Festa di san Lorenzo, diacono e martire, che, desideroso, come riferisce san Leone Magno, di condividere la sorte di papa Sisto anche nel martirio, avuto l’ordine di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò al tiranno, prendendosene gioco, i poveri,
che aveva nutrito e sfamato con dei beni elemosinati. Tre giorni dopo vinse le fiamme per la fede in Cristo e in onore del suo trionfo migrarono in cielo anche gli strumenti del martirio. Il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero del Verano, poi insignito del suo
nome.
San Lorenzo era diacono della chiesa di Roma. Ivi era ministro del sangue di Cristo e là, per il nome di Cristo, versò il suo sangue. Il beato apostolo Giovanni espose chiaramente il mistero della Cena del Signore, dicendo: «Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3, 16). Lorenzo, fratelli, ha compreso tutto questo. L’ha compreso e messo in pratica. E davvero contraccambiò
quanto aveva ricevuto in tale mensa. Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte.
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo
Gv 12, 24-26 Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
Parola del Signore.
Il Vangelo di oggi è stato scelto per parlarci di san Lorenzo, diacono e martire della Chiesa di Roma.
Certamente è facile collegare il sacrificio di quest’uomo al chicco di grano che marcisce per portare frutto. Più difficile può essere comprendere come vivere noi queste poche righe di Vangelo.
Perché Gesù ci dice di odiare la nostra vita?
Le note della Bibbia si affrettano a precisare che in ebraico odiare equivale alla forma “amare meno” che non esiste in questa lingua.
Ma non siamo fatti per la vita? e Gesù stesso non ha detto “Io sono la VITA?” (Gv 14,6)... perché non dobbiamo amarla?
Possiamo trovare una strada riflettendo sulle parole “la propria vita” in “questo mondo”: quando la vita diventa solo “mia”, le altre persone non sono più nulla, io divento una persona mondana (del mondo). Gesù invece dice che i discepoli non sono del mondo (cfr. Gv 17,15-18). Il mondo non ha riconosciuto Gesù (Gv1,10).
La mia vita è fatta per Dio e in Dio ritrova la sua pace. Ogni istante iniziamo a vivere in questa vita che è già vita eterna se la spendiamo per Dio e per i fratelli. Quindi, la buona notizia è che la vita eterna è già iniziata ed è nell’istante presente che la possiamo spendere nel dono, nel servizio, nell’amore. Così si comprende anche “chi odia la propria vita... la conserverà per la vita eterna”.
Seguiamo il nostro Mastro, Gesù, che tutto ha ricevuto dal Padre e tutto ha donato.
Ti rendiamo grazie Padre perché, come dice la scrittura, sei il “Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose”. (Sap 11,26-12,1)
Buona giornata
Sr M.Chiara
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