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6 febbraio 2023 - lunedì della V settimana del T.O.

Immagine del redattore: Comunità Monastero AdoratriciComunità Monastero Adoratrici

Memoria dei santi Paolo Miki e compagni, martiri, a Nagasaki in Giappone. Con l’aggravarsi della persecuzione contro i cristiani, otto tra sacerdoti e religiosi della Compagnia di Gesù e dell’Ordine dei Frati Minori, missionari europei o nati in

Giappone, e diciassette laici, arrestati, subirono gravi ingiurie e furono condannati a morte. Tutti insieme, anche i ragazzi, furono messi in croce in quanto cristiani,

lieti che fosse stato loro concesso di morire allo stesso modo di Cristo.


Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il vangelo e di ringraziare

Dio per un beneficio così prezioso.

Dalla «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni» scritta da un autore contemporaneo



Mc 6, 53-56 Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.

Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.

E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.


Parola del Signore.


... il lembo del suo mantello ...

E là dove giungeva… quanti lo toccavano venivano salvati.


Dove giunge Gesù, giunge la salvezza. Gesù – colui che salva – ci salva, guarisce le nostre ferite, rinnova la nostra vita, ci dona uno sguardo nuovo e i nostri orizzonti cambiano, si ampliano. Allora possiamo dire con il cieco nato:“Prima ero cieco, ora ci vedo”. Noi, però, a differenza del cieco nato, prima non sapevamo di essere ciechi; è la presenza di Gesù che segna un prima e un dopo, perché il suo amore misericordioso che è luce – luce vera che illumina ogni uomo – ci illumina fino a farci scoprire, sempre e di nuovo, la nostra vocazione profonda: siamo figli amati, chiamati dall’Amore ad amare. Per Lui siamo salvati, da Lui riceviamo vita nuova, in Lui diveniamo nuove creature che finalmente vedono e sono rese capaci di amare. Il cuore di colui che viene illuminato dall’amore del Signore Gesù “vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente” scriveva Benedetto XVI in Deus Caritas est (31b).

“Salvati dall’amore, cantiamo un canto nuovo”: è l’esperienza di chi incontra Gesù. Anche la nostra, grazie a Dio!

Sr. Chiara




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