Memoria di san Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa: dopo aver intrapreso la vita monastica, svolse l'incarico di legato apostolico a Costantinopoli; eletto poi in questo giorno alla Sede Romana, sistemò le questioni terrene e come servo dei servi si prese cura di quelle sacre. Si mostrò vero pastore nel governare la Chiesa, nel soccorrere in ogni modo i bisognosi, nel favorire la vita monastica e nel consolidare e propagare ovunque la fede, scrivendo a tal fine celebri libri di morale e di pastorale. Morì il 12 marzo.
Certo, quando mi trovavo in monastero ero in grado di trattenere la lingua dalla parole inutili, e di tenere occupata la mente in uno stato quasi continuo di profonda orazione. Ma da quando ho sottoposto le spalle al peso dell'ufficio pastorale, l'animo non può più raccogliersi con assiduità in se stesso, perché é diviso tra molte faccende. Sono costretto a trattare ora le questioni delle chiese, ora dei monasteri, spesso a esaminare la vita e le azioni dei singoli; ora ad interessarmi di faccende private dei cittadini; ora a gemere sotto le spade irrompenti dei barbari e a temere i lupi che insidiano il gregge affidatomi.
Dalle "Omelie su Ezechiele" di san Gregorio Magno, papa
Lc 5, 33-39
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: "Il vecchio è gradevole!"».
Parola del Signore.
Il Vangelo di oggi costituisce un invito ad aprirci alla novità di Gesù, alla sua immensa grandezza divino-umana. Rispondendo ai farisei Gesù parla di sé e proclama l'assoluta novità che egli porta nel mondo. Egli si presenta come lo Sposo: in Gesù Dio ha assunto la nostra umanità, ha inaugurato il tempo delle nozze tra sè e l'umanità. La prima lettura tratta dalla lettera ai Colossesi, ci fa riflettere sul grande mistero che Dio ha compiuto nella storia e sulla grande grazia che ci ha concesso: Cristo venuto tra noi, è l'immagine del Dio invisibile, tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui, nel Sangue della sua croce tutto è stato riconciliato con Dio. Colui che san Paolo descrive è lo stesso Gesù che camminava per le vie della Galilea, lo stesso Gesù nella cui vita siamo stati inseriti mediante quella trasformazione che è stata il nostro battesimo: lì abbiamo indossato un abito nuovo, segno di una nuova nascita, di una rigenerazione della nostra anima che ha ricevuto la capacità di vivere con atteggiamenti nuovi: con la speranza che vede il Regno di Dio che si compie nella storia, nonostante tante sofferenze, con la carità che accoglie, perdona, è paziente, con la fiducia nella bontà del Padre che non abbandona i suoi figli. Nel battesimo siamo rinati in Cristo e abbiamo cominciato a gustare un "vino nuovo", a ricevere interiormente la capacità di gioire per le "cose di Dio". Tuttavia sappiamo che non è possibile vivere in comunione con Dio senza saper rinunciare a quello che non gli è gradito, senza digiunare per non diventare "spiritualmente obesi", appesantiti dalle cose che soddisfano il nostro egoismo, senza aver cura del nostro abito nuziale ricevuto nel battesimo, in modo che non subisca degli strappi o che si sporchi. Il beato Paleari, sacerdote cottolenghino, scriveva a questo proposito: "Qualche macchietta tutti i giorni la troviamo sulla nostra veste nuziale. Ebbene con l'acqua di qualche tribolazione la laviamo e la conserviamo sempre bella, come nuova. Anzi possiamo farle qualche ricamo da renderla bella e ricca". Questo cammino è bello e possibile a tutti, attraverso i piccoli atti di accettazione delle nostre situazioni di vita, dei dispiaceri della vita quotidiana, dei contrattempi, delle difficoltà di convivenza. Qualcuno ha detto: "soffrire è inevitabile, ma disperarsi è un optional!"
sr Maria Daniela
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