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20 agosto 2022 - sabato della XX settimana del T.O.

Immagine del redattore: Comunità Monastero AdoratriciComunità Monastero Adoratrici

Memoria di san Bernardo, abate e dottore della Chiesa, che entrato insieme a trenta compagni nel nuovo monastero di Citeaux e divenuto poi fondatore e primo abate del monastero di Chiaravalle, diresse sapientamente con la vita, la dottrina e l'esempio i monaci sulla via dei precetti di Dio; percorse l'Europa per stabilirvi la pace e l'unità e illuminò tutta la Chiesa con i suoi scritti e le sue ardenti esortazioni, finchè nel territorio di Langres in Francia riposò nel Signore.


L'amore é sufficiente per se stesso, piace per se stesso e in ragione di sé. E' se stesso merito e premio. L'amore non cerca ragioni, non cerca vantaggi all'infuori di Sé. Il suo vantaggio sta nell'esistere. Amo perché amo, amo per amare. Grande cosa é l'amore se si rifà al suo principio, se ricondotto alla sua origine, se riportato alla sua sorgente. Di là sempre prende alimento per continuare a scorrere. L'amore é il solo tra tutti i moti dell'anima, tra i sentimenti e gli affetti, con cui la creatura possa corrispondere al Creatore, anche se non alla pari; l'unico con il quale possa contraccambiare il prossimo e, in questo caso, certo alla pari. Quando Dio ama, altro non desidera che essere amato.

Dai «Discorsi sul Cantico dei Cantici» di san Bernardo, abate



Mt 23, 1-12 Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:

«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.

Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente.

Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Parola del Signore.


Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro...

Gesù vuole che i suoi discepoli vivano in comunione tra loro come fratelli. Per testimoniare al mondo che Dio è il nostro Signore dobbiamo dar vita a una comunità di uguali. Uno solo, infatti, è il Padre di tutti e noi siamo figli e fratelli; uno solo è il Maestro e noi siamo tutti discepoli. E se è inevitabile che vi sia chi è più grande e chi è più piccolo, dobbiamo sapere che agli occhi di Dio è più grande chi si fa piccolo facendosi servo degli altri, come ha fatto Gesù. Così leggiamo nella lettera ai Filippesi: "Non fate nulla in spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù" (Fil 2,3-5).

Buona giornata

sr M. Barbara

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