Lc 11, 42-46
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l'amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Parola del Signore.
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a voi…» (Lc 11,42 e segg.).
San Luca è conosciuto come l’evangelista della Misericordia. Eppure nel vangelo da lui redatto si scoprono pagine di fuoco, come quella che ascoltiamo oggi. Fa un po’ impressione vedere Gesù sfoderare guai a destra e a manca. Non è un controsenso?
No, non lo è. Dio è Amore, come ci ricorda San Giovanni (1Gv 4,8.16). La parabola del Padre Misericordioso, o quella del pastore che cerca la pecora perduta non vengono smentite. I guai sono rivolti a tutti noi quando ostacoliamo la Misericordia di Dio verso qualche fratello o sorella, ossia quando giudichiamo, anche solo col pensiero. Giudicare, però è il primo sintomo della cecità spirituale. Infatti, puntiamo il dito contro l’altro e non ci rendiamo conto che condanniamo noi stessi, secondo le parole di San Paolo (Rm 2,1). Questo è il vero guaio. Spacchiamo il capello in quattro e verifichiamo con lanternino se gli altri hanno le credenziali a posto, e non ci rendiamo conto che, di fronte a Dio, nessuno è a posto. Paghiamo la decima, cioè misuriamo le nostre opere, contiamo le nostre preghiere…e poi manchiamo della giustizia e dell’amore di Dio verso il prossimo, ce ne lamentiamo, non sappiamo perdonare... Piacciono anche a noi i primi posti e i saluti nelle piazze, nel senso che abbiamo bisogno di riconoscimento da parte degli uomini per come appariamo. Ma il Padre ci ama cenciosi come siamo, perché vogliamo apparire buoni quando Lui solo è buono (cfr. Lc 18,20)? Così saremo come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo. E perché carichiamo di pesi gli altri, mentre noi non li vogliamo nemmeno toccare con un dito? Perché pretendiamo che gli altri vivano secondo standard che noi stessi ci sogniamo? Perché ce la prendiamo se gli altri non rispettano sempre le regole e con noi stessi siamo tanto indulgenti?
Come possiamo serenamente constatare, i guai non li manda Dio come meteoriti distruttivi sulla nostra vita, ma ce li procuriamo da soli. Guai è un gemito del Suo Cuore che soffre per noi. Infatti, non possiamo essere felici finchè guardiamo al male degli altri. Chiediamo incessantemente al Signore la grazia di aprirci gli occhi sul nostro male personale. Per quello ha sofferto, è morto in croce ed è risorto. Da quello ci ha salvati nella Sua Misericordia infinita. Solo quando Gli lasceremo rivelare il Suo sguardo d’Amore sulla nostra storia, con tutti i suoi scheletri nell’armadio, desidereremo non più apparire buoni, ma essere abitati da Colui che solo è buono e riversare su tutti, indistintamente, la Sua bontà.
Maria Chiara
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