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27 luglio 2021 - martedì della XVII settimana del T.O.

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 13,36-43


In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».

Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».


Parola del Signore.


... Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo ...

I suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola … ». Mt 13,36


Gesù parla in parabole. Ne racconta diverse alla folla che si è radunata attorno a Lui e, per farlo, sale su una barca perché quelli che vogliono ascoltarlo, lo vedano. «Quale dice per prima?» si chiede San Giovanni Crisostomo e (riferendosi alla parabola del seminatore che apre questa sezione del Vangelo di Matteo sulle parabole) prosegue: «Quella che occorreva dire prima di tutte, che rendeva l’ascoltatore più attento» (G. Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo, 2, Città Nuova, p 275). E «i suoi discepoli gli si avvicinano» per chiedere spiegazioni. Con questo verbo, mi pare, si può illustrare l’esperienza della Lectio. Infatti, anche noi credenti, come i primi discepoli, ogni giorno, nell’ascolto attento, nella lettura e nella meditazione della sua Parola, ci accostiamo a Lui e chiediamo di farci comprendere il Vangelo che la liturgia ci offre per trovarvi vita, orientamento, gioia e pace del cuore. Al tempo stesso, possiamo dire che ogni giorno facciamo anche l’esperienza di essere raggiunti dalla Parola che penetra nei nostri cuori e diventa luce sul nostro cammino.

In questa parabola Gesù parla del buon seme e della zizzania e di ciò che avverrà alla fine dei tempi. Gesù non è preoccupato di dare lezioni, vuole che il cuore dell’uomo si apra ad accoglierlo, perché sa che così troverà il senso profondo della sua vita presente che non termina qui. Ma perché Gesù parla in parabole? Diceva il cardinal Martini in un corso di esercizi predicato in Kenya a un gruppo di missionari e missionarie: «Le parabole vengono dette per scuotere la gente… Mediante le parabole Gesù prende l’uomo, lo afferra e lo porta nel mistero di Dio, collegando il mistero dell’uomo e quello di Dio nell’unità della sua persona. Gesù può dire parabole perché è il mediatore. Egli è colui che conosce perfettamente il mistero di Dio perché è Dio, e conosce perfettamente il mistero dell’uomo e della storia perché è uomo. Nel suo modo di parlare in parabole noi troviamo il mistero del Verbo incarnato… La parabola ci insegna che attraverso le cose umane possiamo conoscere qualcosa del mistero di Dio» (C. M. Martini, Perché Gesù parlava in parabole?, EDB-EMI).


Signore, anche oggi,

con la forza del tuo amore,

aiutami ad aprire il cuore

per accogliere la tua Parola,

per accogliere Te,

che sei la mia vita,

la mia speranza,

la mia gioia. Amen

Sr. Chiara

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