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10 agosto 2024 - sabato della 18a settimana del T.O.

Immagine del redattore: Comunità Monastero AdoratriciComunità Monastero Adoratrici

Festa di san Lorenzo, diacono e martire, che, desideroso, come riferisce san Leone Magno, di condividere la sorte di papa Sisto anche nel martirio, avuto l'odine di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò al tiranno, prendendosene gioco, i poveri, che aveva nutrito e sfamato con dei beni elemosinati. Tre giorni dopo vinse le fiamme per la fede in Cristo e in onore del suo trionfo migrarono in cielo anche gli strumenti del martirio. Il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero del Verano, poi insignito del suo nome.


Anche noi, fratelli, se davvero amiamo, imitiamo. Non potremmo, infatti, dare in cambio un frutto più squisito del nostro amore di quello consistente nell'imitazione del Cristo, che «patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme» (1 Pt 2, 21).

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo






Gv 12, 24-26

Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

 Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.

 Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

 

Parola del Signore.


se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

«… se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).

Il chicco è Gesù che dà la vita, e con Lui lo sono i martiri come San Lorenzo, che festeggiamo oggi. La metafora, però, vale anche per noi poveri peccatori. Cadere, infatti, può significare fallire, sbagliare, persino peccare. Siamo tutti fragili chicchi esposti alla caduta. Ma una volta atterrati, il destino di ognuno è diverso a seconda della reazione personale. C’è chi, cadendo, rimane chiuso nel proprio guscio e non ammette i propri errori. Prima o poi rimarrà solo. C’è chi invece si umilia. Umiliarsi è unirci alla terra (humus, in latino) in cui siamo caduti, ammettere che siamo fango, lasciarci perforare e spaccare dalla radice della conversione. Se un seme non può scegliere quale sarà il suo destino, noi invece siamo liberi di fronte al bivio: solitudine sterile o umiliazione con frutto?


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