zoppi. Insomma non si può far festa da soli e senza un motivo.

Il ricco della parabola di oggi vestito di porpora e lino finissimo faceva festa tutti i giorni con lauti banchetti, ma con chi? In verità è solo.

Il povero Lazzaro che mangerebbe anche solo qualche briciola che cade dal tavolo del padrone (vedi Mt 5,21ss; M 7, 24ss), come un cagnolino, non è invitato ad entrare; anche i cani, quelli veri, stanno fuori dalla porta. Dopo la sua morte il ricco si ritrova nuovamente da solo: agli inferi è solo. Invece il Povero Lazzaro che in terra non ha potuto far festa, sarà portato dagli angeli accanto ad Abramo, nel banchetto celeste.

In Matteo leggiamo: Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre (Mt 8,11). Ora nella sua solitudine, agli inferi, il ricco finalmente alza gli occhi e vede Abramo e Lazzaro. Prima non aveva mai guardato veramente, ma aveva usato dei sensi solo per il suo piacere.

La scrittura spiega: Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare n alto, nessuno sa sollevare lo sguardo (Os 11,7)

L’invito finale ad ascoltare Mosé e i profeti per convertirsi, mi spinge a chiedermi: come uso i sensi che mi sono stati dati da Dio?

Li uso solo per il mio piacere o per vedere il bisogno dei fratelli, per ascoltare le richieste di aiuto, per toccare e curare le ferite delle persone piagate, per profumare la comunità con gesti di amore, per far gustare un po’ di compagnia a chi è solo?

Sr M. Chiara


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