A Chieri presso Torino, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, sacerdote, che, confidando nel solo aiuto della divina Provvidenza, aprì una casa in cui si adoperò nell’accoglienza di poveri, infermi ed emarginati di ogni genere.
Nella sola Divina Provvidenza confidar deve l’uomo, sicuro che questa nel governo universale del mondo non manca, né mancherà mai; in questa si deve sperare, su di questa come su di sodo e immobile fondamento si deve poggiare, a questa pienamente affidarsi, e su di essa gettare ogni pensiero, desiderio e speranza, giusta l’importante avviso che ce ne dà il profeta: Getta nel Signore il tuo affanno (Sal 54,23).
Dai discorsi di san Giuseppe Benedetto Cottolengo
Dal Vangelo
secondo Matteo - 25, 31-40
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Parola del Signore.

Nel Vangelo di oggi Gesù, dopo aver paragonato se stesso al giudice Bello, ci invita a rimanere nel suo amore, perchè la sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena.
Ci chiediamo: qual'è questo amore in cui Gesù ci dice di rimanere per avere la sua gioia?
E' l'amore che ha origine nel Padre. Possiamo farci la domanda, come si fa a rimanere in questo amore?
Se osserverete i miei comandamenti, che vi amiate come Io ho amato voi. Amare come ama Gesù significa mettersi al servizio, al servizio dei fratelli. Il nostro Santo Cottolengo lo ha incarnato pienamente.
Come Gesù si è messo al servizio dei fratelli. E come Gesù è uscito da se stesso, distaccandosi dalle sue sicurezze umane, per aprirsi agli altri, specialmente di chi ha più bisogno.
Significa mettersi a disposizione, con ciò che siamo e che abbiamo. Questo vuol dire amare non a parole con i fatti.
sr M. Barbara
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