Memoria di santa Elisabetta di Ungheria, che, ancora fanciulla, fu data in sposa a Ludovico, conte di Turingia, al quale diede tre figli; rimasta vedova, dopo aver sostenuto con fortezza d’animo gravi tribolazioni, dedita già da tempo alla meditazione delle realtà celesti, si ritirò a Marburg in Germania in un ospedale da lei fondato, abbracciando la povertà e adoperandosi nella cura degli infermi e dei poveri fino all’ultimo respiro esalato all’età di venticinque anni.
Aveva preso l’abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito.
Dalla «Lettera» scritta da Corrado di Marburgo, direttore spirituale di santa Elisabetta
Lc 21, 5-19 Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Parola del Signore
“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
Gesù arriva a questa conclusione dopo aver messo in guardia i discepoli e quanti lo ascoltavano, a non lasciarsi ingannare dai falsi profeti, a non andare dietro a queste cose, a soluzioni facili, a pretese rivelazioni. Il Signore parla dentro il cuore e invita ad essere vigilanti nella vita di ogni giorno, ad essere operosi nella carità, nella misericordia. Gesù non distoglie dall’impegno quotidiano del lavoro e dalle necessità della vita. S. Paolo dice: “Chi non vuol lavorare neppure mangi” e “ordina a questi tali di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità”. (2Ts 3,10.12).
Vivere in Cristo vuol dire vivere da risorti. Gesù ci chiama a cose grandi nella piccolezza della nostra vita. S. Paolo ci invita: “se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, non quelle della terra” “la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,1.2.3).
L’impegno di ogni giorno compiuto in comunione con Cristo diventa (occasione di dare testimonianza”.(Lc 21,13).
Chiediamo a Maria, che ha seguito Gesù in tutte le fasi della sua vita, di insegnarci il cammino tenendoci per mano. Deo gratias!
sr M. Antonietta
Il Vangelo di questa domenica, potremmo sentirlo come annuncio di sventure, vi si parla di guerre, rivoluzioni, sollevazioni, terremoti, carestie e pestilenze. In realtà, invece è un annuncio di pace. Le sventure, ci saranno ancora, perché fanno parte integrante della storia umana, non le ha portate Gesù; ciò che Gesù ha portato è piuttosto la possibilità di vincerle mediante la fede nel suo nome: “ Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.”
La vita del discepolo, nel mondo, assume un aspetto nuovo: è vita di attesa, perciò di vigilanza e di continua memoria grata per tutto quello che Dio continuamente opera nella sua vita, proprio come ha fatto la nostra Madre Maria. Lei è la donna dell’attesa, dell’ascolto, la donna del Magnificat, che canta nel suo cuore con riconoscenza “ grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente”, la donna del “fiat” alla volontà di Dio.
Scrive Papa Francesco: “Le due parole che la Vergine Maria ha detto sono “si faccia in me” e “fate quello che vi dirà”. Maria non ha mai voluto essere protagonista. E stata discepola per tutta la vita. La prima discepola del Figlio. Ed era cosciente che tutto ciò che lei aveva portato era pura gratuità di Dio. Coscienza di gratuità. Per questo “si faccia”, “fate” che si manifesti la gratuità di Dio. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
E poi, prosegue il Papa, chiedete la grazia della memoria, dell’elezione di Dio, dei doni di Dio, la memoria da dove siete stati tratti, la memoria della salvezza, dell’alleanza e della liberazione. E se tutti noi viviamo questa gratuità e questa memoria sgorgherà nel nostro cuore la gioia, che è un regalo di Gesù, ed è un regalo che Lui dà se glielo chiediamo”.
Il Papa ci ha consegnato due colonne della nostra vita per vivere l’attesa della venuta del Signore nella pace, nella pazienza e nella fiducia. Quindi importante non è quando verrà, come sarà, anzi non bisogna lasciarsi ingannare perché “molti verranno nel mio nome dicendo : “sono io”, e “il tempo è vicino”, “non andate dietro a loro”, ci dice Gesù. Importante è essere desti e avere fede in Lui che ci ha detto :”Vado a preparavi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io, siate anche voi. E del luogo dove vado, conoscete la via. Io sono la via la verità e la vita. Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. (Gv 14,1-6)
sr M. Benedetta
“Sarete odiati da tutti per causa del mio nome”, persino nell’intimo della famiglia viene a crearsi la divisione. Il Vangelo infatti suscita e crea rapporti assolutamente nuovi, legami non più fondati sul sangue, ma sulla fede e sulla carità, che il sangue potrebbe anche non riconoscere e intralciare.
Badate di non lasciarvi ingannare, quando sentirete di guerre e di rivoluzioni non vi terrorizzate, perché vi sono anche altre guerre, a cui il discepolo di Gesù deve far fronte, le battaglie della cupidigia, i conflitti degli istinti, della libidine, la paura, l’ira, l’ambizione.
Ecco le guerre e le catastrofi che sconvolgono la sensibilità dell’animo vacillante.
La preoccupazione allora deve essere quella di non abbattersi, ma di testimoniare con perseveranza. E con questa vittoria interiore che si raggiunge quella perseveranza che secondo la parola di Gesù è la condizione per la salvezza dell’anima.
Sr M.Barbara
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