Memoria di san Giovanni Maria Vianney, sacerdote, che per oltre quarant’anni guidò in modo mirabile la parrocchia a lui affidata nel villaggio di Ars vicino a Belley in Francia, con l’assidua predicazione, la preghiera e una vita di penitenza. Ogni giorno nella catechesi che impartiva a bambini e adulti, nella riconciliazione che amministrava ai penitenti e nelle opere pervase di quell’ardente carità, che egli attingeva dalla santa Eucaristia come da una fonte, avanzò a tal punto da diffondere in ogni dove il suo consiglio e avvicinare saggiamente tanti a Dio.
Fate bene attenzione, miei figliuoli: il tesoro del cristiano non è sulla terra, ma in cielo. Il nostro pensiero perciò deve volgersi dov'è il nostro tesoro. Questo è il bel compito dell'uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, ecco, questa è la felicità dell'uomo sulla terra.
La preghiera nient'altro è che l'unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da una certa saovità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima, Dio e l'anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare.
Dal «Catechismo» di san Giovanni Maria Vianney, sacerdote
Mt 15, 21-28
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, - disse la donna - eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.
Parola del Signore.
La scena evangelica è ambientata nella zona di Tiro e di Sidone.
Una donna cananea, gridando, supplica Gesù finchè guarisca sua figlia molto tormentata da un demonio.
In un primo momento, Gesù non le rivolge alcuna parola: sembra ignorarla, in realtà vuole istruire i discepoli e quindi anche noi sulla potenza che la fede ha nel muovere alla tenerezza e all'azione il cuore di Dio, di Gesù.
I discepoli le impongono di esaudirla. Gesù risponde che non è stato mandato che alel pecore perdute di Israele.
La donna insiste prostrata davanti a lui: "Signore, aiutami!" (Mt 15,25).
La risposta di Gesù, apparentemente di sprezzo verso i pagani: "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini", provoca il grande e umile atto di fede della donna: "E' vero Signore..., eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni".
Qui si nota non solo la profonda e umile fede di questa madre, ma anche un amore verso la figlia tanto grande da condurla a definire superiore alla sua, la stirpe di Israele.
Gesù conferma tutto ciò, replicando: "Donna, davvero grande è la tua fede". Di qui la potenza di una guarigione immediata della figlia.
Signore Gesù donaci di pregarti fermamente, in ogni nostra necessità, credendo che ci esaudirai oltre ogni nostra aspettativa. Amen.
sr M. Liliana
Comments