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12 novembre 2020 - giovedì della XXXII settimana del T.O.

Memoria della passione di san Giosafat (Giovanni) Kuncewicz, vescovo di Polotzk e martire, che spinse con costante zelo il suo gregge all’unità cattolica, coltivò con amorevole devozione il rito bizantino-slavo e, a Vitebsk in Bielorussia, a quel tempo sotto la giurisdizione polacca, crudelmente assalito in un tumulto dalla folla a lui avversa, morì per l’unità della Chiesa e per la verità cattolica.


Sentendosi mosso da ispirazione divina a ristabilire dappertutto la santa unità, comprese che molto avrebbe giovato a ciò il ritenere nell’unione con la Chiesa cattolica il rito orientale slavo e l’istituto monastico basiliano.

E parimenti, avendo anzitutto a cuore l’unione dei suoi concittadini con la cattedra di Pietro, cercava da ogni parte argomenti efficaci a promuoverla e a consolidarla, principalmente studiando quei libri liturgici che gli Orientali, e i dissidenti stessi, sono soliti usare secondo le prescrizioni dei santi padri.

Dall’enciclica «Ecclesiam Dei» di Pio XI, papa


Lc 17, 20-25 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: "Eccolo qui", oppure: "Eccolo là". Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».

Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: "Eccolo là", oppure: "Eccolo qui"; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».

Parola del Signore.

...come la folgore, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno...

Quando verrà il regno di Dio?. Egli rispose loro: “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!”.

Immaginiamo una scena, con due sfaccettature.

È sera. Abbiamo davanti a noi un mare, bello e cristallino, come non abbiamo mai visto nella nostra vita, il suo colore è splendido e si riflette alla luce della luna lasciando quasi una scia, un via, dove scorgiamo una persona. Di corsa, andiamo incontro a questa persona che grida aiuto, sta affondando. Ci tuffiamo nel mare, senza pensarci troppo. Ma la nostra mano è troppo corta, non riusciamo ad afferrare la sua. In più, rischiamo di affogare anche noi, se andiamo troppo avanti, magari per la stanchezza e per il buio della notte, non riusciamo a tornare indietro.

È giorno. Vediamo davanti a noi un mare che ci rapisce il cuore, talmente trasparente da vedere “la vita interiore che la abita”, di un colore come l’arcobaleno dopo la tempesta. La nostra persona ha tanta voglia di tuffarsi nell’acqua, fare un bagno e lasciarsi reggere dalle sue onde. Una voce amica ci dice : “Se ti fidi del mare ti porta, anche solo per la forza della gravità, se hai paura, affondi”. C’è un particolare: la spiaggia che ci porta al mare è piena di serpenti. Ci invade la paura e blocca LA NOSTRA INFINITA VOGLIA DI TUFFARCI NEL MARE E FARE UN BAGNO. Si avvicina a noi una persona. Questa persona ha il volto conosciuto di un amico/ un’amica e dietro di lui/lei, in trasparenza, c’è il volto di Gesù. Poi il volto dell’amico/dell’amica passa, in trasparenza, dietro il volto di Gesù, che ora è in prima piano. Gesù prende due serpenti in mano, e c’è li fa toccare: sono piccoli e innocui, non come li vedevamo noi, grandi e spaventosi.

Strano, i serpenti c’erano anche di notte, ma la persona della scena non li ha visti, ha visto solo la persona bisognosa di aiuto. Si è fatta avanti, dicendosi: “io la salvo”, ma non ci è riuscita, ha dovuto far conto con la sua finitezza. Di giorno, invece i serpenti li ha visti, ma questa volta ha dovuto far conto con la sua debolezza.

Questa persona potrebbe essere ognuno di noi, che grida aiuto, perché sente di affondare, oppure perché ha veramente bisogno di un “bagno nel mare che ristori dalla stanchezza delle preoccupazioni, dubbi, paure, incertezze…”.

Il vescovo Derio ha detto in un suo discorso: “Non è importante ciò che ci capita, ma come affrontiamo ciò che ci capita”. I serpenti, di giorno o di notte, che li vediamo oppure no, ci sono . Ma c’è sempre la mano di un amico, e anche se non ci fosse più nessuno a tenderci la mano, ricordiamoci che il primo e più grande amico, è Gesù. Lui per primo, prende in mano i serpenti, e poi ce li fa toccare. Con questo suo gesto, è come se ci dicesse: “Guarda, questi serpenti tu li vedi grandi, brutti, velenosi, numerosi, ma in realtà se li prendi in mano, ti rendi conto che sono piccoli e senza forza”. “Bisogna essere scaltri e prudenti come i serpenti”, non incoscienti, realisti consapevoli del pericolo, ma in questo caso, esserlo vuol dire proprio, prenderli in mano, uno alla volta, “ridimensionare il nostro vissuto interiore”. Fiorella Mannoia, nella sua ultima canzone dedicata proprio alla pandemia, diceva : “Non sono io che salvo il mondo (e io aggiungo: neppure me stesso), ma mi rendo conto, che è il mondo a salvare me”. La realtà è diversa da come la percepiamo noi interiormente. Il pericolo c’è, declinato nelle sue varie forme di paura, tristezza, angoscia, preoccupazione… e nessuno lo nega. La debolezza c’è, la fragilità c’è, ci è costituzionale; ma il mare, il regno di Dio, è davanti a noi: lo vediamo, lo percepiamo nella fede, nella speranza. Gesù si è incarnato ed ha assunto tutto di noi, eccetto il peccato, e ci tende la mano: ieri, oggi e sempre! Ci dà fiducia!

Accogliamo questa mano per il bene della nostra persona, per la salute del nostro mondo interiore, che è il regno di Dio in noi, che dobbiamo costruire con Lui e con i fratelli, i primi sono quelli che ci vivono accanto. Incominciamo con il coltivare la speranza. Se noi miglioriamo, tutto il mondo ne beneficerà, perché il bene si propaga.

Possiamo chiederci: che cosa può rappresentare per me la speranza, in questo momento della mia vita?

Il neo-presidente Joe Biden, nel suo primo discorso come presidente, ha paragonato la speranza all’aquila, citando il passo di Dt. 32,11: ” Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali”.

sr M. Benedetta

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