Lc 19, 45-48 Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: "La mia casa sarà casa di preghiera". Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell'ascoltarlo.
Parola del Signore.
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“La mia casa sarà casa di preghiera”. Questo si riferisce al tempio di Dio fatto di muri, che è la Chiesa, ma molto di più al tempio di Dio, che siamo ciascuno di noi, come dice S. Paolo.
Allora potremo chiederci: che cos’è la preghiera e qual è la preghiera “di casa nella nostra casa?”.
Non è facile dare una risposta, penso che ognuno di noi, potrebbe dare risposte differenti, in base alla propria comprensione ed esperienza della preghiera.
La preghiera è sempre in movimento: quella comunitaria in base al tempo in cui ci troviamo e alla memoria o alla festa che celebriamo, quella personale in base al nostro stato d’animo, alla situazione in cui ci troviamo a vivere e al cammino di conversione quotidiano fatto dietro al Signore.
Pregare è come salire una scala. Chiamiamola la scala della misericordia, perché il nostro Dio è il Dio della misericordia.
Ogni giorno siamo chiamati a fare un gradino, però alle volte facciamo per più giorni lo stesso gradino, alle volte torniamo indietro sul gradino precedente, alle volte inciampiamo e cadiamo sul gradino, alle volte vogliamo fare due, tre gradini insieme. Noi saliamo diversamente questi gradini, a seconda che ci pensiamo sotto gli occhi delle creature, oppure sotto gli occhi di Dio. Questo anche inconsapevolmente ci muove dentro.
Isacco di Ninive scrive: Sforzati di entrare nella cella del tesoro che è dentro il tuo cuore e vedrai quella che è in cielo: l’una e l’altra sono un’unica cella, e per una porta sola le vedrai entrambe. La scala che conduce al Regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Tu immergiti in te stesso, lontano dal peccato e lì troverai i gradini per i quali salire.
Padre Adalberto Piovano scrive: Non è semplice per noi entrare in questa cella del nostro cuore. Non tanto perché non siamo capaci di riflessione, di interiorità; non tanto perché mancano a noi desideri spirituali. La fatica sta forse nel fatto che abbiamo sempre bisogno di conferme, di testimoni che ci assicurano della nostra vita spirituale: e rischiamo così di ricercare la ricompensa fuori di noi, nel nostro agire, da ciò che possiamo essere o fare per gli altri. E in noi c’è molta resistenza ad entrare in un luogo in cui non ci siano altri testimoni se non lo Spirito.
Forse oggi potremo chiederci: con l’aiuto dello Spirito, che cosa devo “scacciare” dalla casa del Signore, che è il mio cuore, perché la mia preghiera diventi vita, e la mia vita diventi preghiera? Perché la nostra vita abbia senso, ha bisogno della relazione con l’Altro che è Dio e con l’altro, che è il prossimo, questo è fare casa di preghiera.
Sr. M. Benedetta