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  • 26 aprile 2024 - venerdì della IV settimana del Tempo di Pasqua

    Gv 14, 1-6 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». Parola del Signore. Nessuno può vivere nella gioia se non si sa atteso da qualcuno e Gesù, con la sua risurrezione,  ci ha messo nella situazione di sentirci attesi da Lui e dal Padre: con la sua risurrezione ci ha aperto la porta dell'eternità, quel "posto" di cui parla il Vangelo di oggi che Egli è andato a prepararci. Nella nostra vita spesso siamo turbati perché  a questo "posto" pensiamo poco, il turbamento ci attanaglia l'anima perché non intravediamo una via di uscita, un luogo di riposo per le tenebre, le sofferenze e le fatiche che ci opprimono. Questo luogo c'è e non è una nostra costruzione mentale o una nostra invenzione: è il dono di Gesù Cristo che venendo in questo mondo si è fatto nostra via. Dobbiamo percorrere Cristo, fare aderire i nostri passi, i passi dei nostri pensieri e sentimenti ai suoi pensieri e sentimenti. Senza questa compenetrazione  fatta di conversione, fiducia, meditazione, la nostra vita interiore si nutre di surrogati. Egli è la Verità: 2 + 2 è una cosa vera, ma c'è qualcosa di più vero di cui si può nutrire la nostra vita, non ci basta una sicurezza matematica o scientifica. La nostra vita ha bisogno dell'esperienza dell'amore: amare ed essere amati. In Gesù "la verità si è manifestata come bontà e l'amore vissuto ha manifestato la bellezza, la sua gloria", dice un pensatore russo. Egli è la Vita e vuole diventare la nostra vita come dice Paolo: "non sono più io che vivo ma Cristo vive in me". Veniamo trasformati, inseriti in Lui e il nostro spazio di vita diventa infinitamente più aperto, le nostre capacità umane sono potenziate dalla libertà interiore che ci viene dalla fiducia in Lui. Tutti sappiamo che fidarci di qualcuno ci fa del bene, ma  a volte la nostra vita quotidiana risulta ristretta in spazi modesti, che non sono solo quelli delle attività ripetitive o di una "clausura", ma del pensare solo a noi stessi, ai nostri interessi, senza coltivare un respiro e uno sguardo più ampio. Nel profondo del cuore la fiducia in Lui che è Risorto e ci ama, ci dà nuovo spazio, respiro, significato e gioia da portare agli altri. sr Maria Daniela

  • 25 aprile 2024 - giovedì della IV settimana del Tempo di Pasqua

    Festa di san Marco, Evangelista, che a Gerusalemme dapprima accompagnò san Paolo nel suo apostolato, poi seguì i passi di san Pietro, che lo chiamò figlio; si tramanda che a Roma abbia raccolto nel Vangelo da lui scritto le catechesi dell’Apostolo e che abbia fondato la Chiesa di Alessandria. Avendo ricevuto, come dissi, tale messaggio e tale fede, la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un’unica casa, benché ovunque disseminata. Dal trattato «Contro le eresie» di sant’Ireneo, vescovo Mc 16, 15-20 Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore. Gesù invia i suoi in missione: quella di annunciare con la nostra la buona notizia di Lui risorto, vincitore delle tenebre del peccato e della morte. Andiamo allora in missione: non si tratta certo per tutti di partire con le valigie, questa è chiamata per qualcuno che ha ricevuto dal Signore questa particolare chiamata. Ma tutti noi, in forza del Battesimo che abbiamo ricevuto, siamo mandati a testimoniare la vita nuova, la vita dello Spirito, che riempie il nostro cuore di letizia e ci dona la speranza della vita eterna. Come sempre ci ricorda Papa Francesco, facciamo in modo che sia la nostra vita a parlare: non dobbiamo usare le parole per annunciare il Vangelo, ma vivere da figli. E' l'augurio più bello e più grande che possiamo farci in questa festa! Sr Anna Maria

  • 24 aprile 2024 - mercoledì della IV settimana del Tempo di Pasqua

    Gv 12, 44-50 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me». Parola del Signore. Anche qui troviamo presente il dreamma dell'incredulità nei confronti di Gesù. I Giudei gli fanno molte obiezioni. Alcuni di loro credono, ma di nascosto, per non essere malvisti dai capi dei farisei e dai sadducei. Eppure, dice Gesù, Lui dice solo quello che il Padre gli ha detto di dire. Tutto questo avviene nel contesto della salita a Gerusalemme. alcuni Greci vogliono vedere Gesù. Egli attira, è una persona che sentono aperta a tutti. Ma Gesù ha in mente la sua prossima Passione: se il chicco di grano... Gesù, aiutaci a crederti sempre, quando le cose vanno bene e quando non vanno bene. Sii sempre Tu la nostra luce. sr M. Angela

  • 23 aprile 2024 - martedì della IV settimana del Tempo di Pasqua

    Gv 10, 22-30 Dal Vangelo secondo Giovanni Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore. Siamo in inverno, verso la fine di dicembre, e ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione (Gv 10,22). Alla festa era presente anche Gesù. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente (Gv 10,24). Quindi lo condussero davanti al loro sinedrio e gli dissero: Se tu sei il Cristo, dillo a noi (Lc 22,67). Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: Non sei tu il Cristo? (Lc 22,39). Sottinteso: e allora perché non lo dici e non lo dimostri, magari scendendo dalla croce e salvando te e noi? Se tu sei il Cristo…. è un interrogativo che attraversa i secoli e scuote ancora oggi tutti noi, specie di fronte a certi avvenimenti: Se tu sei il Cristo, perché….? E Gesù ci risponde: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Sono proprio io (Lc 24,38). Perciò, non temete! Io conosco, infatti, le mie pecore e le mie pecore conoscono me, e nessuno le strapperà dalla mia mano. Anzi vi dirò di più: Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre (Gv 10,29-30). No, nessuno mi rapirà dalla Sua mano. Perché il Padre è più grande. Più grande dei miei sbagli, più grande dei miei limiti, più grande della mia malattia, più grande della mia solitudine, più grande…. Come un Pastore buono, ci dice, ci assicura che siamo nella sua mano e non andremo mai perduti, mai rapiti, mai. San Paolo, in un suo scritto, dirà: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né presente né avvenire, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8,34.38-39). sr Marialuisa

  • 22 aprile 2024 - lunedì della IV settimana del Tempo di Pasqua

    Gv 10, 1-10 (B-C) Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse: "In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". Parola del Signore. Oggi ricorre la giornata mondiale della Terra: è proposto il tema della plastica. La frase chiave “Planet vs Plastic” ci pone davanti al fatto che viviamo immersi nella plastica. « Laudato si’, mi’ Signore », cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: « Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ». (Laudato Si 1) Possiamo pensare oggi alla nostra terra non solo come “madre” e “sorella” ma anche come la “cerva che anela ai corsi d’acqua” di cui parla il Salmo. Una cerva assetata che stiamo facendo morire perché prosciughiamo i corsi d’acqua in tanti modi: con l’inquinamento, col disboscamento, con i rifiuti tossici … Siamo immersi nella plastica e la nostra “cerva” va in cerca di luoghi in cui dissetarsi per non morire: …«fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra» (LS 2). È la pecorella ferita di cui il Pastore si prende cura. Tra pochi giorni celebreremo la festa del Cottolengo. Come sue figlie la cura di questo “povero” ci interpella e non possiamo non ascoltarne il grido di aiuto. Gesù il pastore bello che percorre boschi, foreste … città … sia anche il Custode bello da cui impariamo a prenderci cura di ogni essere vivente sulla terra! «Così come succede quando ci innamoriamo di una persona, ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutto il creato… La sua reazione era molto più che un apprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché per lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste.» (LS 11) Francesco è immagine del Bel Pastore Gesù che conosce le pecore per nome perché le ama. Amiamo noi il nostro pianeta? Lo conosciamo per nome? Come ce ne prendiamo cura? Da questa risposta semplice dipende la nostra conversione ecologica e integrale. Gesù non ci insegna ad approfittare del creato; passando attraverso di Lui, che è la porta, troviamo pascolo e sorgenti a cui la “cerva”- terra si può finalmente abbeverare. Sr M. Patrizia

  • 21 aprile 2024 - 4a Domenica del tempo di Pasqua

    Gv 10, 11-18 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. Questa è la domenica del buon Pastore e il migliore sei Tu, Signore! «Conosco le mie pecore…».  Signore, Tu ci conosci poiché noi ti apparteniamo, siamo tue creature. Tu ci hai voluto, hai voluto la nostra vita e sempre ci doni e ci ridoni vita in abbondanza. «…e le mie pecore conoscono me». È vero anche noi ti conosciamo, Signore, mi pare che cominciamo a conoscerti quando scopriamo che senza di Te non possiamo fare nulla. Chi fra noi non si è ritrovato ad essere la pecorella smarrita? Quante volte, non è vero? Ma quella pecorella smarrita – beato lui, beata lei – ha conosciuto il tuo abbraccio, quello che si dà a chi più ne ha bisogno, perché possa sentire l’amore senza misura che ti rimette in piedi, a cui non siamo abituati. Poi, Signore, ci hai preso in braccio, felice per averci ritrovato e ci hai messo sulle tue spalle, caricandoti del peso del nostro peccato e con un sorriso hai detto: “Andiamo!”. È questa tua felicità che ci confonde, ma ne avevamo proprio bisogno per ritrovare coraggio, lasciandoci alle spalle, alle nostre spalle, gli sbagli fatti e ripartire. Ripartiamo sentendoci piccoli piccoli, guardando ciò che ci circonda dall’alto, infatti ci porti sulle tue spalle. Noi siamo rinati a vita nuova per questo tuo Amore senza misura: per noi hai dato la tua vita! Ma ho una domanda che reclama una risposta, nel dire «le mie pecore» a chi pensavi? A quelli dentro il recinto, che ogni tanto si perdono per strada o intendevi riferirti anche a quelli fuori del recinto? A me viene da rispondere con le parole che Papa Francesco ha detto ai giovani riuniti insieme a Lisbona per la GMG 2023: “Tutti, tutti, tutti!”.  È buona questa risposta, è quella che mi daresti anche Tu? Lo dico perché, continuando a parlare ai tuoi discepoli, hai anche aggiunto: «E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare», come dicessi: ‘anche queste sono mie’ e prosegui: «Ascolteranno la mia voce», come fossi sicuro che anche la loro vita darà in pienezza i frutti sperati. Signore, Tu credi in noi! La nostra gratitudine è grande. Signore, volevo dire anche questo che anche noi, nonostante la nostra piccolezza, nell’esperienza della tua misericordia infinita cominciamo a capire e a desiderare di sentire, dentro di noi, gli stessi tuoi sentimenti appassionati gli uni verso gli altri e a vedere le cose con altri occhi, non più i nostri, e questo ci spalanca davanti orizzonti infiniti. Buon cammino! Sr. Chiara

  • 20 aprile 2024 - sabato della 3a settimana del Tempo di Pasqua

    Gv 6, 60-69 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. Senza di Te, niente è stato fatto di tutto ciò che esiste e noi troviamo duro il Tuo linguaggio? Tu la Vita e la Luce degli uomini e noi non Ti accogliamo... Non "udiamo" perchè siamo sordi, non "ascoltiamo perchè abbiamo il cuore duro". Ti fai visibile e non Ti vediamo; Ti fai nostra carne e Ti disprezziamo; Ti fai nostro fratello e Ti ignoriamo. Tutto ciò che è nel mondo e nell'uomo era già presente nel Verbo della Vita, ma chi non crede in Lui "si esclude dalla Sua Presenza" e si rifugia nelle tenebre e nell'ombra di morte: "La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta". Gesù dunque conosce in sè i pensieri degli uomini perchè Egli ha assunto nella Sua carne e nel Suo sangue il bene e il male dell'uomo per annientare questo in sè e per far vivere l'altro in sè. "Nessuno nutre gli invitati con la propria carne; questo lo fa solo il Signore. Egli è Colui che invita, Egli è il cibo e bevanda" (S. Agostino). "Il nostro corpo ha bisogno di cibo. Per la nostra anima abbiamo bisogno del Signore e della grazia dello Spirito Santo, senza la quale l'anima è morta" (Silvano del Monte Athos). (...) Spero che ogni giorno v'inebriate d'amore nell'Eucaristia, e quando c'è questo inebriamento non si sente più freddo" (S. G.B. Cottolengo). sr M. di Gesù Bambino

  • 19 aprile 2024 - venerdì della 3a settimana del Tempo di Pasqua

    Gv 6, 52-59 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Gesù ha sottolineato vigorosamente il valore del nutrimento. Infatti dice Papa Francesco "Nutrirci di quel pane di vita significa entrare in sintonia con il cuore di Cristo, assimilare le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Significa entrare in un dinamismo di amore e diventare persone di pace, persone di perdono, di riconciliazione, di condivisione solidale. Le stesse cose che Gesù ha fatto". Proprio la sua umanità dona all'uomo (di ogni tempo) ciò di cui tutto è segno! Dio stesso come dono di sè. Per questo prendiamo ogni bricciola di pane ogni realtà, per piccola che sia come segno d'amore del Padre, rendiamo grazie a lui e condividiamo con i fratelli facendo circolare in tutto e per tutti la vita del Figlio. L'eucaristia è davvero salvezza nostra e del mondo intero. Ciò che non è oggetto di eucaristia è morto e infetto di morte. Proprio con la comunione al corpo e al sangue di Cristo è seminato in noi il germe della risurrezione che porterà il suo frutto più maturo nell'ultimo giorno. sr M. Margherita

  • 18 aprile 2024 - giovedì della 3a settimana del Tempo di Pasqua

    Gv 6, 44-51 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. Anche oggi gustiamo tutto il fascino del Vangelo di Giovanni, in cui ogni parola nasconde profondità infinite. Sì parla del Padre, della vita eterna, ma anche del cibo, del pane nutrimento necessario per raggiungere questa stessa vita. Siamo nel tempo pasquale e celebriamo la vittoria della vita sulla morte. La vita materiale per mantenersi ha bisogno del cibo, ne facciamo tutti esperienza tutti i giorni ed anche gli israeliti nel deserto hanno sperimentato la mancanza di cibo e la paura della morte prima di essere nutriti con la manna. Tuttavia il cibo materiale, anche se proviene dal cielo come la manna, non da la vita eterna. Mangiamo tutti i giorni come mangiarono gli israeliti, ma non siamo liberati dalla prospettiva della morte. Il pane celeste di cui parla oggi Gesù è diverso, Gesù dice di sé stesso: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno". La vita eterna è la vita nuova dei risorti ed è la nostra partecipazione alla Resurrezione di Gesù. Lui è il capo e noi siamo membra del Suo Corpo, destinati alla vita senza fine. Gesù, ti ringraziamo perché nell' Eucaristia ci doni un anticipo di vita eterna , attiraci sempre a questa mensa di salvezza. Sr Maria Bruna

  • 17 aprile 2024 - mercoledì della 3a settimana del Tempo di Pasqua

    Gv 6, 22-29 Dal Vangelo secondo Giovanni Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, vide che c'era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. Essere cacciati fuori (o, purtroppo, anche cacciare fuori) è un’esperienza che ci riguarda tutti. Si comincia da piccoli, quando si distingue fra gli amici e i bambini che, invece, non rientrano nella cerchia, con i quali non si gioca. In passato capitava (forse oggi no) che gli alunni ribelli fossero messi all’angolo o cacciati fuori dall’aula. Sentendo l’espressione cacciare  fuori potrebbero venirci in mente altre varie espressioni di ingiustizia (mobbing, licenziamenti immotivati, discriminazione razziale…). Questo è pensare in grande. In realtà, basta ancor meno per fare sentire una persona cacciata fuori, e quindi non amata. Basta non rivolgerle la parola, per esempio. C’è Uno, però, che anche quando lo ignoriamo o lo rifiutiamo, non ci caccerà mai. Ce l’ha promesso. Ci lascerà liberi di andarcene, di togliergli la parola, di attaccarlo, persino. Si è lasciato inchiodare su una Croce. Ma ci ha promesso che Lui, invece, non ci caccerà fuori. Sr. Maria Chiara Amata

  • 16 aprile 2024 - martedì della 3a settimana del Tempo di Pasqua

    A Nevers sempre in Francia, santa Maria Bernarda Soubirous, vergine, che, nata nella cittadina di Lourdes da famiglia poverissima, ancora fanciulla sperimentò la presenza della beata Maria Vergine Immacolata e, in seguito, preso l’abito religioso, condusse una vita di umiltà e nascondimento. Gv 6, 30-35 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore. Lode a Te o Cristo. Forse anche noi vogliamo da Gesù dei segni eccezionali per credere? Lo mettiamo alla prova chiedendo guarigioni o aiuti per situazioni difficili da superare? Chiediamo di essere aiutati per dare la nostra fiducia al nostro Salvatore? Possiamo imparare da Santa Bernadette che oggi festeggiamo il giusto atteggiamento: apertura alla grazia di Dio, ma sempre con tanta umiltà e fiducia. Chiediamo al Signore di aprire i nostri cuori e poter vedere ciò che già compie nella storia e nella nostra vita e per poter assecondare la sua opera. La Carità di Cristo ci spinga e allarghi i nostri cuori, regni nella nostra comunità e in tutto il mondo. Questo è il segno eccezionale che aiuterà anche i nostri fratelli e sorelle a credere. Buona giornata. sr M. Chiara

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