Gv 3, 16-18
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio».
Parola di Dio
Un Dio che rivela se stesso e il suo amore per noi
Il nostro Dio è il Dio che si rivela. La sua rivelazione è un accadere, un'irruzione, un'autocomunicazione di Sè stesso nella storia degli uomini. Mentre le religioni sono un movimento di desiderio che parte dall'uomo, la nostra fede cristiana conosce Dio come Colui che cerca e desidera l'uomo. Egli si è rivelato come Essere che ha un Volto, un cuore, delle intenzioni e l'uomo non può pregiudicarne il Volto, saperne da se stesso il nome. Nella prima lettura ascoltiamo come “Dio si fermò là presso Mosè" proclamando di essere "misericordioso e pietoso": il popolo ha tradito l'alleanza con il Dio che l'ha tratto dall'Egitto, ma ora lo stesso Dio rivela il suo Nome e la grandezza del suo amore nella misericordia e nel perdono. Così la rivelazione biblica parla di Dio come di Colui che non è impassibile, ma è capace di relazioni e di tenerezza.
Nel Vangelo Giovanni ci apre al compimento della rivelazione di Dio: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede il lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna". A questa affermazione è sotteso lo sguardo alla croce: lì Dio ha dato suo Figlio. Un Padre della Chiesa, Origene, diceva che “Dio, il Padre, ha sofferto ancora prima della croce di suo Figlio, le nostre sofferenze. Prima ha sofferto, poi è disceso. Qual è la passione che ha sentito per noi? La passione dell'amore”.
Anche nella nostra vita l'amore è un'appassionata ricerca per arrivare all'amore che si dona e non cerca di possedere. La luce per superare gli ostacoli che incontriamo ci viene dalla fede in Dio che ha voluto fare sua la nostra sofferenza e il nostro rifiuto nei suoi confronti nella croce di suo Figlio, pur di renderci suoi figli e creature capaci di amare secondo il suo cuore, a immagine di Lui. Per noi è difficile pensare in modo teorico un unico Dio che esiste come comunione di Persone unite nell'amore; tuttavia sperimentiamo che, nell'amore autentico, identità personale e comunione crescono insieme. La grazia di Dio accolta, ci porta a vivere le nostre relazioni alimentando la circolazione dell'amore tra noi per amarci in Lui, anche quando l'amore richieda di rinunciare a noi stessi per fare posto all'altro. Ha scritto una mistica contemporanea: "Per amare un altro fratello devo farmi costantemente tanto povero di spirito da non possedere se non amore. E l'amore è vuoto di sé. Gesù è il modello perfetto di un povero di spirito: (sulla croce) è così povero che non ha nemmeno Dio, per così dire. Non lo sente".
Lasciamoci avvolgere dal mistero di Dio che è comunione di Persone, per superare la ricerca dell'amore come “fusione” che cancella ogni limite, come emozione passeggera.
Nella nostra vita di famiglia, di comunità invochiamo la forza di vivere da cristiani “nella grazia del Signore Gesù, nell'amore del Padre e nella comunione dello Spirito Santo”.
Sr Maria Daniela
pubblicato sulla Gazzetta d'Asti
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