Memoria dei santi Paolo Miki e compagni, martiri, a Nagasaki in Giappone. Con l’aggravarsi della persecuzione contro i cristiani, otto tra sacerdoti e religiosi della Compagnia di Gesù e dell’Ordine dei Frati Minori, missionari europei o nati in Giappone, e diciassette laici, arrestati, subirono gravi ingiurie e furono condannati a morte. Tutti insieme, anche i ragazzi, furono messi in croce in quanto cristiani, lieti che fosse stato loro concesso di morire allo stesso modo di Cristo.
Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi affido alle tue mani» (Sal 30, 6)... Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso.
Dalla «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni» scritta da un autore contemporaneo
Mc 6, 7-13 Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore.
Nel Vangelo di oggi, Gesù invia i suoi discepoli in missione.
Interessante è notare che l'evangelista Marco ci racconta il come li ha mandati e non tanto "che cosa ha detto loro di dire" o la tecnica da usare per convincere la gente.
Gesù dice ai discepoli di non portare niente con sè, se non la presenza di un fratello o una sorella.
E' infatti questo che colpiva dei primi cristiani.
"La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un'anima sola... fra loro tutto era in comune... godevano il favore di tutto il popolo" (At 4,32 cfr. At 4,46).
Così dovrebbe essere anche per noi. La Chiesa è la comunità che ci accoglie, ci aiuta a crescere e ci manda in missione... ma sempre insieme. Nella Chiesa non ci sono battitori liberi, anche gli eremiti pregano e vivono in comunione con il Vescovo e tutta la Chiesa.
Nella comunità dei fratelli ci possono essere dei problemi, ma stare in essa ci assicura di restare sulla strada giusta... camminiamo allora insieme.
Buona giornata
sr M.Chiara
Grazie a te! E' bello essere vicine per mezzo della Parola. Deo gratias!
grazie sorelle per le belle meditazioni. ogni giorno leggo e contemplo! un abbraccio