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3 dicembre 2019 - martedì 1° settimana di Avvento

Aggiornamento: 1 mar 2020

Memoria di San Francesco Saverio, sacerdote

Nacque in Spagna nel 1506; mentre a Parigi seguiva gli studi letterari, si fece compagno di sant’Ignazio. A Roma nel 1537 fu ordinato sacerdote ed attese ad opere di carità. Nel 1541 partì per l’Oriente, evangelizzò indefessamente per dieci anni l’India e il Giappone e convertì molti alla fede. Morì nel 1552 nell’isola cinese di Sanción o San-cián.


Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d’Europa, specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: Ahimé, quale gran numero di anime,

per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato all’inferno!

Dalle «Lettere» a sant’Ignazio di san Francesco Saverio, sacerdote




Dal Vangelo secondo Luca

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Parola del Signore.

... e le hai rivelate ai piccoli.
















“Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”(Lc 10, 21b). In riferimento a tale passo evangelico, Sant’Ambrogio spiega che per piccolo si intende “colui che non è capace di esaltarsi, né sa far valere, con la sonorità delle parole, le risorse della sua sapienza, come fa la maggior parte dei filosofi”. In questo senso, la predilezione di Dio fatto Uomo per i piccoli si manifesta chiaramente non solo nell’amore che Egli nutre per l’infanzia, puro specchio di acqua limpida in cui trova ristoro alle pene inflittegli da molti adulti, ma anche nella scelta dei pastori come primi testimoni di un Mistero che nessuna mente umana può comprendere, quale la nascita dell’Eterno nel tempo e nello spazio, e nell’elezione di alcuni pescatori poco istruiti fra i suoi apostoli. L’essere piccolo, tuttavia, non riguarda solamente chi non vanta titoli di studio o un certo prestigio, ma è la vocazione di tutti gli uomini, chiamati ad essere Figli di Dio per mezzo di Gesù Cristo. “Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo»”(Mt 2, 1 - 2). Dei Magi, uomini potenti e sapientissimi, eccellenti scrutatori del cielo, si scomodano ed intraprendono un viaggio lungo e pericoloso, lasciando la propria patria. Perché? Per umiliarsi di fronte a un bambino? O piuttosto perché si sono resi conto che la loro scienza non sazia la sete della loro anima, in cerca del Volto di Dio? La loro umiltà permette loro di riconoscerLo nella Sua umiltà. Il piccolo pone tante domande, è vero. Vuol capire, conoscere, indagare… Ma, in fin dei conti, si fida della mamma, come i Magi si sono fidati della stella. “Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli[»]” (Mt 18, 2 - 3). Signore Gesù, ti prego di donarci la vera fede, quella fiducia in Te che germoglia dalla stessa umiltà della Vergine Maria, affinché, posando il capo sul Tuo Cuore, in ogni circostanza della vita, possiamo cantare: “Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno:

come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,

come un bimbo svezzato è in me l’anima mia”.

(Sal 130, 1 - 2).

Maria Chiara

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