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Immagine del redattoreComunità Monastero Adoratrici

19 dicembre 2021 - IV domenica di Avvento

Lc 1, 39-48 Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Parola del Signore.

Beata colei che ha creduto ...

Il Natale è ormai alle porte, e a questa festa ci introduce la Madre di Dio che questa domenica incontriamo nel Vangelo della Visitazione. Le parole di Elisabetta sono le più belle e le più adeguate per inneggiare alla Madre di Dio, “splendida teca che custodisce le primizie di quel corpo reclamato dal Verbo per rivelarsi a salvezza di tutta l’umanità”(fra. Michael David).

Soffermiamo un po’ la nostra attenzione sulle figure di queste due donne e madri, per capire cosa possono dire alla nostra vita oggi.

La biblista Rosanna Virgili, dice: ”Elisabetta, che non poteva avere figli, rimane incinta e riceve questo figlio che è dono di Dio per lei. Questa donna, proprio perché crede alla promessa di Dio, avrà il coraggio di opporsi alla tradizione secondo cui il figlio si doveva chiamare come suo padre, Zaccaria, e lo chiama Giovanni. Rompe la tradizione di un sacerdozio che non dava più una vita, che non dava più futuro al popolo di Dio.

Maria, che non era nessuno, non aveva cariche sociali, politiche e religiose, con il suo Sì apre la strada a un Dio che si presenterà in modo nuovo, apre la via all’incarnazione di Dio che s’incarna nel suo corpo. Maria è l’attrice di una rivoluzione della vita, perché, per la prima volta nella storia dell’umanità, c’è un Dio che prende corpo, che si fa uomo e lo fa nel grembo di questa donna e quindi Maria è la culla della vita perché Gesù ci dà vita”.

Elisabetta e Maria prendono in mano il dono di Dio e lo trasformano in una strada di vita. Il dono della maternità concessale da Dio suscita in loro l’esigenza di ridonarlo a Dio attraverso il servizio. Sentono l’urgenza di donare ciò che a loro volta hanno ricevuto. Come effetto di questo dono, le due donne si comunicano a vicenda l’esplosione della gioia per il dono della vita. Infatti, “Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: ”Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”, e Maria risponderà cantando il Magnificat e i due bambini sussulteranno di gioia nel loro grembo.

Elisabetta e Maria ci ricordano il primato della lode a Dio insieme al primato della carità che sgorgano da un cuore consapevole di aver ricevuto un dono. Queste due donne hanno ricevuto il dono della maternità. Come vivranno questo dono? Ridonandolo. Elisabetta farà dono di Giovanni a Dio. Infatti, Giovanni sarà il precursore di Gesù, sarà chi gli preparerà la strada. Maria farà dono di Gesù a Dio per la salvezza di tutti noi.

Elisabetta e Maria sono anche le donne dell’attesa, quelle che ci insegnano ad aspettare e a sperare anche in tempi difficili e oscuri, hanno aspettato e hanno sperato lungo tutta la vita. Pensiamo alla Vergine ai piedi della croce: che cosa avrà provato nel vedere il suo amato Figlio ridotto a un tale supplizio? Eppure era lì ritta ai piedi della croce, facendo dono di suo Figlio e continuando a sperare in Dio e nella sua promessa.

Elisabetta e Maria sono gravide. Sono due madri. Una madre è una donna che contiene, sostiene e nutre il proprio bambino e tutto ciò che fa, è in vista del suo bene. Una madre non è tale solo perché mette al mondo un figlio, ma perché si prende cura della vita del bambino.

Anche noi siamo gravidi di Dio e siamo chiamati a prenderci cura della vita di Dio in noi. “Anche noi siamo chiamati a fare del nostro cuore un’accogliente Betlemme in cui in Signore Gesù si possa offrire, nella disarmante forza di un bambino, all’abbraccio dell’umanità”.

Vieni, Signore Gesù, “miele nella bocca, melodia nelle orecchie, giubilo nel cuore”.(S. Bernardo)


sr M. Benedetta

pubblicato sulla Gazzetta d'Asti

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