5 maggio 2020 - martedì della IV settimana di Pasqua
Aggiornamento: 22 mag 2020
Gv 10, 22-30
Dal Vangelo secondo Giovanni
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore.

Il Vangelo di oggi ci porta a Gerusalemme durante la festa della Dedicazione (Gv 10,22) detta anche “festa delle luci”, perché venivano accese delle fiaccole – simbolo della Legge – che si ponevano all’ingresso delle case. E proprio in questa occasione i Giudei pongono a Gesù, vera Luce del mondo, quella domanda insidiosa: Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente (Gv 10,24). La stessa domanda che Gli verrà fatta durante il processo davanti al sinedrio (cfr. Lc 22,67).
E, in fondo, quella domanda “se tu sei il Cristo” è solo un pretesto per poter accusare e condannare questo “Profeta” scomodo, segno di contraddizione che illumina e svela i pensieri di molti cuori, ma anche e soprattutto buon Pastore che conosce e ama il suo gregge: Le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza (Ger 31,20).
Vedendo le folle, Gesù ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore (Mt 9,36).
E sono proprio queste pecore, questi piccoli, questi ultimi, questi scartati, che ascoltano la Sua voce e Lo seguono (cfr. Gv 10,27).
Nessuno li rapirà dalla mia mano, né dalla mano del Padre (cfr. Gv 10,28-29), dice Gesù, perché ecco li ho disegnati sulle palme delle mie mani (Is 49,16a).
Chi ci separerà, allora, dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Io sono persuaso che né morte né vita, né presente né futuro, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8,35.38-39).
Siate tranquilli, diceva san Giuseppe Benedetto Cottolengo, e non abbiate paura; noi tutti siamo figli d'un buon Padre e di una buona Madre, che più pensano a noi, di quanto noi stessi pensiamo a loro (cfr. FP 57).
Sr. Marialuisa