Memoria di sant’Ignazio, vescovo e martire, che, discepolo di san Giovanni Apostolo, resse per secondo dopo san Pietro la Chiesa di Antiochia. Condannato alle fiere sotto l’imperatore Traiano, fu portato a Roma e qui coronato da un glorioso martirio: durante il viaggio, mentre sperimentava la ferocia delle guardie, simile a quella dei leopardi, scrisse sette lettere a Chiese diverse, nelle quali esortava i fratelli a servire Dio in comunione con i vescovi e a non impedire che egli fosse immolato come vittima per Cristo.
Scrivo a tutte le chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedire te. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio.
Sono frumento di Dio, e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io di venga ostia per il Signore.
Dalla «Lettera ai Romani» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
Lc 11, 37-41
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Parola del Signore.
Oggi S. Paolo, nella lettera ai Romani, ha una parola forte e sincera, sapiente e chiara: “non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, … in esso si rivela la giustizia di Dio da fede a fede, come sta scritto: ‘Il giusto per fede vivrà’” (Rm 1, 16-25). Vuole invitarci alla coerenza del pensiero con la vita, “poiché ciò che di Dio si può conoscere è manifesto; Dio stesso lo ha manifestato”. Gesù nel Vangelo ci invita alla verità della nostra vita e del nostro operare; non squalifica le regole di igiene e delle buone relazioni, ma conduce il nostro vivere quotidiano alla chiarezza e alla coerenza, perché il nostro cuore si apra alla comprensione e all’amore, a crescere nell’amore vero che si apre all’altro con umana benevolenza.
Ci sostenga nel cammino cristiano il Santo che oggi celebriamo, S. Ignazio di Antiochia, discepolo di S. Pietro, vescovo martire. Egli, condannato a morte perché cristiano, ha dato la vita per Gesù imitando la sua passione, e per i fratelli, perché crescano nella fede. Uomo ardente e amabile, che desidera morire per essere con Cristo: “Sono frumento del Cristo: ch’io sia macinato dai denti delle belve per diventare pane puro e santo”, ha lasciato ai credenti l’esempio e la testimonianza della sua fede.
Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, ci sostenga e ci accompagni nel nostro vivere cristiano e ci insegni a tenere lo sguardo su Gesù, nostro Maestro e Signore.
Deo gratias!
Sr Maria Antonietta
Comments