Mt 10, 16-23
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un'altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d'Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo».
Parola del Signore.
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» Mt 10,16
Gesù si prende cura di coloro che sceglie e per parlare ai suoi discepoli si serve di immagini molto semplici e, al tempo stesso, pregnanti. Egli – che l’evangelista Giovanni ci presenta come il buon Pastore che raduna le pecore, chiamandole per nome – in questo brano di Matteo, si rivolge direttamente alle sue pecore per inviarle, ricordando le difficoltà che dovranno affrontare «in mezzo ai lupi». Credere in Gesù, seguirlo, non ci mette al riparo dalle contrarietà quotidiane, né dalla complessità della vita, piuttosto ci aiuta a vivere in maniera diversa, con lo stile del credente, secondo l’invito di Gesù: «…prudenti come i serpenti e semplici come le colombe».
Nel 1961Giovanni XXIII annotava ne Il giornale dell’anima:
«Trattare tutti con rispetto, con prudenza e con semplicità evangelica… La semplicità non ha nulla che contraddica alla prudenza, né viceversa. La semplicità è amore, la prudenza è pensiero. L’amore prega, l’intelligenza vigila. L’amore è come la colomba che geme, l’intelligenza operativa è come il serpente che non cade mai in terra, né urta, perché va tastando col suo capo tutte le ineguaglianze del suo cammino» (Giovanni XXIII, Il giornale dell’anima e altri scritti di pietà, San Paolo, p 574-575).
Il discepolo cammina fidandosi e affidandosi a chi lo ha chiamato, sapendo che il Signore cammina con lui. «Quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Cor 12,10), scriveva Paolo alla comunità di Corinto, consapevole della forza che Dio gli donava in ogni momento, in ogni situazione. «Il fratello farà morire il fratello». Penso ai tanti missionari che coraggiosamente affrontano ogni pericolo e arrivano fino al dono della vita per amore del popolo a cui sono stati inviati.
Mi sorge un interrogativo: quando verrà il giorno in cui «Il lupo dimorerà insieme con l’agnello» (Is 11,6)? C’è qualcosa che ci è chiesto e che noi possiamo fare perché si realizzi questo sogno descritto nella Bibbia?
Sr. Chiara
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