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21 settembre 2019 - sabato XXIV settimana TO

Aggiornamento: 16 feb 2020

Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista, che, detto Levi, chiamato da Gesù a seguirlo, lasciò l’ufficio di pubblicano o esattore delle imposte e, eletto tra gli Apostoli, scrisse un Vangelo, in cui si proclama che Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ha portato a compimento la promessa dell’Antico Testamento.


Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: «Seguimi». Gli disse «Seguimi», cioè imitami. Seguimi, disse, non tanto col movimento dei piedi, quanto con la pratica della vita. Infatti «chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6).

Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote

 

Mt 9, 9-13 Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore.

E gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

Gesù chiama Matteo e Matteo, chiamato da Gesù, si alza, lascia tutto e lo segue senza esitare.

Beda Venerabile, monaco inglese, in una omelia rivolta ai monaci del suo monastero commentando questo brano evangelico, dice: «Vide l’uomo ed ebbe compassione di lui… Vide il pubblicano e poiché nel vederlo ebbe compassione di lui, lo scelse e gli disse: “Seguimi”… Il Signore che lo aveva chiamato esteriormente con la parola, nell’intimo lo spinse con forza invincibile a seguirlo, infondendo nella sua mente la luce della grazia spirituale, perché comprendesse che colui che lo distoglieva in terra dai beni temporali, era capace di donare in cielo tesori incorruttibili» (Venerabile Beda, Omelie sul Vangelo, Città Nuova, p 224-225).

L’incontro con Gesù gli ha cambiato la vita.

Papa Francesco, in una lunga intervista, racconta che a 17 anni una confessione gli cambiò la vita. Quel giorno – era il 21 settembre – ha vissuto « “lo stupore di incontrare qualcuno che ti sta aspettando. Da quel momento,” diceva “per me Dio è colui che ti anticipa”. Tu lo stai cercando, ma è Lui a trovarti per primo e aggiunge che non fu solo lo stupore dell’incontro a stimolare la sua vocazione religiosa, quanto il modo misericordioso con cui Dio lo chiamò» (Jorge Bergoglio, Papa Francesco, Il nuovo Papa si racconta. Conversazione con Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, Salani, p 42).

Matteo, – divenuto in seguito uno dei quattro evangelisti, che in questo brano con poche parole ci narra cosa è successo nella sua vita, da dove Gesù lo ha preso, – può rappresentare ciascuno di noi con il suo bagaglio umano di risorse e di limiti, di bontà e di peccati, e, nonostante questo, amato da Dio, cercato e guardato da Lui poiché noi siamo sue creature. «Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» ripete anche a noi. Lui ci ama così come siamo con la compassione e tenerezza di una madre che sa cosa vive il proprio figlio e per lui desidera il meglio. Ma è la sua misericordia a darci il meglio. Infatti la sua misericordia ci ridona la vita (cfr.1 Pt 1,3), ci rimette in piedi, ci incoraggia a seguirlo e a camminare con Lui. «Egli si alzò e lo seguì». Stando con Lui impariamo, giorno dopo giorno che «grande è la sua misericordia» (Sl 103,11). E questa esperienza, che si rinnova nella nostra vita, ci trasforma e ci muove – sempre il suo amore ci spinge (cfr. 2 Cor 5,14) – a diventare come Lui misericordiosi con i nostri fratelli.

Sr. Chiara

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