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1 ottobre 2020 - giovedì della XXVI settimana del T.O.

Memoria di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa: entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia, divenne per purezza e semplicità di vita maestra di santità in Cristo, insegnando la via dell’infanzia spirituale per giungere alla perfezione cristiana e ponendo ogni mistica sollecitudine al servizio della salvezza delle anime e della crescita della Chiesa. Concluse la sua vita il 30 settembre, all’età di venticinque anni.


La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l'amore è eterno. 

Allora con somma gioia ed estasi dell'animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio. 

Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.

Dall'«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine



Lc 10, 1-12 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: "Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

Parola del Signore.

...perché mandi operai nella sua messe!

Il Signore manda i suoi discepoli a due a due avanti a sé, in ogni città e luogo dove stava per recarsi e li invita ad invocare la pace su tutti coloro che li accoglieranno (cfr. Lc 10,1-5). E aggiunge: Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio” (Lc 10,8-9). Questa è la missione ordinaria, esteriore, attiva ed è più che mai necessaria. Ma di fronte a certe difficoltà non basta, c’è bisogno di qualcos’altro. Infatti, cosa dice Gesù? La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Ci aspetteremmo, a questo punto, che Gesù dica ai suoi discepoli: datevi da fare, organizzate un’azione efficace, una pastorale adatta…. No, niente di tutto questo! Nel mondo agitato di oggi non si comprende tutta l’economia del piano divino, dice il certosino F. Pollien: si comprende l’azione, ma ben poco la contemplazione. Si sa, si vede, si crede che sia necessario agire, si stima colui che agisce, si apprezza quasi soltanto colui che agisce…. e si agita.

Ma con la sua risposta, Gesù ci spiazza: Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! (Lc 10,2b). In altre parole: C’è molto lavoro, dunque si deve pregare molto. Come direbbe oggi Papa Francesco: essere in uscita con la preghiera e così ottenere l’invio di operai per raggiungere tutte le periferie esistenziali. E questo non per restarsene tranquilli, incrociare le braccia e non preoccuparsi della messe. No! Per Gesù la preghiera è un’opera di dedizione apostolica, di generosità, perché è proprio la preghiera che precede, ottiene e accompagna l’invio degli operai.

Chiediamo al Signore, per intercessione di Sta Teresina, di poter immettere nella Chiesa e nel mondo la linfa vitale della preghiera, che non conosce barriere, perché «con l’azione si arriva dove si può, ma con l’orazione si arriva dappertutto» (un Sacerdote).

sr Marialuisa

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