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31 gennaio 2023 - martedì della 4a settimana del TO

Memoria di san Giovanni Bosco, sacerdote: dopo una dura fanciullezza, ordinato sacerdote, dedicò tutte le sue forze all'educazione degli adolescenti, fondando la Società Salesiana e, con la collaborazione di santa Maria Domenica Mazzarello, l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per la formazione della gioventù al lavoro e alla vita cristiana. In questo giorno a Torino, dopo aver compiuto molte opere, passò piamente al banchetto eterno.


Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! E' certo più facile irritarsi che pazientare, minacciare un fanciullo che persuaderlo. Direi ancora che é più comodo alla nostra impazienza ed alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità.

Dalle «Lettere» di san Giovanni Bosco



Mc 5, 21-43 Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».

Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.


Parola del Signore.


Fanciulla, io ti dico: àlzati!

Ognuno ha il suo modo di pregare. C’è chi, come Giairo, fisicamente si getta ai piedi del Signore e lo supplica con insistenza. C’è chi, come la donna affetta da emorragie, preferisce passare all’azione senza tanti complimenti. Se in un contesto di preghiera comunitaria si cerca di mantenere i medesimi gesti e parole per essere immagine di unità, nella preghiera in solitudine, a cuore a cuore con Dio, le forme d’orazione sono varie e molteplici quante sono le persone che pregano, dal momento che siamo unici e irripetibili. Ce n’è per tutti i gusti: chi prega in ginocchio, chi seduto, chi preferisce sgranare rosari, chi sta in silenzio…

Più interessante dell’esteriorità, però, è il cuore di chi prega. Nel Vangelo di oggi osserviamo non solo due forme di pregare diverse, ma anche due cuori mossi da differenti gradi di fiducia. A ben vedere, ciò che sorprende è l’atteggiamento della donna, la quale si è spinta tanto da rischiare lo scandalo: da dodici anni aveva perdite di sangue, era impura secondo la legge di Mosè, non avrebbe mai dovuto permettersi di toccare qualcuno, tantomeno un santo. Evidentemente, se crede nel miracolo, è perché sente che Gesù è Dio, e, costi quel che costi, deve raggiungerlo per essere salvata. Esteriormente, la forma di preghiera a cui ricorre non sarebbe proprio canonica, non si rivolge al Signore con tutta la riverenza che Giairo manifesta pur nella sua disperazione di padre. Al contrario, quasi potremmo definire irrispettosa questa donna. Di fatto, ha strappato un miracolo toccando il Dio intoccabile. Eppure, al posto di un rimprovero, si sente dire da Gesù: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male» (Mc 5,34). Con questa guarigione viene confermata la sua fede in un Dio che non ha paura della nostra impurità, come spesso tendiamo a pensare, ma che si lascia toccare perché è nostro Padre.

Chiediamoci, dunque, non tanto quale forma di preghiera ci è più consona, ma con quale cuore preghiamo. Signore Gesù, donaci una fede come quella della donna del Vangelo di oggi, che crede a tal punto da rischiare tutto pur di avvicinarsi a Te per essere salvata.

Sr. Maria Chiara Amata

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