San Bruno, sacerdote, che, originario di Colonia in Lotaringia, nel territorio dell’odierna Germania, dopo avere insegnato la teologia in Francia, desideroso di condurre vita solitaria, fondò con pochi discepoli nella deserta valle di Chartroux un Ordine,
in cui la solitudine eremitica si combinasse con una minima forma di vita comunitaria. Chiamato a Roma dal papa beato Urbano II, perché lo aiutasse nelle necessità della Chiesa, riuscì tuttavia a trascorrere gli ultimi anni della sua vita in un eremo vicino al monastero di La Torre in Calabria.
Ma voi, o miei carissimi fratelli, gioite per la vostra sorte beata e per la grande abbondanza della grazia di Dio su di voi. Gioite perché siete restati incolumi
tra i pericoli d’ogni genere e i naufragi di questo mondo in tempesta. Gioite perché avete raggiunto la sicura quiete nell’oasi più protetta ...
Dalla «Lettera ai suoi figli Certosini» di san Bruno
Lc 10, 38-42
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore.
Un apoftegma, attribuito ad Abba Silvano, padre del deserto dice così:
“Un fratello si recò dal padre Silvano sul monte Sinai, e vedendo i fratelli al lavoro, disse all’anziano: “Non lavorate per un cibo che perisce. Maria ha scelto la parte buona”. “Zaccaria- disse l’anziano al suo discepolo- dà al fratello un libro e mettilo in una cella senza niente”. Quando giunse l’ora Nona, egli stava attento alla porta se lo mandassero a chiamare per il pranzo. Ma poiché nessuno venne a prenderlo alzatosi andò dall’anziano e gli disse: “Padre, non mangiano i fratelli oggi?”. “Sì- gli disse l’anziano”. Chiede: “Perché non mi avete chiamato?”. “Perché sei un uomo spirituale- dice l’anziano e non hai bisogno di questo cibo. Ma noi che siamo carnali dobbiamo mangiare e perciò lavoriamo. Tu invece hai scelto la parte buona, leggi tutto il giorno e non vuoi mangiare cibo materiale”. A queste parole, egli si prostrò a terra e disse: “Perdonami, Padre”. L’anziano gli dice: “Anche Maria ha assolutamente bisogno di Marta: per merito di Marta anche Maria è lodata”.
Proprio come termina questo apoftegma, anche noi possiamo dire: anche Maria ha assolutamente bisogno di Marta e Marta ha assolutamente bisogno di Maria. In ogni stato di vita in cui ci troviamo, siamo tutti chiamati alla contemplazione insieme all’azione, per fare del nostro cuore, sotto l’azione dello Spirito, un cuore unificato.
”Contemplazione”, letteralmente, vuol dire: osservazione ammirata e prolungata; “azione”: atto concreto con cui l’uomo agisce, trasforma la realtà. I nostri atti concreti con cui ci manifestiamo, ci dicono se sono preceduti dalla contemplazione della Parola di Dio e della vita, oppure no.
Gesù rimprovera il modo con cui Marta agisce : ”con affanno e agitazione”. Lui vuole plasmare in noi un cuore unificato. Che cosa vuol dire “un cuore unificato?”
Come dice Abba Silvano, non possiamo vivere solo di contemplazione, neanche noi monaci, perché non siamo angeli, siamo fatti di carne, abbiamo bisogno di lavorare per mangiare e per avere la nostra dignità, però dobbiamo e possiamo avere sempre il cuore proteso verso Dio attraverso la preghiera e stare alla sua presenza in ogni nostra azione ruminando nel cuore la Sua Parola, che è lampada per la nostra azione.
Sr. M. Benedetta
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