Memoria di san Giovanni, vescovo di Costantinopoli e dottore della Chiesa, che, nato ad
Antiochia, ordinato sacerdote, meritò per la sua sublime eloquenza il titolo di Crisostomo e, eletto vescovo di quella sede, si mostrò ottimo pastore e maestro
di fede. Condannato dai suoi nemici all’esilio, ne fu richiamato per decreto del papa sant’Innocenzo I e, durante il viaggio di ritorno, subendo molti maltrattamenti da parte dei soldati di guardia, il 14 settembre, rese l’anima a Dio presso Gumenek nel
Ponto, nell’odierna Turchia.
Anche se tutto il mondo è sconvolto, ho tra le mani la sua Scrittura, leggo la sua parola. Essa è la mia sicurezza e la mia difesa. Egli dice: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Cristo è con me, di chi avrò paura?
Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
Mt 18, 21-35
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Parola del Signore.
Padre nostro... rimetti a noi i nostri debiti COME noi li rimettiamo ai nostri debitori.
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri COME io vi ho amati! (Gv 15).
Non dovevi tu aver pietà del tuo compagno, così COME IO ho avuto pietà di te?
Soltanto chi sa amare COME Cristo ci ha amati sa perdonare COME Lui ci ha perdonati.
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Riconosci i tuoi debiti? Riconosci la tua miseria, i tuoi peccati? Ebbene, usa la bilancia della bontà e della misericordia e non la spada della vendetta! È sulla bilancia della Croce che Cristo ha pagato il prezzo del nostro riscatto.
“L’orgoglio ci fa perdere la grazia e con essa l’amore per Dio e l’audacia nella preghiera; l’anima viene allora tormentata dai pensieri malvagi e non comprende che è necessario umiliarsi ed amare i nemici per poter piace a Dio.
Come potrò esprimerti, o Signore, la mia riconoscenza? Tanto grande è la tua misericordia che tu hai effusa sull’anima mia. Ti prego: concedimi di vedere i miei peccati e di piangere sempre dinanzi a Te (Silvano del Monte Athos).
E noi aggiungiamo: ... E di cantare per sempre le meraviglie che il Tuo Amore misericordioso ha operato per noi.
“Dio, quando perdona, perde la memoria, dimentica i nostri peccati” (Papa Francesco).
Sr M. di Gesù Bambino
Il brano evangelico di questa 24esima domenica ci insegna il perdono vicendevole. Nella quinta domanda del Padre nostro troviamo scritto: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. L’apostolo Pietro chiese a Gesù: Se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte? E Gesù a lui: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Cioè sempre! All’inizio della preghiera insegnataci da Gesù stesso, troviamo una parola di grande consolazione: possiamo chiamare Dio “Padre nostro”. Dio è con noi, ci tiene per mano, ci perdona e ci salva! È Padre nostro, cioè di tutti, e noi siamo tutti fratelli …
Sulla croce, Gesù prega il Padre per noi peccatori, per noi suoi crocifissori. Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Non solo ci perdona, ma scusa il nostro peccato!
Ne capitolo 5 del vangelo di Matteo, Gesù ci ammonisce dicendo: se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratelli ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello, poi ritorna a fare la tua offerta! Non si può presentare al cospetto di Dio chi non sia riconciliato con il suo fratello. Ogni colpa, ogni mancanza di carità è debito verso Dio e verso il prossimo e comporta un ferimento della verità e dell’amore. Dio è Verità, è Amore. Chi ama Dio, deve amare anche il prossimo. Quando pregate dite: Padre nostro. Noi siamo tutti suoi figli in Cristo Gesù! La parola Padre è la più bella, la più dolce che si possa esprimere. È come miele sulle labbra, come favo di miele stillante dolcezza e tenerezza al cuore. Quando diciamo Padre il cuore si spalanca, e la sua volontà in noi si fa “Eccomi”. Se dico Padre mi professo figlio, e se mi professo figlio, riconosco di avere dei doveri verso di Lui e verso il prossimo. Gesù ci dice: Se non perdonerete di cuore al vostro fratello, anche il Padre mio celeste farà così con ciascuno di voi! Date e vi sarà dato!
Signore Gesù, insegnaci l’arte del perdono e dell’amore, così sia!
Sr. M. Consolata
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