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20 novembre 2020 - venerdì della XXXIII settimana del T.O.

Aggiornamento: 6 dic 2020

Lc 19, 45-48 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: "La mia casa sarà casa di preghiera". Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».

Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo.

Parola del Signore.


Voi invece ne avete fatto un covo di ladri ...

“La mia casa sarà casa di preghiera”. Questo si riferisce al tempio di Dio fatto di muri, che è la Chiesa, ma molto di più al tempio di Dio, che siamo ciascuno di noi, come dice S. Paolo.

Allora potremo chiederci: che cos’è la preghiera e qual è la preghiera “di casa nella nostra casa?”.

Non è facile dare una risposta, penso che ognuno di noi, potrebbe dare risposte differenti, in base alla propria comprensione ed esperienza della preghiera.

La preghiera è sempre in movimento: quella comunitaria in base al tempo in cui ci troviamo e alla memoria o alla festa che celebriamo, quella personale in base al nostro stato d’animo, alla situazione in cui ci troviamo a vivere e al cammino di conversione quotidiano fatto dietro al Signore.

Pregare è come salire una scala. Chiamiamola la scala della misericordia, perché il nostro Dio è il Dio della misericordia.

Ogni giorno siamo chiamati a fare un gradino, però alle volte facciamo per più giorni lo stesso gradino, alle volte torniamo indietro sul gradino precedente, alle volte inciampiamo e cadiamo sul gradino, alle volte vogliamo fare due, tre gradini insieme. Noi saliamo diversamente questi gradini, a seconda che ci pensiamo sotto gli occhi delle creature, oppure sotto gli occhi di Dio. Questo anche inconsapevolmente ci muove dentro.

Isacco di Ninive scrive: Sforzati di entrare nella cella del tesoro che è dentro il tuo cuore e vedrai quella che è in cielo: l’una e l’altra sono un’unica cella, e per una porta sola le vedrai entrambe. La scala che conduce al Regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Tu immergiti in te stesso, lontano dal peccato e lì troverai i gradini per i quali salire.

Padre Adalberto Piovano scrive: Non è semplice per noi entrare in questa cella del nostro cuore. Non tanto perché non siamo capaci di riflessione, di interiorità; non tanto perché mancano a noi desideri spirituali. La fatica sta forse nel fatto che abbiamo sempre bisogno di conferme, di testimoni che ci assicurano della nostra vita spirituale: e rischiamo così di ricercare la ricompensa fuori di noi, nel nostro agire, da ciò che possiamo essere o fare per gli altri. E in noi c’è molta resistenza ad entrare in un luogo in cui non ci siano altri testimoni se non lo Spirito.

Forse oggi potremo chiederci: con l’aiuto dello Spirito, che cosa devo “scacciare” dalla casa del Signore, che è il mio cuore, perché la mia preghiera diventi vita, e la mia vita diventi preghiera? Perché la nostra vita abbia senso, ha bisogno della relazione con l’Altro che è Dio e con l’altro, che è il prossimo, questo è fare casa di preghiera.

Sr. M. Benedetta


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