Memoria dei santi Paolo Miki e compagni, martiri, a Nagasaki in Giappone. Con l'aggravarsi della persecuzione contro i cristiani, otto tra sacerdoti e religiosi della Compagnia di Gesù dell'Ordine dei Frati Minori, missionari europei o nati in Giappone, e diciassette laici, arrestati, subirono gravi ingiurie e furono condannati a morte. Tutti insieme, anche i ragazzi, furono messi in croce in quanto cristiani, lieti che fosse stato loro concesso di morire allo stesso modo di Cristo.
Dalla «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni» scritta da un autore contemporaneo.
Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi affido alle tue mani» (Sal 30, 6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre nostro e l'Ave Maria.
Mc 7, 1-13
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?".
Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
"Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini".
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini".
E diceva loro: "Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: "Onora tuo padre e tua madre", e: "Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte". Voi invece dite: "Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio", non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".
Parola del Signore.
A chi ha famiglia con più figli o a chi capita di lavorare nelle scuole sarà successo, a volte, di sentirsi interpellare da qualche bambino in merito al comportamento fuori dalle righe di un altro coetaneo. Si tratta di domande che si potrebbero riassumere così: Perché lui/lei non segue le regole che ci dici di seguire (sottinteso: e che io invece devo seguire e che seguo alla perfezione)?
Si comincia da bambini a giudicare: chi segue le regole e chi non le segue e, di conseguenza, chi è buono e chi è cattivo. Ciò che nascondiamo a noi stessi è che tale inclinazione non si perde automaticamente con la crescita. Si acuisce, piuttosto, spesso si maschera.
Noi cristiani non siamo esenti dal pericolo di giudicare e condannare chi vediamo fuori dalle righe. Il problema, però, non è esterno a noi, ma interno: non abbiamo ancora riconosciuto ed estirpato dal cuore la radice del giudizio. Senza rendercene conto, poi, come ricorda Gesù ai farisei e agli scribi nel Vangelo di oggi, ci affanniamo tanto a rispettare (e a far rispettare) le leggi e le tradizioni degli uomini, ma ci dimentichiamo della Legge di Dio, che è la Misericordia, è l’Amore, è togliere prima la trave dal nostro occhio (curare le nostre malattie spirituali) che la pagliuzza dall’occhio del prossimo (cfr. Lc 6,41-42). Forse è proprio perché non digeriamo la nostra trave e non accogliamo la nostra miseria spirituale che ci concentriamo sugli altri, proiettando su di loro il nostro male.
Questo non significa che le regole non abbiano una loro importanza e che gli altri siano tutti santi. Ma il nostro problema non sono gli altri: è la nostra conversione personale. Se le regole possono essere un valido aiuto per lasciarci aiutare dal Signore a estirpare le radici del giudizio in noi e per vivere la Misericordia, ben vengano. Se diventano strumenti di accusa verso gli altri, allora sono vuote.
Maria, Madre nostra, spesso siamo tentati all’atteggiamento infantile del giudizio. Tu che hai lo sguardo puro su tutti, perché hai occhi di Misericordia, aiuta noi, tuoi poveri figli, a pensare alla nostra conversione personale e a guardare la miseria nostra e altrui con la tenerezza di Dio Padre. Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi! (San Giuseppe Benedetto Cottolengo).
Sr. Maria Chiara Amata
コメント