Memoria dei santi Carlo Lwanga e dodici compagni martiri, che, di età compresa tra i
quattordici e i trent’anni, appartenenti alla regia corte dei giovani nobili o alla guardia del corpo del re Mwanga, neofiti o fervidi seguaci della fede cattolica, essendosi rifiutati di accondiscendere alle turpi richieste del re, sul colle di Namugongo in Uganda
furono alcuni trafitti con la spada, altri arsi vivi nel fuoco.
Chi poteva prevedere che alle grandi figure storiche dei Santi Martiri e Confessori Africani, quali Cipriano, Felicita e Perpetua e il sommo Agostino, avremmo un giorno associati i cari nomi di Carlo Lwanga, e di Mattia Mulumba Kalemba, con i loro
venti compagni?
Dall’«Omelia per la canonizzazione dei martiri dell’Uganda» di Paolo VI, papa
Mc 12, 18-27
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: "Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe"? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
Parola del Signore.
In questo brano del Vangelo dell’evangelista Marco i sadducei pongono un quesito a Gesù. A volte le domande sono un modo per complicare le cose e non una ricerca sincera, e talvolta anche sofferta, della verità. I sadducei, infatti, non credono nella risurrezione dei morti e sperano di mettere in difficoltà Gesù su questo tema controverso. Gesù dà una risposta chiara che conclude con queste parole: “[Dio] non è Dio dei morti, ma dei viventi!” che nella versione dell’evangelista Luca presentano una ulteriore precisazione: “…perché tutti vivono per lui” (Lc 20,38). La vita, che è dono di Dio, non può avere termine perché Egli fa partecipe l’uomo e la donna della sua stessa vita. Sulla terra la vita ha una conclusione, ma l’ultima parola non è della morte, perché le creature sono fatte per la vita eterna, anche i nostri corpi risorgeranno. La nostra speranza affonda le sue radici in Cristo risorto dai morti: Egli ha vinto la morte per sempre.
Oggi – 3 giugno – la Chiesa celebra la memoria dei martiri ugandesi. Essi erano tutti laici e dignitari di corte, cattolici e anglicani, che caddero vittime della persecuzione del re. Carlo Lwanga aveva solo vent’anni. Quest’anno la loro memoria capita dopo la solennità di Pentecoste come a sottolineare che è lo Spirito ricevuto in dono che ci rende testimoni del Signore Risorto, il coraggio della testimonianza è un dono dello Spirito. “Il testimone – dice Papa Francesco – attesta ciò che l’opera di Cristo e del suo Spirito hanno compiuto realmente nella sua vita.” (Francesco, Senza di Lui non possiamo far nulla, Libreria Editrice Vaticana, p 36). L’Amore, la forza dell’amore spinge l’uomo al dono della sua vita. Dalla vita donata per amore nasce nuova vita: il martirio diventa seme di nuovi cristiani, come ci suggerisce l’Oremus di questa memoria.
Oggi ricordiamo anche la morte, avvenuta 57 anni fa, di San Giovanni XXIII, grande testimone del secolo scorso.
Sia benedetto Dio che in Cristo ci ha donato una vita nuova.
Sia benedetto Dio nei suoi testimoni.
Sr. Chiara
コメント