Memoria di sant’Ignazio di Loyola, sacerdote, che, nato nella Guascogna in Spagna, visse alla corte del re e nell’esercito, finché, gravemente ferito, si convertì a Dio; compiuti gli studi teologici a Parigi, unì a sé i primi compagni, che poi costituì nella Compagnia
di Gesù a Roma, dove svolse un fruttuoso ministero, dedicandosi alla stesura di opere e alla formazione dei discepoli, a maggior gloria di Dio.
Infatti, mentre leggeva la vita di Cristo nostro Signore e dei santi, pensava dentro di sé e così si interrogava: «E se facessi anch’io quello che ha fatto
san Francesco; e se imitassi l’esempio di san Domenico?».
Dagli «Atti» raccolti da Ludovico Consalvo dalla bocca di sant’Ignazio
Mt 14,1-12
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
Parola del Signore.

Il Vangelo di oggi ci propone di meditare la morte del Battista, di colui che ha fatto di tutta la propria vita una testimonianza resa a Cristo. Lo stile della sua testimonianza mi sembra racchiuso nella sua più grande parola: "bisogna che egli cresca e io diminuisca". Giovanni dice questa parola rispondendo ai propri discepoli che guardano con preoccupazione alle folle che lo abbandonano per seguire Gesù, il nuovo Rabbì (Gv3, 30). I suoi discepoli si preoccupano, mentre Giovanni si definisce con gioia "amico dello Sposo", di Colui che veramente possiede la Sposa mentre egli solo la prepara. Al momento del battesimo di Gesù l'evangelista Matteo riporta queste parole di Giovanni: "io devo essere battezzato da te e tu vieni da me?" (Mt 3,14) e nella sua predicazione annuncia l'arrivo del Messia come di Colui "di cui non è degno di portare i sandali" (Mt 3,11). Giovanni precede il Cristo, ma riconosce di essere servo di fronte al suo Signore, di essere lampada di fronte alla luce vera. La sua testimonianza è pervasa da quella verità che è umiltà, riconoscimento del proprio posto nel piano di Dio.
Il cammino del Battista è quello di tutti gli autentici testimoni che sanno assimilarsi per amicizia a Gesù e partecipare alla sua missione con animo umile, sapendo di dover essere sempre formati da Lui come suoi discepoli e trovando sollievo nell'abbassarsi davanti a Lui. Così non si lasciano travolgere dall'ansia o dallo scoraggiamento di fronte alle prove e agli insuccessi che incontrano, ma hanno la forza di seguire il vero Maestro Gesù, anche nella morte per Lui. Il Battista avendo vissuto nel deserto è considerato un protettore da quanti cercano la preghiera contemplativa, quella preghiera che è sinonimo di carità. "San Giovanni della Croce sosteneva che un piccolo atto di puro amore è più utile alla Chiesa di tutte le altre opere messe insieme. Ciò che nasce dalla preghiera e non dalla presunzione del nostro io, ciò che viene purificato dall’umiltà, anche se è un atto di amore appartato e silenzioso, è il più grande miracolo che un cristiano possa realizzare. (Catechesi di Papa Francesco, 5 maggio 2021). Concludo questa riflessione pregando con le parole di S. Pietro nella sua lettera: "Concedimi Signore di essere tra gli umili a cui tu fai grazia e di gettare in te ogni mia preoccupazione perché Tu hai cura di me e di tutti i miei fratelli e sorelle".
sr Maria Daniela
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