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11 maggio 2021 - martedì della VI settimana di Pasqua

Gv 16, 5-11 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: "Dove vai?". Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.

Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.

E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato». Parola del Signore.

...la tristezza ha riempito il vostro cuore.

Lo Spirito Santo, questo sconosciuto. Forse sto citando uno slogan largamente praticato, ma bisogna ammettere che è proprio così, almeno per una bella fetta di credenti, me compresa. Infatti, spesso ci ritroviamo a ridurre di numero le Persone della Santissima Trinità, che da tre diventano una e mezza, quando va bene. Come cristiani, adoriamo Dio in Gesù Cristo, il Figlio. Dio Padre rimane un po’ etereo sullo sfondo, perché, se di Gesù Cristo possiamo figurarci il volto, del Padre fatichiamo a tracciare i contorni… e, personalmente, penso che la barba bianca non gli si addica affatto. Veniamo ora al Consolatore, secondo le parole di Gesù nel brano di Vangelo del giorno: Dio Spirito Santo. Lo Spirito Santo è Dio tanto quanto il Padre e il Figlio, la sostanza è la stessa. Per questo motivo confessiamo che Dio è uno ma è tre persone.

Date le premesse, mi chiedo: credo in Dio Spirito Santo? Invoco il suo aiuto, il suo sostegno durante la giornata? Perché, come i discepoli nelle ultime ore della vita terrena del Signore, sono triste al pensiero di non poter vedere, toccare, abbracciare Gesù in carne ed ossa, dal momento che Egli stesso dichiara esplicitamente: “Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò”. (Gv 16, 7)? Non mi accorgo ancora che dallo Spirito Santo, ricevuto nel Battesimo, con la conferma della Cresima, procedono i doni di Dio per vivere la vita secondo Cristo, ovvero la scienza, la sapienza, l’intelletto, il consiglio, la fortezza, la pietà (amore), il (filiale) timore di Dio? E pensare che questa abbondanza la ricerchiamo nelle pozzanghere piuttosto che alla sorgente viva dello Spirito Santo. Per esempio: vivo una situazione difficile e mi sento solo, non so come arrabattarmi. Mi documento sfogliando libri su libri, riviste su riviste, navigando in internet etc. etc. Benissimo. Certi mezzi (non tutti) offerti dal mondo sono pur sempre un aiuto. Ma… nella mia presunta autosufficienza, mi sono ricordato del Consolatore? Imploro da Lui la scienza per conoscere la verità di questa situazione alla luce della Parola di Dio, la sapienza che conferisce un senso, un sapore nuovo al dolore, l’intelletto per poter discernere in che cosa sto sbagliando, per distinguere la volontà di Dio dalla mia o dall’altrui volontà, e riconoscere chi potrebbe veramente aiutarmi, il consiglio per lasciarmi guidare per mano da persone sagge, la fortezza per resistere quando il buio sembra sopraffare la luce, l’amore per saper comprendere e perdonare me stesso e i fratelli e le sorelle, il timore di Dio per lasciare al Signore il posto che gli compete nella mia vita, cioè l’essere Padre e centro d’irradiazione di Misericordia?

Scrive San Cirillo d’Alessandria nel Commento sul Vangelo di Giovanni a proposito della Parola che abbiamo ascoltato due domeniche fa: “Il Signore dice di se stesso di essere la vite, volendo mostrare la necessità che noi siamo radicati nel suo amore, e il vantaggio che a noi proviene dall’essere uniti a lui. Coloro che gli sono uniti, ed in certo qual modo incorporati e innestati, li paragona ai tralci. Questi sono resi partecipi della sua stessa natura, mediante la comunicazione dello Spirito Santo. Infatti lo Spirito Santo di Cristo ci unisce a lui”.

Quindi, lo Spirito Santo è la linfa di Cristo- vite in cui siamo innestati come tralci, come ricorda anche p. Marko Rupnik in una sua recente catechesi. Immaginiamoci un albero senza linfa. Immaginiamoci un corpo senza sangue. C’è forse vita? Eppure quante volte ci immaginiamo la Chiesa, Corpo di Cristo, senza Spirito Santo. Lo Spirito Santo è la chiave della Trinità. Non è più importante del Padre e del Figlio, ma non lo è neanche meno. Quando Dio Padre creava il cielo e la terra, anche il Figlio creava con Lui e pure lo Spirito Santo. Erano e sono uno perché agiscono da sempre e per sempre in un’unità indissolubile: la stessa a cui siamo chiamati noi tutti come tralci della medesima vite (Cristo), attingendo alla medesima linfa (lo Spirito Santo), curati dal medesimo amorevole agricoltore (il Padre). Ricordiamoci che non c’è due ( e neanche uno) senza tre.

In questo mese di maggio, dedicato alla Beata Vergine Maria, fecondata dallo Spirito Santo per accogliere e donare Cristo al mondo nell’obbedienza gioiosa al Padre, chiediamo a lei con fiducia filiale: aiutaci, Maria, a rigettare la nostra superba autosufficienza perché sia lo Spirito Santo la nostra guida sempre.

Maria Chiara



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